Il protagonista

giovedì 12 Settembre, 2024

Reinhold Messner compie 80 anni: i 14 Ottomila, la morte del fratello, la lite dei figli per l’eredità, i 75 libri scritti e lo Yeti

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Il grande alpinista ha affidato ad un libro la sua storia: «Ho raggiunto la destinazione»

Pochi, pochissimi giorni e per il sudtirolese/ altoatesino più famoso nel mondo, sarà il momento di un appuntamento importante. Se qualcuno pensasse a Jannik Sinner, si sbaglia. L’educato ragazzo di Sesto Pusteria è appena agli inizi del suo cammino, per quanto già lastricato di successi. L’appuntamento riguarda invece Reinhold Messner, che il prossimo 17 settembre taglia il traguardo degli 80 anni. E lo fa, nel suo stile, in un modo che non passa certo inosservato. L’alpinista più noto del pianeta ha voluto che i suoi 80 anni coincidessero con un suo nuovo libro. I maligni o chi proprio non lo sopporta – e sono tanti, nella sua terra, da Salorno al Brennero – commenteranno certamente con un “ancora un libro, ma quanti ne ha fatti, non smette mai questo rompiscatole?” Beh, sappiano i curiosi che quell’enciclopedia imperfetta che è Wikipedia segnala che in Italia di libri firmati Reinhold Messner ne sono usciti finora settantacinque. Il primo, 53 anni fa, ebbe come editore Athesia. Per come sono poi andate le cose, dopo, una annotazione bibliografica che sta tra il beffardo e il curioso.

Epperò questo libro degli 80 anni è, a suo modo, un avvenimento. “La mia vita controvento”, questo il titolo (Corbaccio l’editore) ci consegna un Messner intimamente ferito e ferocemente politico. Le 340 pagine divise in 55 svelti capitoli in realtà null’altro sono se non l’archivio, privato e pubblico, che l’alpinista – ma anche scrittore, esploratore, politico – ha evidentemente raccolto. Ora, con una operazione editoriale controvento anch’essa, rovescia tutte le carte sul tavolo. Mette in fila vicende personali, la storia della sua famiglia, le imprese alpinistiche, le feroci polemiche che lo hanno investito, lo Yeti e i suoi Musei della montagna. Grande lo spazio riservato alla tragica fine del fratello Günther, con lui sul Nanga Parbat. A futura memoria, sembra quasi concedersi il lusso di riportare quanto di più duro, talvolta infamante, gli venne scritto contro. Sceglie di riprodurre, nel “suo” libro, decine di articoli, interviste, lettere di altri, fossero giornalisti o alpinisti, non importa. Ed è grande, per non dire enorme, lo spazio concesso appunto alle voci “contro”, a chi lo ha attaccato in oltre mezzo secolo di sua presenza costante e continua sotto i riflettori. La mia è stata ed è una vita controvento, sembra dire. E gli 80 anni sono l’occasione per ricordare – con certosina pazienza – tutti i venti che hanno soffiato contro di lui. Quelli veri, quelli che soffiano – e che elenca a suo modo e sono tredici, dal vento a favore al tornado – e quelli che sono venti che soffiano sotto forma di persone. È un uomo da una parte appagato, altrettanto certamente stanco, eppure orgoglioso nel rivendicare il cammino fatto, quello che affida ad un libro una sorta di resa dei conti finale, che si toglie non pochi sassolini dagli scarponi. E che, a chi l’ha amato e a chi l’ha denigrato, replica con una citazione di Nietzsche: “Tu costringi molti a cambiare opinione nei tuoi riguardi; a causa di ciò ce l’avranno con te. Sei arrivato loro vicino ma sei poi passato oltre e questo non te lo perdoneranno mai. Tu passi oltre, ma quanto più in alto sali, tanto più piccolo ti vede l’occhio dell’invidia.”

Libro duro, laddove Messner ribadisce quanto era già trapelato in questi ultimi mesi. Lo mette nero su bianco: pochi anni fa si è trovato di nuovo di fronte al nulla, come gli era accaduto in talune estreme spedizioni. Espulso dalla famiglia, racconta, la maggior parte dei sogni realizzati e davanti a lui solo l’invecchiamento. Ha preso atto della sua condizione, “non era destino”, e ha vissuto per quasi un anno come una persona sola, pellegrino, “un eremita nella soffitta di Castel Juval”.

Libro politico, laddove ripercorre le scelte – con Alex Langer nei Verdi, soprattutto – che gli sono costate l’ostracismo di quel mondo tedesco che, in Alto Adige, ha avuto per decenni l’SVP come baluardo apparentemente inscalfibile. Certo, nulla di nuovo. Se non la scelta di farsi gli auguri per gli 80 anni – al suo fianco la moglie Diane, “che mi ha salvato la vita” – ricordando le polemiche sullo strapotere di qualcuno nel controllo dei mezzi di informazione (e in una intervista, riproposta nel libro, Messner accostava Silvio Berlusconi a Michl Ebner) e le sue battaglie ambientali. “Persone e fazioni intere si sono scagliati contro di me, ripetutamente in tutte le diverse fasi della mia vita”. E, ancora: “Athesia non ha mai perso occasione per contrastare il mio operato per cinque decenni”. Eppure, “la ricerca della felicità non ci porta fino in cima, né sono l’onore, la fama, la ricchezza e il potere a farci fare l’ultimo passo; è sempre l’entusiasmo a permettere di realizzare i sogni. In tutta la mia vita non ho sperimentato altro che una ripresa economica, e ora che le cose stanno precipitando in Europa, mi faccio da parte. Ho raggiunto la mia destinazione”.

L’uomo che per primo ha salito i 14 Ottomila del pianeta, e che nel piccolo Alto Adige / Sudtirolo ha trovato le salite più ostiche, si congeda così: con una infornata di documenti e considerazioni su ciò che ha attraversato la sua vita, a suo modo unica, e con le citazioni sparse ovunque, nelle pagine de “La mia vita controvento”. E in quelle parole, spesso non sue, sembra specchiarsi. Da Confucio: “Esigete molto da voi stessi e aspettatevi poco degli altri. Questo vi farà risparmiare un sacco di problemi”. Ad Elsbeth Wallnöfer: “I custodi della patria, queste associazioni, con questa tendenza ossessiva a voler custodire tutto, sono la più piccola unità totalitaria che uno Stato, un Paese o un popolo siano in grado di produrre”.