Il report
giovedì 29 Giugno, 2023
di Ambra Visentin
A colpi di progetti di ricerca scientifici di alta qualità, l’Università di Trento continua a dar battaglia alle concorrenti nazionali e torna a mostrarsi più combattiva nell’arena internazionale rispetto all’anno scorso. Infatti, secondo la QS World Ranking, la classifica delle migliori università del mondo, Trento avrebbe mantenuto un buon punteggio fra le università italiane, posizionandosi all’undicesimo posto con 26.3 punti, seguendo, con poco distacco, grandi atenei quali la Federico II di Napoli (32.3) e il Politecnico di Torino (39.2). In cima alla lista troviamo il Politecnico Milano (55.2), la Sapienza di Roma (52.9), l’Alma Mater di Bologna (50.5) e Padova (43).
Trento è tornata a riaffermarsi con più forza anche fra i grandi atenei del mondo, recuperando terreno e risalendo di 30 posizioni rispetto all’anno scorso. Si tratta di un’inversione di tendenza dopo le precedenti annate contrassegnate da un andamento meno positivo: dal 2020 al 2023 l’ateneo aveva perso quasi 70 posizioni.
Quacquarelli Symonds (QS), il principale fornitore di servizi, analisi e approfondimenti per il settore dell’istruzione superiore a livello mondiale, ha utilizzato, ai fini della comparazione, sei criteri: reputazione accademica, reputazione del datore di lavoro, rapporto studenti-facoltà, citazioni per facoltà, internazionalità del personale docente, percentuale di studenti internazionali, rete internazionale di ricerca, risultati occupazionali e sostenibilità dell’ateneo.
L’Università di Trento si distingue, con un punteggio totalizzato pari a 61 punti, per la sua rete di collaborazioni internazionali particolarmente estesa che costruisce ponti verso tutti i continenti. «Non si tratta solo di papers scientifici – ci spiega la Prorettrice Vicaria dell’università di Trento Paola Iamiceli – bensì di progetti di ricerca di diverso tipo, in collaborazione con università in tutto il mondo. In alcuni casi lavoriamo con atenei che si trovano in cima alla classifica, ad esempio con la National University of Singapor (all’ottavo posto nella classifica internazionale ndr)».
E non finisce certo qui: «I 44 punti totalizzati nella categoria delle citazioni per facoltà (criterio che misura l’intensità e il volume relativo della ricerca svolta in un istituto, tenendo conto delle sue dimensioni, ndr) riflettono l’elevata qualità della nostra ricerca e dei nostri ricercatori» osserva Iamiceli. Trento di distingue anche per la sua sostenibilità (34.9 punti), un criterio di valutazione che, come si legge sul sito di QS, sarebbe stato aggiunto recentemente in considerazione della crescente importanza attribuitagli dagli studenti in fase di scelta dell’ateneo di studi.
Risultati meno soddisfacenti emergono, invece, per le categorie «reputazione del datore di lavoro» (8.9) e «risultati occupazionali» (9.3). Quest’ultimo indicatore, anch’esso di recente introduzione, fa riferimento sia al tasso di occupazione degli ex studenti che all’influenza degli stessi sui relativi ambiti di competenza nel mondo del lavoro: «In ambito occupazionale possiamo ancora crescere in futuro – spiega la Prorettrice Vicaria – Una grande università ha un vantaggio competitivo, rispetto ad un ateneo più piccolo e giovane, che le viene dato dalla sua dimensione e dalla sua visibilità».
Da considerarsi in qualche modo incompleto il punteggio relativo alla percentuale di studenti internazionali (6.2). «L’università di Trento vanta programmi di studio sempre più internazionali, di cui siamo orgogliosi. Lavoriamo molto per permettere ai nostri studenti di integrare nel loro percorso di studi anche esperienze all’estero. Credo che questo aspetto non venga sufficientemente considerato in questa classifica». In merito ai risultati meno brillanti degli ultimi anni Iamiceli commenta: «Queste valutazioni sono frutto di un lavoro serio e uno strumento di conoscenza di noi stessi. Negli anni ci siamo mantenuti in una fascia di buon livello. Occorre però guardarli con un po’ di prudenza». Le variazioni in classifica potrebbero, infatti, essere legate sia al numero di nuove università che vi sono confluite – 1500 rispetto alle 1418 dello scorso anno), sia ai nuovi criteri introdotti di recente, menzionati in precedenza.
L’obiettivo, per il futuro, è mantenere alto il livello. Si lavora al disegno dell’offerta accademica, a nuovi corsi di studio e progetti di ricerca.
Non si perdono di vista anche altri problemi, quali la difficoltà a trovare casa a prezzi ragionevoli. L’ateneo continua a dare «supporto ad Opera Universitaria per l’individuazione di nuovi spazi».