Servizi
mercoledì 9 Aprile, 2025
Poste: Vezzano si accorpa con Trento, Caldonazzo con Pergine. E i corrieri lavoreranno 39 ore anziché 36. I sindacati: «È il modello Amazon»
di Redazione
Al centro del confronto la nuova riorganizzazione e gli effetti sul territorio provinciale

Nuovi disagi in vista per le cittadine e i cittadini che hanno bisogni dei servizi di Poste, ma anche per i dipendenti della spa in Trentino. È a questa conclusione che sono arrivati Jacopo Spezia e Concetta Inga, rispettivamente di Slc Cgil e Uilposte, al termine dell’incontro di ieri a tavoli separati, per la rotture delle Relazioni Sindacali a livello centrale, con i referenti delle relazioni industriali per la macro-area del nordest. Al centro del confronto la nuova riorganizzazione e gli effetti sul territorio provinciale.
In particolare il nuovo modello organizzativo, finito anche al centro di un accordo sindacale che Cgil e Uil non hanno sottoscritto a livello nazionale, prevede l’accorpamento di due uffici, Vezzano con Trento e Caldonazzo con Pergine. In buona sostanza i postini dovranno partire dal capoluogo o da Pergine per la distribuzione della corrispondenza. Le zone più estese verranno coperte con lo stesso personale se non con meno a causa dei pensionamenti. Il risultato è di facile previsione: ulteriori ritardi nella consegna e minore qualità del servizio.
Parallelamente verranno tagliate 42 zone di consegna tra business e portalettere su tutto il territorio provinciale con relativo ampliamento delle zone.
A fronte di ciò, aggiungono i sindacati «Poste continua la sua politica di rafforzamento della rete commerciale con la creazione della nuova rete corriere: 69 nuovi assunti che lavoreranno per 39 ore settimanali, invece che 36, e i cui turni saranno definiti da un algoritmo». «Assistiamo al debutto in Poste del modello Amazon e piattaforme varie – fanno notare i due sindacalisti -. Questo nuovo personale per la prima volta lavorerà anche di domenica e festivi. E’ un modello di disumanizzazione del lavoro che noi contrastiamo. Non siamo contrari all’innovazione tecnologica se questa migliora le condizioni di lavoro e di servizio. In questo caso, però, l’unico scopo è la massimizzazione della resa e un peggioramento delle condizioni di lavoro sia sul piano retributivo che su quello normativo».