italia
lunedì 8 Maggio, 2023
di Sara Alouani
Oggi la seconda udienza del processo milanese a carico di Alessia Pifferi, la 37enne madre della piccola Diana morta di stenti a 18 mesi il 20 luglio 2022 dopo essere stata abbandonata per una settimana dentro la casa di Ponte Lambro, vicino Linate, la scorsa estate. Alla prima udienza, tenutasi lo scorso marzo, il processo era stato rinviato per permettere al nuovo avvocato della donna – in carcere dal 21 luglio e accusata di omicidio volontario pluriaggravato – Alessia Pontenani, di studiare il fascicolo.
La Corte di Assise di Milano, oggi, ha rigettato la richiesta di una perizia psichiatrica su Alessia Pifferi rispetto alla capacità di affrontare un processo. «Dall’unico atto medico prodotto dalla difesa non emerge alcun elemento che possa far dubitare della piena capacità» della donna, ha deciso il giudice Ilio Mannucci Pacini respingendo la richiesta presentata dall’avvocata Ilaria Pontenani, legale della 37enne.
La madre di Alessia Pifferi, Maria Assandri, e la sorella Viviana Pifferi sono state ammesse come parti civili nel processo, assistite dall’avvocato Emanuele De Mitri. Respinta invece questa mattina in aula la richiesta di costituzione da parte dell’associazione Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime dopo il parere negativo espresso sia dal legale delle due parenti, dall’avvocato Ilaria Pontenani che difende Alessia Pifferi e dai pm di Milano Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro. Nel caso della morte della bambina non c’è alcun «danno derivato all’associazione, nemmeno in ipotesi» né «interesse diffuso» da difendere, ha deciso la Corte. «Mi sento dalla parte giusta, -afferma Viviana Pifferi- perché quella morta è mia nipote e non è morta per cause accidentali. Mia sorella mi ha scritto delle lettere dal carcere, ma non le ho mai risposto almeno fino a quando non chiederà scusa».
I pm di Milano Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro depositando verbali, chat e video degli interrogatori nel processo a carico di Alessia Pifferi descrivono la donna come una persona estremamente «lucida» che «ha descritto emozioni e tutto ciò che è accaduto da quando ha scoperto della gravidanza fino alla morte della piccola Diana». Nell’udienza per l’ammissione della lista testimoni e prove – da concludere il prossimo 16 maggio – i pubblici ministeri hanno ribadito che per Alessia Pifferi non c’è «alcun pregresso psichiatrico» e che nessuna relazione di medici e psichiatri «accenna alla possibilità di deficit di carattere mentale» . L’avvocata Ilaria Pontenani che difende la 37enne accusata di omicidio volontario, durante il processo, afferma che la sua assistita «è stata abbandonata da tutti, dai servizi sociali e anche dai famigliari. E in carcere sta subendo violenze verbali dopo quella fisica di settembre». Alessia Pifferi, secondo quanto riportato dalla difesa, starebbe assumendo psicofarmaci in modo continuativo. Una tesi, quella della Pontenani contrastata dalla relazione di una psichiatra di San Vittore in cui si parla di deficit cognitivi. Nell’udienza davanti alla Corte di Assise di Milano è stata respinta la richiesta difensiva di una perizia psichiatrica per valutare la capacità di affrontare un processo, un fatto che però non esclude la possibilità di un’altra perizia al termine dell’istruttoria per accertare la capacità di intendere e di volere della donna al momenti dei fatti.