L'epidemia

martedì 8 Agosto, 2023

Raddoppiati in un anno i danni del bostrico: distrutti più di un milione di metri cubi

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Negli ultimi 4 anni divorati 10.454 ettari in tutto il Trentino. Cavalese, Primiero, Borgo e Pergine le più infestate

La furia distruttrice del bostrico continua a divorare il bosco in Trentino e su tutte le Alpi. Nell’annata biologica 2022 (che si calcola da maggio a maggio) il volume legnoso danneggiato ha raggiunto 1,24 milioni di metri cubi (mc), raddoppiando l’impatto nel giro di un anno (nel 2021 i mc erano 542.248) e superando in 4 anni di infestazione i 2 milioni di mc. La tempesta Vaia, ricordiamo, ne aveva distrutti complessivamente 4 milioni. Le superfici boscate colpite ammontano, ad oggi, a circa 10.400 ettari e sono cresciute di quasi 2.000 ettari in ciascuna delle ultime due annate (da 1.165 nel 2020 agli attuali 5.488 ettari).
Anche se la presenza dell’insetto è mediamente in calo (- 9 %), il quadro dell’evoluzione dell’epidemia da bostrico è tutt’altro che allegro. I dati aggiornati sono stati forniti ieri in Provincia: «Sono interessate dal fenomeno tutte le regioni dell’arco alpino, in modo diverso a seconda delle zone. Anche il Tirolo, ad esempio. Servono dunque monitoraggio e strategie condivise – afferma l’assessore all’agricoltura, foreste, caccia e pesca Giulia Zanotelli (in foto) – Ci attendiamo un aumento e il tema continuerà ad essere centrale anche nei prossimi anni». Ne consegue l’importanza di attuare misure per tutelare «la sicurezza del territorio e di chi lo frequenta».
In Trentino il rilievo dei focolai mostra un’ulteriore espansione del danno da bostrico nelle zone orientali, mentre nelle zone occidentali la pullulazione inizia a diffondersi in maniera più marcata in Val Rendena e nella Valle del Chiese, nella Val di Sole e nell’alta Val di Non. In generale, tutti i distretti hanno registrato aumenti significativi, con picchi a Cavalese (558.372 mc), Primiero (254.177 mc), Borgo Valsugana (157.176 mc) e Pergine (81.748 mc). Il trend di crescita più elevato, invece, si presenta nei distretti occidentali di Cles e Tione, che hanno più che triplicato in un anno i metri cubi, raggiungendo un valore odierno rispettivamente di 15.377 mc e 79.689 mc. Segue la crescita rilevata a Malè con un volume di 53.320 mc (+60 %). In controtendenza solo Rovereto e Riva del Garda, passate da 24.516 a 16.571 mc.
«Non è solo un problema visivo – spiega Giovanni Giovannini, dirigente del Servizio foreste della Provincia – Va ad impattare tutti i servizi offerti naturalmente dagli ecosistemi, quali la tutela delle sorgenti, creando situazioni difficilmente risolvibili». I potenziali rischi sono molti: la riduzione della protezione da rotolamento massi e da scivolamenti nevosi, l’alterazione dell’evapotraspirazione del bosco (le piante traspirano una parte dell’acqua della pioggia e la reimmettono nell’atmosfera, ndr), l’aumento dell’erosione del suolo e delle frane superficiali, la riduzione dei tempi di corrivazione dell’acqua nei collettori e l’alterazione del regime idrologico e qualitativo delle sorgenti. «Per alcuni sottobacini si è perso il 50% della copertura forestale con conseguenze potenzialmente gravi in caso di eventi meteorologici intensi». La perdita di efficacia della copertura a bosco rispetto alla situazione del 2018 – cumulando i danni dovuti alla tempesta Vaia con quelli legati al bostrico – incide per il 13% nel bacino dell’Avisio e del Cismon, per l’11% nel bacino del Fersina, del 10% nel bacino del Brenta e dell’8% nel bacino del Vanoi. «Ora dobbiamo investire in opere artificiali quali barriere paramassi e paravalanghe», dice il dirigente del Servizio foreste.
Urge correre ai ripari e fare prevenzione. A questo scopo si è intervenuti con misure di sostegno economico, destinate ad interventi di mitigazione degli impatti conseguenti al taglio in localizzazioni particolari: sopra ad abitati e infrastrutture o habitat di specie particolarmente tutelate come il gallo cedrone. È stato, infatti, attivato un bando con fondi statali da 650mila euro. I soggetti pubblici e privati proprietari dei terreni possono presentare domanda di incentivo al Servizio Foreste della Provincia entro il 31 ottobre 2023.
Si è poi proceduto con modifiche alla norma della legge provinciale del 2007, presentate da Alessandro Wolynsky, direttore dell’ufficio provinciale pianificazione selvicoltura ed economia forestale. Da un lato, l’obiettivo è quello di semplificare: le assegnazioni di taglio di materiale bostricato vengono estese fino al 50% rispetto all’assegnazione iniziali, in base alla progressione dell’infestazione. Inoltre, è previsto un dimezzamento dei tempi per le autorizzazioni paesaggistiche ed edilizie, nonché in materia di vincolo idrogeologico e di polizia idraulica, per la realizzazione di infrastrutture necessarie alla rimozione del legname.
Dall’altro si lavora alla prevenzione: nei comuni catastali classificati come a medio o elevato rischio di progressione della diffusione del bostrico sono state sospese per 2 anni le nuove autorizzazioni di taglio, nei boschi a prevalenza di abete rosso, che non siano necessarie per gli interventi di selvicoltura. Nei catasti ad elevato rischio con boschi a prevalenza di abete rosso, sono sospesi per 2 anni i tagli con autorizzazioni già rilasciate, qualora il taglio non sia già stato eseguito in tutto o in parte. Niente paura, il bollino rosso non è indelebile: «Si tratta di un piano dinamico che viene aggiornato progressivamente», specifica Wolynsky.