La questione
mercoledì 25 Settembre, 2024
di Sergio Zanella e Francesca Dalrì
Doveva essere un momento gioioso per festeggiare, come tutti gli anni, la fine della stagione in alpeggio e celebrare un mestiere, quello del malgaro, quantomai prezioso per il mantenimento delle terre alte. Ma si è trasformata in una giornata di malumori e proteste più o meno velate. L’edizione 2024 della Festa del latte di Rabbi sarà ricordata in particolare per due episodi: il mancato confronto tra allevatori e autorità provinciali previsto nel pomeriggio di domenica e la protesta dell’ormai ex allevatore di malga Polinar Marco Pangrazzi che ha sfilato, sì, ma con le capre vestite a lutto, con un fiocco nero allacciato sulle corna.
Dibattito senza assessori
Un momento di riflessione con le autorità provinciali sui problemi che stano interessando le malghe negli ultimi anni: il sempre più difficile rapporto con i grandi carnivori e la difficoltà manifestata da molti casari di rispettare le stringenti normative sulla produzione con la conseguente scelta, ormai adottata dai più, di rinunciare alla lavorazione del latte in alpeggio. Così era stato annunciato l’incontro «La vita in malga: un futuro incerto» in programma domenica alle 14.30. Peccato che alle 14.30 nessuna autorità provinciale si sia fatta viva. Gli organizzatori avevano invitato tutti i membri della Giunta provinciale e, più in generale, il mondo politico trentino. In particolare, erano stati invitati gli assessori provinciali Giulia Zanotelli (titolare, tra le altre, delle competenze in materia di agricoltura e promozione dei prodotti trentini) e Mario Tonina (assessore alla Salute). Nessuno dei due si è però presentato. L’assessora Zantoelli, fanno sapere gli organizzatori, aveva già comunicato nei giorni scorsi che non sarebbe riuscita a partecipare, mentre quella di Tonina è stata un’assenza dell’ultima ora. Interpellato da il T, l’assessore si è limitato a spiegare che la competenza in materia di malghe e allevamenti è della collega Zanotelli. Quest’ultima, invece, ha ribadito la disponibilità a partecipare a un successivo incontro, non avendo potuto essere presente domenica. «L’evento – ha spiegato al nostro giornale – è stato organizzato senza un mio coinvolgimento iniziale, tanto è vero che ne sono venuta a conoscenza casualmente e soltanto qualche giorno prima avendo incontrato il sindaco di Rabbi per altri temi». In quell’occasione, fa sapere l’assessora, «ho dato a lui la mia ampia disponibilità per un incontro successivo all’evento non potendo essere presente in quella data».
Le accuse alla politica
Sul palco sono così saliti il sindaco di Rabbi Lorenzo Cicolini, il presidente degli allevatori solandri Lorenzo Andreotti e il presidente dell’Apt Luciano Rizzi. Durissimo l’intervento del primo cittadino che, dopo aver ricordato come Rabbi sia il Comune trentino con il maggior numero di malghe alpeggiate, ha parlato di «accanimento contro il formaggio di malga», sostenendo che «la politica trentina su questo non può essere giustificata perché non prende decisioni e lascia fare ai dipendenti pubblici senza cercare mediazioni per il benessere dei malgari e degli allevatori». Secondo il sindaco, «i caseifici di malga sono costruiti ormai come delle sale operatorie». Quindi l’affondo: «Se la prendono con le piccole aziende perché incidono poco a livello di voti, un simile accanimento di fronte a giganti come Melinda o Trentodoc non si sarebbe mai verificato». Attacco frontale alla politica provinciale anche da parte del presidente Andreotti: «Nell’ultimo mese di mostre, i politici non si sono presentati o si sono visti con il contagocce. La mancanza è grave, perché invece l’anno scorso, in tempo di elezioni, erano ovunque, ora invece che c’è un problema scomodo, tanto la minoranza quanto la maggioranza fanno finta di nulla lasciando gli allevatori soli. La burocrazia e i grandi carnivori, uniti a un lavoro già di per sé difficile, sono un mix letale, ma la perdita di aziende significa perdita di superficie sfalciata e pascolata, e quindi anche perdita enorme di paesaggio».
La sfilata a lutto di Pangrazzi
Il dibattito pomeridiano si è aperto con la lettura di una lettera scritta da Marco Pangrazzi, il casaro di malga Polinar, la struttura chiusa a fine luglio dopo che dalle analisi era emersa la presenza nell’acqua a servizio della malga del batterio Escherichia coli. La malga era stata immediatamente chiusa e al casaro era stata ordinata la distruzione di 167 forme di formaggio. «Le normative e i rigidi controlli ai quali è sottoposta la categoria ci sembrano davvero poco mirate alla tutela della salute, per niente concreti e difficilmente applicabili, in molti casi anche scientificamente discutibili – ha scritto l’allevatore nella sua lunga lettera –. Provvedimenti che si basano sul creare paura, disinformazione tra le persone e che tolgono la responsabilità al singolo di essere fautore delle proprie scelte e azioni. Che demonizzano un prodotto unico: unico perché di malga e perché in ogni malga c’è l’unicità di chi lo produce». La lettera non è stata l’unica forma di protesta da parte di Pangrazzi, il quale ha, sì, sfilato assieme agli altri allevatori, ma le cui capre indossavano fiocchi neri in segno di lutto. «Siamo presenti oggi a sostenere questa comunità e la sua festa – ha detto –, ma senza addobbi né grandi sorrisi perché siamo un po’ tristi e da giorni una domanda ci invade la testa: ma quale latte stiamo festeggiando?». Una domanda amara conclusasi con una risposta ancor più difficile: la scelta di lasciare in maniera definitiva la gestione di malga Polinar. Quella di Pangrazzi non è stata peraltro l’unica protesta di domenica: alla sfilata delle vacche non hanno partecipato nemmeno gli allevatori di Magras, in protesta «contro la burocrazia e la politica».