Rifiuti
sabato 19 Ottobre, 2024
di Massimo Furlani
Un inceneritore in Trentino non porterebbe alcun vantaggio, causerebbe solo spese inutili e danni per ambiente e salute, e andrebbe in direzione opposta rispetto a quella dell’Europa. Non usano giri di parole le 17 associazioni ambientaliste trentine che ieri, in conferenza stampa, hanno attaccato duramente la Provincia, intenzionata a costruire un impianto per l’incenerimento dei rifiuti.
«Partiamo dai numeri — ha esordito Pietro Zanotti, coordinatore della rete trentina «Moratoria 2027», in rappresentanza delle associazioni — Come tavolo ci basiamo su dati ufficiali, non campati in aria. Non ci sono le centomila tonnellate di rifiuti citati da smaltire, in questa situazione arriviamo a malapena alla metà. Se, come ha dichiarato Dolomiti Energia, è già diseconomico un inceneritore per gestirne ottantamila, figuriamoci cosa significhi con una quantità ancora più ridotta». Sarebbe un’altra, quindi, la strada da percorrere: «La popolazione trentina e i gestori stanno dimostrando che i mezzi per raggiungere obiettivi virtuosi ci sono già e vanno sostenuti — ha aggiunto Zanotti — I dati della raccolta differenziata e della produzione di rifiuti rendono questo quinto aggiornamento vecchio in partenza. In questo documento vengono indicati come obiettivi da raggiungere entro il 2028 l’80% di raccolta differenziata e le 267mila tonnellate prodotte annualmente. Oggi, stando ai numeri di Appa e Ispra, la percentuale di raccolta ha già superato l’82% con una crescita in tre anni di cinque punti percentuali. Le tonnellate, invece, sono scese dell’11% arrivando a 255mila. Questo è l’andamento effettivo: la strada da percorrere è quella della comunicazione, della riduzione della disomogeneità nella gestione dei rifiuti fra i vari territori, della crescita di questi numeri».
Tutti obiettivi che, se venissero raggiunti come indicano le associazioni entro il 2030, porterebbero a sole ottomila le tonnellate di rifiuti da conferire in discarica, e quindi andrebbero ulteriormente a ridurre l’utilità di un inceneritore in Trentino. «Oltre alle conseguenze devastanti per ambiente e salute umana — ha insistito il portavoce delle associazioni — Non è vero nemmeno che l’inceneritore aiuterebbe a diminuire la tariffa rifiuti, che peraltro nel nostro territorio è fra le più basse d’Italia, più bassa anche di quella di Bolzano dove già c’è un inceneritore. Le spese di realizzazione sono gravemente sottostimate: i 154 milioni indicati nel rapporto non tengono conto degli aumenti di costo recenti, delle opere di viabilità necessarie, dalla rete di riscaldamento per tenerlo in attività. Parliamo di oneri finanziari che superano i 16 milioni annui per i prossimi 25 anni, una spesa molto più alta rispetto a quella attuale per il trasporto e il conferimento dei rifiuti». Un altro aspetto delicato è rappresentato poi della stazione di trattamento meccanico biologico (Tmb) di Rovereto, che potrebbe aiutare a rafforzare ulteriormente i numeri della raccolta differenziata: «È una struttura sottoutilizzata per quelle che sono le sue potenzialità — ha sottolineato Zanotti — La stazione di Rovereto svolge una fondamentale funzione di biostabilizzazione dei rifiuti, che significa abbattere le emissioni che producono. Il fatto che la nostra Provincia non sfrutti questo impianto e non intenda investire nel suo potenziamento e ammodernamento è grave».
Ha preso parola quindi Mauro Nones dell’associazione Pan Eppaa: «In provincia abbiamo il vizio di partire con gli interventi di vent’anni di ritardo rispetto agli eventi. La Provincia non vuole capire o recepisce tardi il fatto che in certi ambiti l’informazione e la formazione debbano essere costanti nel tempo. Quanti trentini, ad esempio, sanno oggi che gli scontrini fiscali non vanno buttati nella carta?». Infine, un ragionamento «regionale»: «Con un altro inceneritore in regione dopo quello di Bolzano diventeremmo uno dei territori europei con la percentuali di incenerimento dei rifiuti più alta di Europa», ha concluso Zanotti.