cronaca

martedì 18 Aprile, 2023

Psicosi plantigradi, il sindaco di Dimaro: «Nessuno vuole andare nei boschi»

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La primavera è un periodo in cui solitamente si fa legna e si va per funghi, ma Andrea Lazzaroni spiega che per i suoi concittadini non è più così. La captivazione di Jj4 è un passo in avanti ma non risolve il problema

Questo in val di Sole sarebbe il momento della legna, quando si va nel bosco a tagliare gli alberi. Nei paesi si dovrebbe tenere il sorteggio, l’estrazione che assegna a ogni persona le piante che può abbattere. Questo è anche il periodo delle spugnole, funghi da ricercare tra gli arbusti dei boschi, ma anche del tarassaco e degli asparagi di montagna che abbondano sul Peller. Eppure, in pochi escono di casa, quasi nessuno si avventura nel bosco, la paura di un incontro con l’orso, frena la maggior parte dei residenti. La sensazione è questa a Dimaro, il paese più vicino alla zona in cui è stata documentata la presenza di JJ4, l’orsa responsabile dell’aggressione mortale ad Andrea Papi, nei boschi sopra Caldes, lo scorso 5 aprile. «Ci poniamo problemi a fare qualunque cosa – dice il sindaco Andrea Lazzaroni – Sia per paura, sia per il rispetto di fronte a questa immensa tragedia». Le preoccupazioni sono aumentate secondo le notizie che lunedì indicavano JJ4 nell’area della val Meledrio, tra Dimaro e Folgarida. «A noi non risulta che sia così vicina – dice il sindaco – Mi auguro e sono sicuro che qualora ci fossero avvistamenti vicino al centro abitato verrei avvisato subito». Lazzaroni spiega la collaborazione che fin da subito si è costruita con i forestali impegnati sul campo. «Come amministratori della valle già una settimana fa, all’indomani della tragedia, abbiamo chiesto un monitoraggio massivo alla Provincia e che fossimo informati in caso di pericolo. Posso confermare che l’azione di controllo è in corso». Nonostante la presenza dei forestali però nel paese e nella valle regna l’incertezza. «Non ci sentiamo sicuri – dice Lazzaroni – E non perché ci siano inadempienze, ma perché quello che è successo è troppo grave e JJ4 è ancora libera e si aggira per i nostri boschi». La cattura è fondamentale per restituire un po’ di serenità a questa valle addolorata. «Credo che la cattura di questo esemplare sia la priorità. Non mi importa cosa ne faranno dopo, ma questo esemplare pericoloso va tolto dal nostro territorio». Di fronte all’urgenza della questione la decisione del Tar di sospendere l’abbattimento di JJ4 è stata una sorpresa, ma Lazzaroni non fa polemica. «Bisogna capire il perché della sospensiva. A me sembra che chieda documentazione aggiuntiva, ma non contesti il merito della decisione presa dalla Provincia. Quindi quello che chiediamo è maggiore celerità nel dare queste informazioni necessarie ad attivare il protocollo». Insomma, il sindaco preferisce non contestare la decisione del tribunale ma dice «facciamo in fretta», perché il fattore tempo è determinante.
Una soluzione va trovata in fretta, non solo per la serenità dei residenti, ma anche perché la stagione turistica è ormai alle porte. «Se la situazione attuale dovesse perdurare mi immagino che anche loro si faranno delle domande»
La captivazione di JJ4 è la priorità, ma non risolve il problema di una valle incastonata ormai nel territorio degli orsi. Sul Peller si trovano tra i venti e i trenta esemplari. «Posso dire che gli avvistamenti in questi anni si sono moltiplicati – ricorda Lazzaroni – Ma visto che non si sono mossi era inevitabile. Sono rimasti tutti qua, questo è il problema e nel frattempo si sono moltiplicati». In questo contesto, basta la statistica per capire che le occasioni di incontro non possono che aumentare di anno in anno. Un aumento dei casi che ha modificato le abitudini delle persone del posto. «Di certo ora prendiamo più accorgimenti, restiamo a casa, magari non si va più a pescare in serenità in val Meledrio». È anche questo che addolora della situazione, il fatto che da fuori non si comprende quanto la presenza sempre più massiccia dell’orso impatti la vita delle persone del posto. «Noi qui siamo nel pieno della concentrazione degli orsi – conclude Lazzaroni – E lo vediamo quello che dicono persone che non conoscono il nostro territorio. Dicono “non dovete andare nei boschi”. Ma noi ci viviamo nei boschi. Non abbiamo altre possibilità, il bosco è anche la nostra casa». Una casa che è stata squassata da una tragedia e che adesso chiede risposte e sicurezza per andare avanti.