italia
giovedì 27 Aprile, 2023
di Sara Alouani
Nessuna corruzione internazionale perché i russi identificati non erano «pubblici ufficiali» e partecipavano «in qualità di rappresentanti di altri soggetti» e nessun finanziamento illecito alla Lega perché l’affare non è mai andato in porto. Si chiude così la vicenda dei fondi russi al partito di Matteo Salvini: 65 milioni di euro che sarebbero dovuti entrare nella casse del Carroccio dalla compravendita a sconto di una maxi partita di petrolio da vendere all’Eni, con l’interposizione di una banca per finanziare la campagna elettorale alle europee 2019. Archiviate le posizioni dell’ex presidente dell’associazione Lombardia-Russia ed ex portavoce e membro dello staff di Salvini, Gianluca Savoini, l’ex bancario Francesco Vannucci e l’avvocato Gianluca Meranda. È la decisione della gip di Milano, Stefania Donadeo, che ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale e dei pm Giovanni Polizzi e Cecilia Vassena che avevano avviato le indagini sull’incontro del 18 ottobre 2018 nel celebre hotel di Mosca dopo la pubblicazione di due articoli sull’Espresso, del ‘Libro nero della Lega’ a firma dei giornalisti Giovanni Tizian e Stefano Vergine e di un articolo sul magazine Usa Buzzfeednews. Ci sono state le trattative – durate almeno 5 mesi – per la compravendita di 6 milioni di tonnellate metriche di petrolio da far acquistare alla finanziaria Euro IB a un prezzo inferiore a quello di mercato, con l’obiettivo di rivenderle maggiorate a Eni Trading and Shipping (ETS, società inglese di Eni) e, con la differenza, accantonare il fondo con cui finanziare la Lega e remunerare i russi coinvolti nell’operazione, ma, scrive la gip, «non hanno avuto sviluppi» anche a causa della «divulgazione a mezzo stampa» delle notizie, scrive la giudice nel decreto di 18 pagine. «Inequivocabilmente l’obiettivo finale» delle negoziazioni era «di finanziare illecitamente il partito della Lega, grazie ai rapporti che Savoini aveva saputo tessere con influenti personaggi del mondo politico, economico e culturale russo» ma le «indagini svolte non consentono di formulare una ragionevole ipotesi di condanna». Dell’affare «non si sono perfezionate neppure le prime fasi», non si mai conclusa «la fase di destinazione di una certa percentuale alla Lega ma neanche l’operazione principale di compravendita di prodotti petroliferi» per via del «rifiuto da parte di Rosneft (società petrolifera di Stato russa) dovuto all’eccessivo sconto richiesto dal potenziale acquirente». Festeggiano i vertici di via Bellerio. «Adesso aspettiamo le scuse di tanti, e prepariamo le querele per molti», scrive Salvini su Twitter. «Ero assolutamente certo che si sarebbe arrivati lì. Se aveste scritto un po’ meno si sarebbe concluso anche prima» , la risposta del presidente leghista della Lombardia, Attilio Fontana, proprio ai giornalisti.