'Ndrangheta

domenica 5 Febbraio, 2023

Processo Perfido, tutti gli imputati scarcerati

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Dopo oltre 2 anni di prigione accolte le istanze della difesa, che chiedeva pene attenuate

C’è chi andrà a Pavia, a Cuneo, chi rimarrà in Trentino, a Lona Lases, a Civezzano, a Mezzolombardo e il capoluogo. Dopo due anni, gli imputati del processo «Perfido» hanno ottenuto la scarcerazione dopo oltre due anni di prigione. Il che si traduce in obbligo di dimora e di firma, sia per quanti si trovano ora in carcere, sia per quanti sono ai domiciliari. Nessuno di loro sarà più agli arresti. La decisione della corte d’Assise è arrivata a seguito della presentazione dell’istanza da parte degli avvocati difensori. E così gli imputati (con i pesanti capi d’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso e di riduzione in schiavitù) non saranno più in arresto. Per sei di loro le restrizioni maggiori, con sia l’obbligo di dimora che quello di presentazione alla polizia giudiziaria. Andrà così per Innocenzio Macheda, considerato il capo della cosca: dal carcere di Rovigo, dove si trova attualmente recluso, avrà l’obbligo di rimanere a Civezzano. Idem per Antonio Quattrone, in detenzione a Prato, che dovrà rimanere a Pavia. E ancora: Domenico Ambrogio, in carcere a Voghera, potrà tornare a Trento); Giuseppe Battaglia, detenuto a Siracusa avrà l’obbligo di dimora in provincia di Cuneo; Pietro Battaglia, in carcere a Tolmezzo, in Trentino, a Novaledo, così come Giovanni Alambi, in prigione a Bologna, avrà l’obbligo di rimanere all’interno dei confini comunali di Mezzolombardo; Demetrio Costantino (casa circondariale di Voghera), all’interno di quelli di Trento. Ultimo dell’elenco degli imputati con custodia cautelare in carcere, Mario Giuseppe Nania, detenuto a Secondigliano, potrà tornare, sempre con obbligo di dimora e firma, nel capoluogo. Stessa sorte per chi si trova ora ai domiciliari: Giovanna Casagrande (obbligo di dimora a Lona Lases) e Vicenzo Vozzo (Altopiano della Vigolana). Il decreto, firmato dal presidente della corte d’Assise, Carlo Busato, ricorda la lunga detenzione degli imputati in attesa di giudizio, dovuta anche a difficoltà procedurali (come la trascrizione di una «massa enorme» di intercettazioni ambientali e telefoniche, molte delle quali in dialetto calabrese. Allo stesso tempo, viene rilevate «l’assenza di elementi che facciano pensare a una prosecuzione dell’attività criminosa». Di qui la decisione di affievolire, ma non eliminare del tutto le esigenze cautelari. Per la pubblica accusa, il quadro indiziario non cambia: la prossima udienza del processo Perfido è fissata per giovedì: tutti gli imputati sono stati autorizzati a prendervi parte.