il caso

giovedì 4 Maggio, 2023

Prof di Ronchi si suicida con il kit online

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La donna, prima di inalare il nitrito di sodio comprato su internet, dal Canada, ha scritto sui social ai parenti e lasciato un biglietto: «Ho sistemato tutto, sono malata, ho deciso di morire»

Aveva contattato via social i parenti che aveva a L’Aquila, la sua città natale, per far sapere loro che l’avrebbe fatta finita. E quando, il 4 aprile scorso, in seguito alla chiamata dei familiari preoccupati, sono intervenuti i carabinieri nell’abitazione di Ronchi Valsugana, la donna, A.D.L., insegnante in pensione di 63 anni, aveva già messo in atto il suo maledetto piano di morte. Che ci sia riuscita grazie a una sorta di kit del suicidio acquistato online, in Canada, lo si è scoperto solo ora, in seguito alla segnalazione dell’Interpol canadese che ha svolto accertamenti e bloccato i siti di vendita della sostanza-veleno. La Procura di Trento ha già aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio. Un fascicolo, quello sulla scrivania del pubblico ministero di turno Maria Colpani, al momento a carico di ignoti. Vi saranno infatti i dovuti accertamenti per verificare l’ipotesi investigativa che anche dietro la morte della docente sofferente e malata vi sia stato sempre Kenneth Law, ex ingegnere aerospaziale, chef a Toronto. Agli operatori che lo hanno arrestato a fine marzo avrebbe ammesso di aver fornito, attraverso i siti che ha gestito per due anni (ora oscurati), quel kit di morte in più Paesi. Si sarebbe vantato di aver spedito i suoi prodotti in tutto il mondo, anche a «centinaia» di clienti in Gran Bretagna. «Alcuni di loro mi hanno detto che stavo facendo l’opera di Dio» avrebbe dichiarato, precisando che lui forniva la sola sostanza. «Ma si stanno suicidando loro» avrebbe tentato di discolparsi. Una morte, per gli acquirenti, indolore, inalando nitrito di sodio. A casa dell’abruzzese, a Ronchi, è stata rinvenuta una bombola di 2,7 litri con tanto di manometro e tubicino collegato e poco più di una mascherina, quanto necessario per respirare, in un piccolo ambiente blindato alla sola testa, quella sostanza, il nitrito di sodio appunto (insapore e inodore e usato nell’industria alimentare come colorante). Un veleno se assunto in determinate quantità. Un sistema che la docente aveva scelto per chiudere per sempre la porta in faccia alla vita, incapace di sopportare oltre quel malessere-malattia che la opprimeva forse da troppo tempo, senza prospettive di uscirne. Tra quelle quattro mura di casa in cui viveva sola. «Ho pagato le bollette, sistemato tutto. Sono malata, ho deciso di morire» sarebbe, in sintesi, il contenuto del biglietto lasciato dalla donna trovata esanime sul letto. Poche parole eloquenti del suo stato, della sua esasperazione, probabilmente taciuta ai più. Ma anche della determinazione, della freddezza con cui ha stabilito la sua condanna a morte. Tutto acquisito dai carabinieri della compagnia di Borgo Valsugana a seguito del sopralluogo nell’abitazione, il 4 aprile, giorno appunto della morte. Gli stessi militari hanno già provveduto a far avere all’Interpol le foto di quanto rinvenuto in casa (reperti che ora verranno sequestrati) e che hanno inoltrato un’articolata relazione in Procura, che ha appunto aperto un’inchiesta.
A quanto risulta l’ex insegnante aveva ricevuto quel dannato pacco a casa tra fine marzo e inizio aprile. Quanto lo abbia pagato non è chiaro al momento ma pare non siano state cifre importanti. Di certo c’è che è stata una delle nove persone che in Italia hanno ricevuto lo stesso kit dal Canada.
Quello del Trentino è il primo caso italiano noto. Gli accertamenti hanno nel frattempo portato ad individuare chi altro avesse ricevuto il materiale per aspiranti suicidi. La direzione centrale della polizia criminale, nei giorni scorsi, isolati gli indirizzi italiani dei destinatari, ha allertato le questure e le compagnie dei carabinieri competenti per territorio, per rintracciare gli altri otto nomi presenti sulla lista. Le province interessate sono quelle di Roma, Milano, Napoli, Monza, Lecco, Caserta, Bologna, Trento e Pavia. Law, arrestato in Canada il 31 marzo per istigazione al suicidio, secondo quanto accertato avrebbe venduto online circa 1.200 kit a persone residenti in quaranta Paesi diversi. «Ho iniziato dopo aver visto mia madre soffrire per un ictus. Ma non ho fatto niente di male, la scelta è la loro» avrebbe detto.