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sabato 25 Febbraio, 2023

Primarie PD, Luca Zeni: «Con Bonaccini e Betta per un partito forte e vincente»

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Il consigliere provinciale spiega il suo supporto al governatore dell'Emilia e al sindaco di Arco: «Persone capaci di unire valori ideali e capacità programmatica e progettuale»

Il Partito Democratico è il riferimento per qualsiasi proposta politica alternativa alla destra.
Per questo c’è molta attesa sull’esito del suo congresso, sia nazionale che provinciale, con le primarie aperte a tutti gli elettori di domenica prossima.
La linea che uscirà vincente determinerà il percorso di credibilità e autorevolezza dell’attuale opposizione, ad ogni livello.
Il confronto tra Stefano Bonaccini e Elly Schlein evidenzia modi molto diversi di intendere la società ed il ruolo della politica.
La società, come la vita stessa, è in continuo cambiamento, e per questo i principi che ci guidano devono continuamente confrontarsi con la realtà quotidiana, con i problemi e con i sempre nuovi gli scenari di sviluppo. Pensiamo solo a come la tecnologia informatica sta cambiando ogni aspetto della società e dell’economia: mio figlio maggiore inizierà il prossimo anno le scuole superiori, e sappiamo già che probabilmente studierà per fare un lavoro che oggi non esiste, come ha evidenziato recentemente anche il T in alcuni reportage.
Quando si citano concetti come eguaglianza, lavoro, parità, diritti, che sono patrimonio comune di tutti coloro che si riconoscono nel Partito Democratico, esiste un dovere etico prima che politico di non fermarsi a proclamarli come slogan. La politica ha sempre di più il dovere di basarsi su una programmazione capace di incidere sulla società, nei vari settori. Se ci limitassimo a dire che sulla sanità pubblica occorre investire più risorse, diremmo una banalità, perché si deve avere ben chiaro come sviluppare la rete ospedaliera, con funzioni diverse tra le diverse strutture; come far crescere la sanità territoriale, con servizi capaci di unire professioni diverse; come valorizzare il personale, facendo tornare ad essere attrattivo il nostro territorio. O sul lavoro: promettere oggi il ritorno al posto fisso sarebbe vuota demagogia, perché il lavoro si tutela se c’è sviluppo e sostegno della capacità di impresa, che il lavoro lo crea, e sempre più servirà capacità di formazione continua per adattarsi ai cambiamenti nello svolgere un’attività lavorativa.
Ogni settore necessita di un approccio capace di unire valori ideali e capacità programmatica e progettuale, e Bonaccini, Presidente della Regione Emilia Romagna, una delle regioni più dinamiche del Paese, ha dimostrato di incarnare questo modo di intendere la politica. Soltanto così il PD potrà tornare ad essere considerato credibile dagli elettori; al contrario una linea concentrata soprattutto sulla promozione dei diritti civili, con un PD a prescindere antagonista ideologico di ogni proposta della destra, rischierebbe di marginalizzare il PD e portarlo a svolgere un ruolo minoritario di mera testimonianza: magari appagante per qualcuno, ma di certo inconcludente per l’attuazione di quei diritti di cui si slogheggia.
La strada indicata da Bonaccini è la precondizione per tornare a vincere: «Se diventerò segretario la mia prima ossessione sarà fare un Pd più grande e più forte, perché prima delle alleanze bisogna che il Pd torni a fare il Pd. Un Pd più forte ed espansivo è la precondizione per un nuovo centrosinistra alternativo e vincente, che va ovviamente costruito insieme agli altri, senza preclusioni ma anche senza rincorrere nessuno».
Questa impostazione dovrebbe essere scontata ad ogni livello, compreso quello provinciale. Un partito condivide con le forze politiche alleate un programma e una visione di fondo, ma ha differenze di sensibilità anche marcate, ed è per questo – per rendere più incisiva possibile la sua azione – che nella formazione delle alleanze ognuno cerca di ottenere più spazi possibili, e cerca di far pesare la sua forza elettorale; naturalmente sta poi alla sensibilità della politica comprendere i confini, le condizioni e le prospettive comuni.
La mia personale impressione, ascoltando i due candidati alla segreteria, entrambi consapevoli dell’importanza di una coalizione ampia verso le elezioni provinciali, è che il sindaco di Arco Alessandro Betta, che sarebbe il primo segretario del Pd del Trentino non delle due città di Trento o Rovereto, possa favorire maggiormente partecipazione, dinamismo e crescita del Pd, soprattutto nelle valli.
Rispetto alle forme di avvicinamento alle elezioni, chiunque si riconosca nel Pd sa che i suoi principi fondativi prevedono sempre come via maestra quella della partecipazione e delle primarie aperte. Se qualcuno le definisse «extrema ratio», semplicemente non sarebbe in linea con lo Statuto del partito e con i suoi principi di fondo: le primarie non sono un obbligo ma un’opportunità, da privilegiare salvo che non ci sia un riconoscimento ampio e condiviso su un candidato «naturale».
Nel concreto, credo che non esistano mai ricette dogmatiche su questi percorsi, e che serviranno sia il coraggio dell’innovazione programmatica e della partecipazione ampia, sia la saggezza di comprendere il contesto via via che si svilupperà. Questo congresso ha permesso di ricoinvolgere migliaia di persone, e questo è un patrimonio inestimabile, forse il maggior valore aggiunto del Partito democratico rispetto a tutti gli altri: la partecipazione che riconosce all’elettore il potere di decidere una via.
L’auspicio è che, chiunque vinca, dal giorno dopo sappia condividere le scelte con l’altra parte, per avere un Pd forte, innovativo e partecipato. Perché senza un Pd forte, non esiste coalizione vincente.