Green
giovedì 25 Maggio, 2023
di Redazione
La maggiore sensibilità che si sta diffondendo verso le tematiche ambientali e la crescita sostenibile ha portato nella quotidianità di tutti un il concetto di bioeconomia. In Trentino ci si interroga su come le nuove generazioni guardino a questo settore. In occasione della Giornata della Bioeconomia che ricorre proprio oggi, giovedì 25 maggio, organizzata annualmente dal Cluster Spring la Fondazione Edmund Mach, attraverso l’Unità di Bioeconomia del Centro Ricerca e Innovazione, ha promosso un sondaggio sviluppato da EFI’s Bioregions facility volto ad indagare la percezione della bioeconomia tra alcuni studenti della scuola secondaria di secondo grado della provincia di Trento, coinvolgendo tre scuole trentine: il Liceo Scientifico L.Da Vinci, il Centro Formazione professionale ENAIP – Arco e l’Istituto Agrario di San Michele.
Dal sondaggio è emerso che di bioeconomia si parla, ma non ancora a sufficienza. Per gli studenti intervistati, il termine è associato alla gestione circolare delle risorse (44%) con effetti sui consumi (52%), sulla gestione sostenibile del territorio (56%) e sull’introduzione di processi che offrano vantaggi ambientali e socioeconomici (58%). Il legame con l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione sono scarsamente percepiti, così come l’impatto sulla decarbonizzazione (8.5%).
Complessivamente, la fotografia generale è quella di una sufficiente familiarità (attorno al 40%) con il concetto di bioeconomia tra i ragazzi coinvolti.
Dei vari campi della bioeconomia, quelli che riscuotono maggior interesse sono agricoltura (23%), turismo naturalistico, cura del verde e attività ricreative (13%) ed energie rinnovabili (11%). Queste preferenze sottolineano una maggior sensibilità verso le tematiche più legate alla gestione diretta delle risorse naturali, mentre sembrano essere meno conosciuti gli aspetti tecnologici e di ricerca per sostituire risorse fossili con prodotti bio-based.
Frequenza delle risposte al grado di familiarità con il concetto di bioeconomia (scala da 0 a 100), suddivise per categorie.
«Bioeconomia sì, ma sostenibile»
In generale la bioeconomia è percepita come una possibilità di gestione circolare delle risorse (44%) che avrà effetti sui consumi (52%) e sulla gestione sostenibile del territorio (56%) e sull’introduzione di processi che offrano vantaggi ambientali e socioeconomici (58%), ma l’innovazione tecnologica, la digitalizzazione e il miglioramento del nostro benessere sembrano essere meno evidenti agli occhi dei ragazzi. Analogamente, anche l’impatto sulla decarbonizzazione (8.5%), e quindi il collegamento con i cambiamenti climatici, sono meno percepiti. Il rischio maggiore legato all’affermarsi della bioeconomia viene identificato con l’aumento dei costi di beni di prima necessità, come ad esempio acqua e cibo (38%). Di grande interesse è sicuramente l’ottima consapevolezza tra i ragazzi della stretta relazione tra bioeconomia e sostenibilità, ovvero della possibilità di salvaguardare contestualmente sia l’ambiente, ma anche gli aspetti economici e sociali collegati a questo cambio di paradigma.
«Una fotografia interessante per migliorare comunicazione e divulgazione»
Dal campione intervistato, seppur piccolo, emerge una fotografia interessante della comunità scolastica trentina, tale da far ritenere utile di allargare l’esperienza coinvolgendo altri studenti ed intensificare i momenti di formazione sulla bioeconomia, per assicurare che le nuove generazioni comprendano le sfide legate alla sostenibilità.
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