Il video
giovedì 9 Marzo, 2023
di Redazione
Per le educatrici dei nidi esternalizzati nulla è cambiato: continuano ad essere sotto-inquadrate né hanno ricevuto quanto spetta loro con il rinnovo contrattuale. Questo nonostante l’assessore Mirko Bisesti avesse annunciato lo stanziamento di 29,9 milioni di euro proprio per far fronte al rinnovo contrattuale.
Per questa ragione le educatrici, stanche di attendere e di vedere totalmente disattese le loro richieste, questa mattina, giovedì 9 marzo, a partire si sono date appuntamento in Piazza Dante con un presidio di protesta per poi muoversi in corteo alla volta di Via Segantini.
La mobilitazione è organizzata da Fp Cgil e Fisascat Cisl.
I sindacati denunciano come fino a questo momento le cooperative che gestiscono i nidi non abbiano rispettato il contratto collettivo sottoscritto nel 2019 per tutte le educatrici con titolo, ad eccezione delle sole laureate e con un ritardo di oltre 2 anni. Questo vuol dire che hanno risparmiato per due anni sulla loro busta paga.
Stanno, inoltre, trattenendo, come confermato dalla Federazione delle Cooperative, le risorse stanziate dagli enti locali nei nuovi appalti dal momento che erogano livelli di inquadramento e, dunque di retribuzione, più bassi rispetto a quelli usati nei capitolati di gara come base di calcolo del costo del personale educativo con titolo che di quello addetto all’infanzia con funzioni non educative.
Le due sigle sindacali puntano il dito anche contro la Federazione che mette in dubbio la valenza di titoli riconosciuti dalla normativa nazionale e provinciale per il corretto inquadramento professionale, salvo poi accettare che questi stessi titoli abbiano valore per definire il costo della manodopera nei nuovi appalti.
«Ad oggi le lavoratici e i lavoratori del settore rimangono nella stessa, intollerabile situazione di sotto-inquadramento», rimarcano Roberta Piersanti di Fp Cgil e Fabio Bertolissi di Fisascat Cisl, sottolineando che «Provincia e chi esternalizza i servizi sostengono di aver erogato risorse sufficienti, non ritengono evidentemente necessario chiedere conto di dove dette risorse finiscono e le cooperative, che sostengono che detti fondi manchino, ritengono possibile limitarsi a continuare a disapplicare il Contratto Collettivo anzichè attivare un tavolo di confronto con tutte le parti sociali per ragionare sulle soluzioni affinché il maggior costo dell’appalto legato ai rinnovi contrattuali o ad altri fattori sopravvenuti, non finisca per essere scaricato su chi si è aggiudicato l’appalto e in ultima istanza sulle lavoratrici».
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