Emergenza debiti

domenica 9 Luglio, 2023

Mutui e prestiti, rate non pagate per oltre 2 miliardi: in difficoltà più di 20mila famiglie trentine

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Nelle banche della regione 239 milioni di fidi e mutui deteriorati. Ma le aziende di recupero crediti sono a caccia di una cifra dieci volte maggiore

Duemila famiglie della regione, 1.200 delle quali trentine, hanno debiti in sofferenza con le banche per 56 milioni di euro. Ma questa è solo una piccola parte del problema. Se consideriamo anche gli altri crediti deteriorati del sistema bancario, i debiti non pagati dalle famiglie in Trentino Alto Adige salgono a 239 milioni. Poi ci sono i debiti insoluti che le banche hanno ceduto all’esterno per ripulire i loro bilanci. Ci sono le rate non pagate dell’acquisto della macchina o dello smartphone, il debito con la società finanziaria, i premi assicurativi rimasti indietro. E soprattutto, a partire dall’anno scorso, le bollette non pagate perché diventate improvvisamente troppo care. Il rosso totale delle famiglie, almeno 20mila in Trentino, il doppio in regione, sale a oltre 1,1 miliardi. Se poi ci aggiungiamo le piccole imprese, le rate totali non pagate arrivano a qualcosa come 2 miliardi 232 milioni, con un balzo dell’85%, quasi il doppio, nell’ultimo anno.
Sono quasi un milione le famiglie italiane, strette tra la morsa dei tassi e la corsa dell’inflazione, in arretrato con le scadenze relative a prestiti bancari per 15 miliardi, spiega il sindacato Fabi nel suo rapporto uscito ieri basato su dati della Banca d’Italia. A fine marzo in Trentino Alto Adige le rate non pagate alle banche ammontano a 239 milioni. Di essi, 56 milioni sono sofferenze, cioè debiti che non saranno più rimborsati, 165 milioni sono inadempienze probabili, dove si segnalano difficoltà nei pagamenti ma la situazione non è ancora compromessa, 18 milioni sono rate scadute. Per quanto riguarda invece la finalità, ammontano a 95 milioni i mutui deteriorati. Le difficoltà delle famiglie, sostiene la Fabi, riguardano soprattutto i mutui a tasso variabile, particolarmente colpiti dall’aumento del costo del denaro portato dallo zero al 4% in undici mesi: questa categoria di prestiti immobiliari rappresenta un terzo del totale dei mutui erogati. Altri 26 milioni sono rate non pagate del credito al consumo, 118 milioni altri prestiti in sofferenza.
Ma i crediti deteriorati rimasti in pancia alle banche sono ormai una quota minore dei debiti insoluti. Secondo l’ultimo rapporto Unirec, l’associazione delle imprese di recupero crediti, aggiornato al 2022, gli importi non pagati da famiglie e piccole imprese e affidati al recupero sono arrivati l’anno scorso in Italia a sfiorare i 200 miliardi, il 25% in più dei 160 miliardi dell’anno precedente. Di essi, 105 miliardi sono crediti ceduti da banche e finanziarie a soggetti terzi e altri 41 miliardi sono importi gestiti in proprio dalle società di recupero. Ormai il grosso delle rate non pagate non fa più capo al creditore originario.
In Trentino Alto Adige nel 2022 le imprese Unirec hanno trattato 340mila pratiche in conto terzi, per un valore complessivo di 1 miliardo 739 milioni, più del doppio dei 680 milioni dell’anno precedente. Le pratiche non corrispondono ai debitori, perché una famiglia o un’azienda può avere più debiti non pagati, la rata del mutuo insieme alla bolletta o al premio assicurativo. I debitori effettivi possono essere stimati in circa 40mila famiglie, di cui oltre 20mila trentine, e 4.500 imprese, di cui più di 2.000 trentine.
Dell’ammontare affidato alle società di recupero crediti, l’anno scorso sono stati recuperati 144 milioni, l’8% del totale, una performance inferiore alla media italiana che è al 10%.
A queste cifre vanno aggiunte le somme che le società di recupero gestiscono in proprio, di cui cioè sono diventate creditrici. In regione sono pari a 493 milioni. Il totale fa, appunto, 2,2 miliardi. Di essi, oltre 1,1 miliardi sono debiti delle famiglie, più di 1 miliardo soldi dovuti da imprese e professionisti. Le rate non pagate sono esplose l’anno scorso soprattutto nel comparto delle utility, cioè nelle bollette, oltre che nei settori bancario e finanziario, dove ha pesato la cessione dei crediti ma si è cominciato a vedere qualche problema provocato dall’aumento dei tassi di interesse.