Al voto
sabato 25 Febbraio, 2023
di Alessio Manica
Domenica il Partito Democratico organizza le primarie aperte agli elettori per la scelta del nuovo gruppo dirigente. Un momento che rimane ancora un unicum di partecipazione democratica nel panorama politico italiano. È uno strumento che invita alla partecipazione proprio quando si registra la grande disaffezione alla politica, come certificato dal voto delle regionali di dieci giorni fa, ma nel quale trovo nuovamente due segni di speranza che credo vadano sostenuti e supportati, con l’ostinazione di chi vuole credere che in questa fase storica serva un surplus di impegno politico da parte di ognuno e non il suo rifiuto.
Il primo segno di fiducia è la candidatura di Elly Schlein, la sua candidatura ha saputo rimettere in moto speranze ed entusiasmo. Lo ha fatto con una mozione che mette al centro la transizione ecologica, le diseguaglianze ed il lavoro, non avendo paura di parlare di redistribuzione del reddito; lo ha fatto con un linguaggio diretto e chiaro. E i risultati si vedono: si è rimesso in moto un popolo che non si vedeva da tempo, si sono riavvicinate al PD persone che si erano allontanate, giovani attratti dal suo messaggio diretto, militanti stanchi di un certo parlarsi addosso. Un investimento vero, un capitale per il PD che passato il congresso dovrà cominciare a costruire un’opposizione nuova e un’alternativa vera al governo della destra. Deve farlo muovendo da posizioni nette e per molti versi radicali rispetto al modello dell’attuale governo, sfidando la destra nei suoi campi ma con paradigmi nuovi che si fondino sull’inclusione, sulla dignità, sull’equità, sulla priorità di alcuni diritti come quello alla salute.
Ha ragione Federico Zappini quando su questo quotidiano declina il tema della necessità di sicurezza in una logica comunitaria alternativa alla visione della destra. Nelle parole di Schlein si rivede questa urgenza di proporre ai cittadini un modello che ricollochi la sinistra nel nostro tempo, e a me questo pare tutt’altro che una chiusura su posizioni minoritarie del partito, ma anzi la voglia di ridare slancio alla missione fondante della nostra comunità politica.
L’altro segno di speranza l’ho trovato in Alessandro Dal Ri, candidato segretario del Partito Democratico del Trentino. Una candidatura che ha raccolto un’ampia convergenza di persone a suo sostegno e che si è dimostrata capace di andare oltre le divisioni che a lungo hanno indebolito il partito. La trasversalità della squadra a suo sostegno certifica una maturità interna del partito che si è compattato attorno all’obiettivo di rilanciare il PD e la sua capacità di rappresentanza sociale e che investe ostinatamente in una classe dirigente nuova, che rappresenta i territori urbani come le valli in un’ottica unitaria e non di rivendicazione o contrapposizione. Un gruppo dirigente che nella linea politica interpreta una volontà che va oltre la rivendicazione strumentale e rischiosa dell’orgoglio del PD per interpretare invece con autorevolezza e responsabilità il ruolo di soggetto politico in grado di costruire una coalizione ampia con cui costruire l’alternativa politica alla destra trentina. Mettendo in secondo piano i destini personali, valorizzando Circoli e Amministratori locali, militanti delle città e delle valli, giovani e donne,esperienze e nuove risorse. Solo così potremo costruire una coalizione coesa, solo così potremo essere competitivi alle elezioni provinciali del prossimo ottobre.
la sentenza
di Redazione
I giudici popolari hanno riconosciuto il 31enne colpevole di tutti reati contestati dalle pm: omicidio volontario con tre aggravanti (aver ucciso la convivente, con premeditazione e per aver agito con crudeltà), interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere con l’aggravante di averlo commesso per coprire l’omicidio