La maxi truffa

giovedì 10 Ottobre, 2024

Vende quasi 1200 auto prese a noleggio, imprenditore sparito da 5 anni

di

Fallimento Autoclick, passivo (e tasse evase) per 30 milioni. Lo spagnolo Salvador Llinas sarebbe a Taipei. Il pm lo vuole a processo per bancarotta e truffa ma risulta «irreperibile»

Amministratore di un’azienda con sede (a quanto pare fittizia) a Trento, una delle tante filiali della nota compagnia spagnola di autonoleggio Autoclick, per l’accusa aveva smesso di pagare i canoni alle società da cui aveva acquistato centinaia di vetture. E le aveva fatte sparire quelle vetture, prima di far perdere del tutto le sue tracce. Come? Le aveva vendute a privati, saloni e concessionarie. Lo avrebbe fatto, a partire dal 2017, con almeno 1189 auto, piazzate con l’inganno anche all’estero. Una maxi truffa ma anche una maxi evasione, non senza conseguenze per la srl trentina, schiacciata da un passivo di quasi 30 milioni di euro — per l’esattezza 29,8 secondo il tribunale di Trento che a gennaio 2019 aveva dichiarato fallita la ditta con anonimi uffici in via Brennero. Trenta milioni come l’importo di tasse evase secondo le indagini del tempo della guardia di finanza che aveva appurato anche come la srl non avesse presentato dichiarazioni dei redditi, per farla in barba al Fisco. Ancor di più perché avrebbe tenuto la contabilità in modo tale da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio aziendale e soprattutto l’ammontare del suo business. All’epoca l’amministratore unico, Salvador Alejandro Llinas Onate, spagnolo di Palma di Maiorca, aveva già fatto perdere le sue tracce, tanto che il giudice, già a maggio 2019, lo aveva dichiarato «irreperibile». E lo è tutt’ora irreperibile, il 48enne. A distanza di 5 anni. Uccel di bosco. In questo periodo, ricercato anche dall’autorità giudiziaria spagnola per identiche truffe — il magistrato di Palma di Maiorca aveva emesso un mandato d’arresto internazionale per lui e i suoi due fratelli — sarebbe stato anche in Paraguay, a quanto pare per scongiurare il rischio di essere estradato. Più di recente sarebbe stato localizzato a Taipei, capitale di Taiwan, dove si sta tentando di notificargli gli atti del procedimento penale a suo carico. La Procura di Trento, che gli contesta la bancarotta fraudolenta aggravata e una decina di truffe, nel 2020 aveva chiesto per lui il processo, sollecitando il suo rinvio a giudizio. Ma a tutte le udienze che dall’anno successivo sono seguite davanti al gup Enrico Borrelli lo spagnolo non si è mai presentato e, appunto, ad oggi non è stato possibile notificargli alcun atto. Motivo per cui, alla prossima udienza fissata per il 2025, se risultasse ancora una mancata notifica, il giudice sarà costretto a chiudere il procedimento con una sentenza di «non luogo a procedere». Con le parti offese che non potranno quindi costituirsi parte civile per chiedere un risarcimento. Si tratta di una decina tra privati, saloni e concessionarie di più parti d’Italia e delle quattro società creditrici che avevano ceduto le auto ad Autoclick in ragione di contratti di locazione a lungo termine. A queste Llinas Onate avrebbe causato un danno patrimoniale di oltre 6 milioni 340mila euro. Importanti società di noleggio auto a lungo termine e di leasing di veicoli che con le loro querele, assieme a quelle degli acquirenti truffati, avevano fatto scattare le indagini. Per l’accusa sarebbero stato Salvador Llinas, difeso dall’avvocato Nicola Zilio, a programmare il tutto, in modo doloso, raccontando agli acquirenti che era legittimato a vendere quelle auto. Mentendo spudoratamente. Vetture di cui, da novembre 2017, l’amministratore unico di Autoclick Italia srl – da contestazione – aveva smesso di pagare i canoni alle società concedenti, proprietarie dei mezzi. Grazie al lavoro dei finanzieri e alla collaborazione con forze di polizia di mezza Europa, ne erano state recuperare 800 di quelle auto che Llinas sarebbe riuscito a piazzare tra Italia ed estero ad ignari acquirenti che, nonostante le insistenze e le proteste, non avevano mai ottenuto i documenti di proprietà dei mezzi. Documenti necessari per il trasferimento di proprietà, che quindi non avveniva. Ma questo, per la Procura, faceva parte dello «schema truffaldino» replicato centinaia e centinaia di volte. Una maxi truffa che rischia di non vedere sul banco degli imputati alcun (presunto) responsabile a risponderne. Con le parti offese che ancora una volta rimarranno con un pugno di mosche in mano.