Il caso

venerdì 5 Aprile, 2024

Regolamento al femminile in Università. Gli studenti e le studentesse di Udu: «Novità importante, ma ci aspettiamo anche azioni concrete»

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Secondo il sindacato studentesco: «Questo documento non può e non deve essere preso di mira da una classe politica che potrebbe cambiare un sistema e una cultura, ma si preoccupa solo di dare aria alla bocca»

La decisione dell’Università di Trento di varare un nuovo regolamento che prevede il femminile sovra-esteso ha fatto scatenare varie reazioni, sia tra gli esperti del linguaggio che nel mondo della politica. A prendere la parola ora sono gli studenti e le studentesse di Udu Trento il sindacato universitario. Secondo loro da una parte va difesa la decisione presa dall’ateneo, ritenuta una novità importante, da chi lo attacca strumentalmente. Ma dall’altra si torna a chiedere anche un maggiore impegno all’interno dell’ateneo per risolvere i problemi di disparità di genere evidenti.

Di seguito il comunicato:

«Il nuovo Regolamento generale di Ateneo, varato dal Consiglio di
Amministrazione di UniTn giovedì 28 marzo e in cui si utilizza il cosiddetto
“femminile sovraesteso” per le cariche accademiche e per i riferimenti di
genere, rappresenta una novità importante nel panorama della nostra
università, ma che necessita una più ampia contestualizzazione.
L’assessora alle Pari Opportunità della Pat Francesca Gerosa, dichiarando
di ritenere inutile l’utilizzo del femminile sovraesteso e sostenendo che le
donne devono imparare a “fare rete per arrivare in alto”, non fa altro che
confermare che la giunta provinciale e i partiti di destra che ne fanno
parte non sono realmente interessati a migliorare la condizione delle
persone di genere femminile. Accusa ancora una volta le stesse donne di
concorrere alla loro condizione di disparità.
Noi, come studentesse dell’Università di Trento, riteniamo che il
linguaggio sia importante, in quanto non solo mezzo di comunicazione,
ma portatore di messaggi politici.
Il suo utilizzo definisce programmi e idee; tali idee pare chiaramente
infastidiscano una determinata classe politica che, per cavalcare l’onda di
una indignazione da loro inventata, devono portare una questione
inesistente ad essere di rilievo nazionale con l’unico scopo di dare voce ad
idee cristallizzate ad altre epoche.
Vogliamo tuttavia sottolineare che non sarà certo un documento scritto al
femminile a rivoluzionare problemi che esistono in tutte le università
italiane come il gender pay gap, le violenze verbali, attacchi fisici e non
che, come dimostrato dall’indagine svoltasi a Torino, le studentesse
ricevono quotidianamente nelle facoltà.
Anche la didattica universitaria dimostra l’assenza di corsi che trattano
delle donne autrici, filosofe, ingegnere o matematiche che, pur avendo
segnato la loro epoca, rimangono ancora confinate nell’oblio.
In particolare, per quanto riguarda l’Università di Trento, segnaliamo
tramite il Bilancio di Genere dell’Università la scarsissima presenza di
professoresse nei dipartimenti scientifici, che riflette una tendenza più
generale che disincentiva le persone di genere femminile a iniziare e
proseguire un percorso di laurea STEM, la quasi assenza di direttrici nei
vari dipartimenti (1/14) e una sola Rettrice nella storia del nostro Ateneo.
Il nuovo Regolamento di Ateneo quindi è divenuto simbolo involontario di
un cambiamento che dà fastidio.
Nonostante non accetteremo che venga utilizzato per coprire le omissioni
e le criticità che la nostra università presenta, questo documento non può
e non deve essere preso di mira da una classe politica che potrebbe
cambiare un sistema e una cultura, ma si preoccupa solo di dare aria alla
bocca. Noi saremo sempre dalla stessa parte. Quella dell3 student3».
L3 student3 dell’Università di Trento.
Udu Trento