Sanità
domenica 29 Settembre, 2024
di Davide Orsato
Aveva chiesto, semplicemente, che venisse rispettata una regola: quella di non fumare nel cortile, dove è vietato, ma di recarsi nella stanza fumatori. Per tutta risposta è stato aggredito. Prima travolto con una testata, poi picchiato mentre era a terra. Ancora una volta, la vittima è un operatore sanitario di una struttura considerata estremamente delicata, la Rems, la residenza per l’applicazione di misure di sicurezza, di Pergine. Ma si tratta dell’ultima di una lunga serie che vede protagonista sempra una stessa persona, un giovane paziente con svariate denunce e che solo poche settimane fa si era reso protagonista di un altro agguato ai danni di un altro operatore, che aveva sorpreso colpendolo con una sedia. Il tutto è accaduto nella mattinata di ieri, attorno alle 10.30. L’operatore si è fatto male: è stato curato al pronto soccorso del Santa Chiara. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Borgo Valsugana che hanno accompagnato il paziente all’ospedale, sempre, di Borgo. Gli operatori sanitari e gli infermieri che lavorano nella struttura sono abituati a dover fronteggiare situazioni a rischio. Preoccupa, però, la serie di episodi recenti, alcuni dei quali hanno visto coinvolto lo stesso paziente di ieri. Gli operatori hanno inviato un report all’Apss, con cui è stato segnalato il caso critico. Chi lavora nella Rems ha sollevato perplessità riguardo alla gestione. La struttura è a tutti gli effetti un luogo dove si scontano misure stabilite da un tribunale e pertanto sottoposto a vigilanza. «Ma rispetto ad altre realtà analoghe in Veneto e in Lombardia — sottolineano alcuni lavoratori — c’è una maggiore libertà e manca, ad esempio una stanza di contenimento da utilizzare qualora un soggetto problematico non risponda a terapie». Ad essere avvisati dell’episodio di ieri anche le sigle sindacali. «Si tratta dell’ennesimo episodio — sottolinea il segretario di Uil Funzione Pubblica, Giuseppe Varagone — di violenza subita dal personale medico ed infermieristico. Il fatto che sia avvenuta nella Rems non dove normalizzare l’accaduto. Torniamo a chiedere un tavolo con la direzione per affrontare il tema, una richiesta a cui non è mai stato dato seguito». Cautela da parte dell’Apss che preferisce non commentare l’episodio. «La Rems di Pergine, attiva dal 2015, ha dieci posti e ha seguito in questi anni 70 pazienti — spiega il dottor Lorenzo Gasperi, direttore dell’unità operativa di psichiatria dell’area Est —. L’equipe multiprofessionale (medici, psicologi, infermieri, tecnici della riabilitazione psichiatrica, operatori sanitari, vigilanza non armata) ha finora operato con grande impegno e dedizione in un contesto in cui la cura e la custodia sono state garantite in modo dialettico e senza particolari difficoltà. In questi anni si sono registrati alcuni eventi critici che sono sempre stati gestiti insieme alle forze dell’ordine e non hanno avuto conseguenze gravi per i pazienti e gli operatori, così come non risultano richieste di una diversa gestione della struttura». Sarebbero in corso approfondimenti sul paziente coinvolto nel caso, per accertare se ha requisiti medici per poter rimanere nel centro di Pergine.
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