Terra Madre
venerdì 23 Giugno, 2023
di Simone Casciano
Le comunità energetiche (Cer) possono essere un valido alleato nella lotta alle emissioni, ma anche in quella al caro bolletta. La rivoluzione copernicana di trasformare case e capannoni da consumatori a produttori di energia avrebbe infatti un effetto diretto sulla spesa di famiglie e imprese, ma anche, considerato che la Cer deve produrre elettricità green almeno al 70%, sull’inquinamento. Nonostante questo le Cer faticano a scattare dai blocchi di partenza. Abbiamo cercato di capire il perché assieme a Sara Verones dirigente dell’Agenzia provinciale per le risorse idriche e l’energia.
Verones, quante sono le comunità energetiche in TrenTtino?
«Ad oggi in provincia di Trento vi è solo una comunità energetica rinnovabile costituita e funzionante: l’associazione “La buona fonte”, a Riccomassimo di Storo con il meccanismo normativo precedente, quello che prevedeva comunità tra utenze di produzione e di consumo ubicate sotto la stessa cabina secondaria. Il nuovo decreto prevede per le comunità energetiche rinnovabili un salto di scala passando da cabina secondaria (un quartiere, una frazione, circa 50 utenze) a cabina primaria (sovracomunale, circa 10 mila utenze). Nel frattempo qualcuno si è mosso costituendo il soggetto giuridico sul quale impostare la Comunità energetica. Alcune sono associazioni, come a Tenna. C’è una cooperativa di comunità promossa dal Comune a Lavarone e ci sono due cooperative promosse da imprenditori a Cavalese, in Valle dei Laghi ed in Bassa Valsugana. Ma ci sono realtà che stanno approfondendo altre forme giuridiche (Vallagarina e Vallarsa)».
Oltre a quelle già costituite, quanti gruppi si stanno muovendo?
«In Provincia nell’ultimo anno e mezzo c’è stato molto fermento. Sono una cinquantina i gruppi che ci hanno contattato per capire di più come funziona una Cer.. Più o meno da tutto il Trentino: in quasi tutte le 32 cabine primarie del territorio c’è qualcuno che si è attivato o ha avviato un ragionamento. Abbiamo territori dove ci sono più iniziative in fase di avvio e altri in cui la situazione è più complessa. La normativa dice che una Comunità energetica deve dare diritto di accesso a tutti gli utenti che fanno parte della cabina primaria, ma il territorio delle cabine primarie non coincide con i comuni amministrativi: abbiamo paesi spaccati in due su più cabine o cabine che raccolgono ambiti territoriali diversi fra loro e non sempre è facile conciliare le diverse esigenze».
Chi ne fa parte? I comuni?
«I primi soggetti giuridici che sono nati sono sostanzialmente privati: nati da gruppi di cittadini e imprese che hanno avviato l’iniziativa inizialmente in forma associativa con gli enti locali che sinora hanno supportato ma senza entrare direttamente. La partecipazione dei comuni è un punto delicato: la norma lo prevede ma nella pratica vi sono aspetti più complessi come il tema delle partecipazioni pubbliche, i controlli della Corte dei Conti, l’evidenza pubblica».
A quali aziende si appoggiano per la realizzazione? Chi finanzia?
«Sta funzionando l’accordo con la Cooperazione Trentina che sta incontrando i territori mettendo a disposizione conoscenze e risorse per impostare il soggetto giuridico più efficace. Dal punto di vista tecnico invece il primo passo per realizzare una Comunità di energia rinnovabile è calcolare i consumi presenti e le potenzialità di produzione di energia. Per far questo è necessario appoggiarsi a dei tecnici. Sappiamo che ci sono soggetti che si propongono offrendo pacchetti più o meno completi: da uno studio di fattibilità fino alla costruzione dell’impianto e la loro gestione. Per quanto riguarda il finanziamento degli impianti abbiamo al momento tre scenari: impianti autofinanziati dai soci; impianto finanziato da un membro o dal promotore, (per esempio il Comune) che mette a disposizione della Cer l’energia non autoconsumata, o impianti messi a disposizione da soggetti terzi che finanziano l’impianto, vendono l’energia ma mettono a disposizione l’impianto alla Cer ai fini dell’incentivo. Spesso però la CER nasce da zero e difficilmente in banca ottiene fiducia per i propri investimenti: anche su questo stiamo lavorando con le banche del territorio».
Quanta energia puntano a produrre?
«L’ideale dal punto di vista energetico sarebbe avere comunità grandi quanto le cabine primarie con più impianti tendenti al MW di potenza, ma a questo si aggiungono le difficoltà sociali di costruzione della comunità, del finanziamento degli impianti e dei rapporti tra soci e territorio che spesso hanno esigenze differenti».
Di che tipo di impianti stiamo parlando?
«Attualmente le iniziative più avanzate si basano su impianti fotovoltaici, in quanto sono i più veloci da realizzare. Ma ci sono realtà che ragionano su impianti a biomassa (anche con l’ottica di condividere in futuro calore) e qualche comune che ragiona su piccoli impianti idroelettrici sfruttando concessioni per impianti non ancora realizzati».
L’assenza di decreti attuativi che difficoltà crea?
«Più di una: conoscere il meccanismo finale di calcolo dell’incentivo è necessario per fare un business plan della Comunità energetica. Inoltre sarebbe importante sapere se questi decreti cambieranno la data in cui gli impianti sono considerati “nuovi” o se si applicano a tutti quelli entrati in funzione da metà dicembre 2021. E poi c’è la partita dei fondi del PNRR destinati a CER nei comuni sotto i 5000 abitanti, che però presenta ancora più di un’incognita sull’applicabilità pratica. Molti si sono mossi per preparare tutto il possibile per potersi registrare appena arrivano i decreti, ma questo ritardo di oltre un anno inizia a farsi sentire».
Quanto possono essere importanti le comunità energetiche nella transizione ecologica?
«Il Piano Energetico Ambientale Provinciale 2021-2030 inserisce le Comunità energetiche tra le 12 linee strategiche per attuare la decarbonizzazione del sistema elettrico provinciale. Le Comunità energetiche presuppongono che almeno il 70% di energia provenga da nuovi impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Un ruolo decisivo lo ha, dunque, la conoscenza delle potenzialità di produzione, in primis fotovoltaica, del territorio. Grazie ad un lavoro della Fondazione Bruno Kessler, commissionato da APRIE, questo è a disposizione di tutti i comuni del Trentino. Viste nel piccolo, il lato sociale ha una importanza fondamentale dal punto di vista della transizione ecologica perché oltre a creare consapevolezza dà la possibilità anche a chi non può avere un impianto di poter concorrere a questo processo aderendo ad una Comunità energetica. Viste da lontano hanno un’importanza sull’equilibrio della rete elettrica: accoppiate ad un cambio di abitudini energetiche degli utenti e accompagnate dall’efficienza degli edifici e da una elettrificazione dei consumi per il riscaldamento e magari a qualche accumulo, possono portare a far lavorare meno gli impianti a fonti fossili del sistema nazionale, il che è importante in termini di decarbonizzazione».
Aprie che ruolo ha?
«In questo processo Aprie ha un ruolo di coordinamento del tavolo di lavoro istituzionale costituito nel protocollo tra Provincia, BIM e Federazione delle Cooperative. Ci rapportiamo poi con il Consorzio dei Comuni e con altre realtà nazionali ed europee per cercare di superare gli ostacoli in essere per supportare la nascita delle Comunità energetiche in Trentino. Dal punto di vista tecnico lavoriamo all’elaborazione di scenari energetici in relazione a diverse configurazioni e alle diverse fonti rinnovabili forti anche dei dati di consumo e del modello che ci ha permesso di valutare il potenziale fotovoltaico della Provincia. Inoltre diamo supporto orientativo ai proponenti, in particolare agli enti locali, aiutandoli a trovare gli strumenti più adatti alle loro esigenze».
La conferenza internazionale
di Redazione
L'intesa è stata siglata alla conferenza di Baku (Azerbaigian). Le risorse serviranno a limitare o ridurre le emissioni di gas a effetto serra
il festival
di Redazione
“Tieni il tempo!” è il titolo scelto per la decima edizione del Festival, che animerà Rovereto fino a domenica. Ospite della prima giornata il famoso climatologo