Ambiente

sabato 6 Luglio, 2024

Progetto «Bee Trento», 12 stazioni per la mappatura dei fitofarmaci grazie alle api

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L’assessora Casonato: «È necessario un cambio urgente di prospettiva e di marcia. Stiamo già lavorando per parlare con gli agricoltori attraverso Nutrire Trento»

Raddoppiare se non addirittura triplicare il numero di stazioni di cattura del polline in città a Trento grazie alle quali già nel 2023 sono emersi risultati assolutamente rilevanti: la presenza nel fondovalle di 27 diversi fitofarmaci, tre metalli pesanti e persino quattro principi attivi vietati ormai da anni (due insetticidi tra cui il Ddt e due fungicidi). Questo l’obiettivo su cui sta già lavorando il Comune di Trento, dopo il progetto pilota «Bee Trento» portato avanti l’anno scorso grazie alla collaborazione con la Libera Università di Bolzano, il Muse, la Federazione trentina agricoltura biologica e biodinamica e Garden club Trento. A confermarlo è Andreas Fernandez, presidente della commissione ambiente del Comune e da poco consigliere referente per il biologico e le politiche del cibo. «In questo momento si sta ragionando circa la possibilità di installare in città 10-12 stazioni a fronte delle quattro usate l’anno scorso – spiega Fernandez –. Questa volta l’obiettivo è coinvolgere direttamente anche le circoscrizioni, con alcune ci sono già stati degli incontri». Esistono già anche delle mappe della città elaborate proprio in vista del posizionamento delle varie stazioni di biomonitoraggio dal gruppo coordinato dal professore di Entomologia dell’Università di Bolzano Sergio Angeli, che da anni effettua analisi di questo tipo in Trentino.
Nell’immediato, invece, il Comune si dice pronto a usare i dati raccolti l’anno scorso per progettare interventi mirati come la piantumazione di specie più idonee a favorire la biodiversità e il benessere delle api, l’utilizzo di sementi miste, lo sfalcio ritardato in determinate aree verdi della città, differenziando per esempio i parchi dalle aree lungo il fiume. «È però importante dirci – afferma l’assessora con delega in materia di transizione verde Giulia Casonato – che i risultati emersi dal progetto pilota “Bee Trento” dimostrano come la città non presenti campioni ad alta tossicità. Sicuramente ci sono elementi su cui lavorare ancora, ma la fotografia che emerge è complessivamente positiva». Più scettico, invece, il consigliere Fernandez, che da anni si batte su questi temi e che ha iniziato la propria attività politica proprio partendo dalla battaglia per il referendum del 2021 (fallito per il mancato raggiungimento del quorum, con l’affluenza fermata al 15,58%) volto a istituire un distretto biologico in provincia. «Sia chiaro: il mio obiettivo non è creare allarmismi, ma la situazione in Trentino-Alto Adige è preoccupante, soprattutto se paragonata alla media nazionale – afferma Fernandez, allargando lo sguardo a tutto il territorio e non solo alla città di Trento –. È necessario un cambio urgente di prospettiva e di marcia. Per quanto riguarda il capoluogo, l’ufficio parchi e giardini (la struttura coinvolta direttamente nel progetto “Bee Trento”, ndr) ha sicuramente svolto un ottimo lavoro, ma andrebbe potenziato ancora di più in termini di risorse umane ed economiche».
Rimane infine la questione agricoltura. Dal monitoraggio è emersa infatti la presenza nel fondovalle di 27 tipi diversi di fitofarmaci: 7 insetticidi, 19 fungicidi e l’erbicida glifosfato. La situazione più critica è stata registrata a Trento Sud dove il 10 giugno 2023 il polline raccolto conteneva ben 18 molecole di fito- e agrofarmaci in un unico campione, risultato di una sola giornata di lavoro delle api. Sempre a Trento Sud, il professor Angeli ha rilevato un picco di fungicidi pari a 12.900 parti per miliardo: «Non lo avevamo mai trovato a questi livelli». «È un problema per quell’area, ma è in realtà un problema per tutto il territorio, perché sappiamo benissimo che queste sostanze si muovono in maniera incontrollata – commenta Fernandez –. Ora che Trento è diventata “Città amica delle api”, per esempio, si potrebbero e dovrebbero attivare ulteriori protocolli per evitare l’uso di insetticidi e vermicidi. Questi sono dati inequivocabili che devono servire a smuovere la politica e l’opinione pubblica, coinvolgendo tutti gli enti possibili a partire dalla Fondazione Edmund Mach». «Assieme all’assessore Italo Gilmozzi e attraverso Nutrire Trento ci siamo già attivati per aprire un canale con gli agricoltori – assicura Casonato –. I dati relativi a Trento Sud riguardano probabilmente un utilizzo scorretto dei prodotti da parte di singoli agricoltori, per questo è fondamentale puntare sempre su una corretta informazione e sensibilizzazione».