L'intervista
lunedì 8 Luglio, 2024
di Nicolò Bortolotti
Il talento non gli manca affatto, così come l’abnegazione e l’amore per la propria bicicletta. Nicola Conci è un ciclista classe ’97 che da diverso tempo si è messo in mostra correndo per squadre di prim’ordine: la Trek Segafredo è stata la formazione che l’ha lanciato nel mondo professionistico, mentre ora corre per la Alpecin Deceunink, team nel quale corre il campione del mondo Mathieu Van der Poel. Nel mezzo, il nefasto e breve capitolo Gazprom-Rusvelo team russo bloccato dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Il prossimo futuro del corridore di Pergine non è, però, ancora definito, sebbene sia uno dei nomi più chiacchierati del ciclomercato. Con il contratto in scadenza, si dice che la Soudal Quick Step e la Ag2r-Decathlon si siano fatte avanti per ingaggiarlo così quasi certamente lo vedremo cambiare maglia nella prossima stagione. Certo è, che tutto questo gran parlare senza alcuna certezza, non può che creare instabilità nella mente di un atleta: eppure, la professionalità di Conci è emersa ancora una volta. Ne è l’esempio l’ultimo Giro d’Italia dove sarà mancato l’acuto ma il perginese non ha perso l’occasione per mettersi in luce cercando la fuga a più riprese. Senza dubbio si è rivelato uno dei prospetti più interessanti sulla piazza: coraggio e volontà non sono mancati e le grandi squadre lo hanno notato. Cosa si prospetta all’orizzonte? Ancora non si sa, c’è una seconda parte di stagione da correre e ci sono tutti i presupposti per vederlo protagonista anche nella prossima stagione con una casacca importante.
Nicola, partiamo dal tema più caldo, il suo contratto in scadenza. Si è fatta avanti qualche squadra?
«Sono in scadenza di contratto con la Alpecin Deceuninck, ma non ci penso molto ad essere sincero. Faccio del mio meglio e basta, anche perché pensare a queste dinamiche può essere solo controproducente per la mia stagione. Non è facile correre pensando di non avere certezze per il futuro, quindi preferisco concentrarmi sulle gare. So che ci sono alcune squadre che hanno chiesto di me, ma non ho ancora firmato nulla. Il mercato deve ancora aprire, è ancora presto».
Nel complesso, dopo un Giro d’Italia corso da protagonista, come valuta la sua prima parte di stagione?
«Ne sono relativamente contento. Venivo da un anno non semplice, nel quale ho capito diverse cose su allenamento e nutrizione, specialmente su come reagisce il mio corpo a determinati stimoli. Sapevo di aver lavorato bene nel pre-stagione ed al Giro sono riuscito ad arrivare in buona condizione. Ho disputato alcune belle tappe, come quelle con arrivo a Torino e Livigno. Sono stato contento di come ho pedalato, sebbene non sia arrivata la vittoria. Anche al Giro di Svizzera avevo sensazioni buone, mentre al Campionato Italiano iniziavo a sentire la fatica».
Ora, invece, cosa l’attende nella seconda parte di stagione?
«Ho appena concluso un periodo di riposo, che è servito sia al fisico che alla mente. Poi, nei prossimi giorni andrò a Livigno per fare altura e preparare i prossimi appuntamenti, primo dei quali la classica di San Sebastian. Correrò qualche breve giro a tappe in Danimarca, Germania e Lussemburgo, per poi concentrarmi sulle corse di un giorno come Il Lombardia e le classiche venete di fine stagione».
Ha parlato di periodo di riposo. Cosa fa quando non si allena?
«Una mia grande passione è la chitarra. Non ho un genere musicale specifico, vado a periodi: quando ho iniziato a suonare ascoltavo i gruppi più classici come Led Zeppelin e gli AC-DC, poi mi sono aperto anche ai Beatles, così come agli Oasis ed ai Nirvana. Ora il mio gruppo preferito sono i Pink Floyd: me li faceva ascoltare mio papà e me ne sono appassionato. Ascolto i loro vinili: è una cosa che non si usa fare più, ma a me piace perché ti permettono di capire ed ascoltare le canzoni come se fossero un racconto di quello stesso vinile. Il mio preferito è “The dark side of the moon“».
Lei suona in un gruppo?
«Ora purtroppo no ma diversi anni fa si; l’impegno della scuola e la vita in bicicletta mi hanno costretto a scegliere. Mi diverto però a suonare la chitarra in certe occasioni».
Tornando per un attimo al ciclismo, Mark Cavendish ha recentemente battuto il record di vittore al Tour de France di Eddy Merckx. Cosa ne pensa?
«Ho avuto i brividi. Quando ero piccolo avevo le foto dei miei corridori preferiti appese in camera e Cavendish era fra questi. Una volta ho vinto una gara e all’arrivo mi sono tolto gli occhiali come fece lui al Tour. È sempre stato uno dei miei idoli, al pari dei fratelli Schleck».
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