la protesta

martedì 12 Dicembre, 2023

Pubblico impiego, i sindacati scendono in piazza: «Chiediamo alla Provincia l’immediato adeguamento dei salari»

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Nel mirino della protesta anche la carenza di personale nella sanità

Le bandiere di Fenalt questa mattina hanno sventolato accanto a quelle della CGIL FP per manifestare in difesa dei diritti dei lavoratori del pubblico impiego trentino.

«Siamo uno dei sindacati più rappresentativi della pubblica amministrazione trentina – ha dichiarato il segretario generale, Maurizio Valentinotti – Abbiamo il dovere di rappresentare alla classe politica uscita dalle recenti elezioni le aspettative dei lavoratori del comparto. Crediamo che dopo il disonorevole spettacolo cui abbiamo assistito in queste settimane per la definizione della Giunta provinciale sia arrivato il momento di rimettere al centro del dibattito il tema dell’autonomia speciale per migliorare le condizioni di vita di cittadini, lavoratori e pensionati trentini. Per la prima volta a gennaio 2024 le paghe dei lavoratori pubblici trentini saranno in media di 50 euro lordi più basse dell’anno prima. Per questo chiediamo alla Giunta lo stanziamento certo e tempestivo delle risorse per rinnovare i contratti pubblici a fronte di un’inflazione che fra il 2022 e il 2024 è stata superiore al 16%. Occorre inoltre colmare il gap fra i nostri salari e la media delle retribuzioni del nord-est per rendere attrattivo il lavoro nel pubblico impiego, dove l’età media continua a crescere e manca il ricambio generazionale, soprattutto nei Comuni. A tal fine è importante anche la revisione dell’ordinamento professionale che non è più al passo con i tempi».

Un tema caro a Fenalt è poi quello delle professioni sanitarie sia in Apss e che in Apsp: «La cronica carenza di personale sanitario – ha concluso Valentinotti – sta compromettendo il diritto alla salute dei cittadini e sta mettendo in seria difficoltà l’erogazione delle prestazioni sanitarie. Occorrono nuove assunzioni e non è più differibile la definizione di una strategia per le Case di riposo che ormai sono il fanalino di coda della nostra sanità e rischiano di diventare un problema per tutto il corpo sociale».