Lavoro
giovedì 1 Agosto, 2024
di Redazione
Nel sistema delle autonomie locali le lavoratrici e i lavoratori trentini sarebbero i meno pagati, ad affermarlo sono i sindacati, osservando una recente indagine di Ispat che analizza il settore e lo confronta con il resto d’Italia. Osservando le buste paga emerge che la retribuzione media in provincia di Trento, nel 2022, è stata di 34,806 mila euro lordi l’anno contro i 42.743 dell’Alto Adige. La retribuzione media delle regioni a statuto speciale si attesta a 37.074 euro. «Cifre che confermano quanto continuiamo a dire e cioè che le lavoratrici e i lavoratori del sistema pubblico trentino hanno stipendi più bassi» sottolinea il segretario generale della Funzione pubblica Cgil Luigi Diaspro sottolineando come «Non sarà certo il rinnovo 2022/24 a ridurre questo gap. Un contratto che si è fermato al +7.88% di aumento a fronte di un’Ipca (dunque inflazione depurata dei costi energetici) che nel triennio è stata del 15,4% non colma queste differenze e non valorizza appieno il comparto restituendogli attrattività». Il protocollo del 24 giugno renderebbe quindi lavoratrici e lavoratori più poveri perché, di fatto, certifica una perdita del potere d’acquisto dei salari dei pubblici dipendenti trentini dell’8% rispetto al solo indice Ipca. «Un controsenso rispetto all’impegno assunto dalla giunta provinciale di mettere al centro delle azioni di governo proprio l’emergenza retributiva – sottolinea ancora la nota – L’alta inflazione di questi anni e le asfittiche dinamiche salariali hanno determinato un impoverimento reale delle famiglie trentine. Il presidente Fugatti ne ha preso atto, ma non ha agito di conseguenza e di fronte ad una legge di assestamento provinciale che muove più di un miliardo di euro, non ha stanziato le risorse necessarie per rafforzare il potere d’acquisto dei salari dei dipendenti pubblici in primis, ma lanciando un segnale chiarissimo anche per i comparti privati. Al di là delle molte parole spese».