'ndrangheta
mercoledì 21 Dicembre, 2022
di Benedetta Centin
Solo martedì il tribunale collegiale di Trento ha emesso condanne per mafia per un totale di diciotto anni di reclusione nei confronti dell’imprenditore Domenico Morello e dell’operaio Pietro Denise, due degli imputati del procedimento denominato «Perfido», relativo a presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nel settore del porfido in Trentino. Ieri la corte di cassazione si è invece espressa sui patteggiamenti di ulteriori due finiti nella stessa inchiesta: ora dovranno essere rimotivati dal giudice (diverso da quello che aveva ratificato). Gli ermellini hanno infatti pronunciato sentenza di annullamento con rinvio. Era stata la procura generale ad impugnare i due patteggiamenti di febbraio. Quello cioè a un anno e sei mesi di reclusione (pena sospesa) per Giuseppe Paviglianiti, 61enne calabrese residente a Trento (assistito dall’avvocato Nicola Zilio), presidente dell’associazione Magna Grecia, per il quale era caduta l’accusa di associazione mafiosa ma era invece stata riconosciuta la contestazione (meno grave) di aver fornito sussidio ai componenti dell’organizzazione criminale, senza però farne parte. A finire all’attenzione della Suprema Corte anche il patteggiamento – a due anni di reclusione – di Mustafà Arafat, 45enne macedone, trasferito in carcere per il pestaggio di un operaio cinese che lavorava nelle cave (previsto un risarcimento del danno di 600 euro alle parti civili). Anche per lui il reato di associazione mafiosa era stato derubricato, per la soddisfazione dei suoi avvocati, Luca Pontalti e Giuliano Valer.
Stando a quanto stabilito dagli ermellini dovranno essere formulate delle nuove motivazioni in merito alle pene concordate dalle difese con i pubblici ministeri Licia Scagliarini, Davide Ognibene e Maria Colpani. E dovrà farlo un nuovo giudice. Vi sarebbe infatti un difetto nelle motivazioni depositate. Non è dato sapere se il nodo da sciogliere sia in merito alle pene non ritenute congrue o sui reati riconosciuti, ridimensionati rispetto all’originale capo di imputazione. Bisognerà attendere tre mesi per il deposito delle motivazioni della corte di Cassazione. Il rischio è comunque quello di un nuovo processo per Paviglianiti e Arafat, una volta che i relativi procedimenti, da Roma, finiranno ancora una volta in tribunale a Trento. Potrebbe esserci infatti l’eventualità di un nuovo giudizio e allora le strade potrebbero essere sì quelle di un rito alternativo (patteggiamento o abbreviato) ma anche quella del dibattimento. Per quanto si sia ancora nel mero campo delle ipotesi.
Intanto è in corso il processo per i restanti imputati del procedimento «Perfido» (erano stati 19 gli arresti nel 2020, con Saverio Arfuso già condannato a dieci anni e dieci mesi di reclusione e il carabiniere Fabrizio De Santis assolto). L’istruttoria entrerà nel vivo a febbraio, una volta depositate tutte le numerose intercettazioni in dialetto calabrese.