i costi
venerdì 5 Gennaio, 2024
di Francesco Terreri
I consigli di amministrazione delle 42 aziende pubbliche di servizi alla persona (Apsp) e della cooperativa sociale Spes, che gestiscono le residenze per anziani (Rsa) del Trentino, hanno approvato i bilanci di previsione 2024 che chiudono in pareggio grazie agli aumenti delle rette pagate dagli ospiti e dalle loro famiglie. La Provincia ha concesso dopo molti anni di alzare le tariffe cosiddette alberghiere, cioè la parte del costo della residenzialità pagata dagli utenti, con alcuni limiti. Considerando 30 strutture sulle 48 totali, comprese quasi tutte le più grandi, l’aumento medio deliberato è del 3%, un po’ superiore al tasso di inflazione previsto per quest’anno, pari al 2,3%. In pratica in queste Rsa si passa da una retta media (non ponderata) di 48,50 euro al giorno ad una retta media superiore a 50 euro al giorno e l’aggravio annuo per le famiglie si attesta sopra i 500 euro. Non tutti quindi hanno utilizzato l’intero margine concesso da Piazza Dante, che arrivava ad aumenti di 3 euro massimi per chi avesse la retta inferiore alla media ponderata provinciale e di 2 euro massimi per chi fosse sopra la media. Molte Rsa riescono a recuperare con questi aumenti il deficit messo in moto dall’inflazione. Alcune non ce la fanno neanche utilizzando tutto il margine di incremento. Resta però l’incognita se effettivamente l’inflazione si fermi vicino al 2% o se rimanga ad un livello maggiore. E restano le richieste di molte Apsp di avere più posti disponibili e più personale per far fronte alla domanda crescente. I conti si faranno a metà anno, quando la Provincia farà l’assestamento di bilancio e l’assessore competente Mario Tonina si è detto disponibile a riconsiderare l’altra componente, la retta sanitaria, quella che versa Piazza Dante, senza gravare ancora sulle famiglie.
L’Upipa, l’associazione delle Apsp, sta raccogliendo i dati per presentare il quadro completo. «Abbiamo detto fin dall’inizio che gli aumenti vengono applicati secondo le necessità di ciascuno – dice la presidente Michela Chiogna – cercando di contenere l’impatto sulle famiglie e pareggiando i conti, salvo qualche situazione ancora tesa, dove anche applicando il massimo degli aumenti non si arriva all’equilibrio».
Il direttore di Spes Italo Monfredini conferma che le strutture di Trento città, che hanno rette superiori alla media provinciale, hanno deciso l’aumento massimo, 2 euro al giorno: Villa Belfonte passa da 54,85 a 56,85 euro, Cadine da 53,55 a 55,55 euro, Via Veneto da 54,25 a 56,25 euro. «Con questi aumenti si tampona una falla – dice – ma c’è ancora la necessità che la Provincia aumenti la quota sanitaria, dopo l’aumento della retta alberghiera doloroso per le famiglie, anche se le nostre rette sono più basse delle altre regioni. Ora la giunta provinciale non poteva toccare il bilancio, ma l’assessore Tonina ha dato la disponibilità a discuterne nel primo veicolo possibile, la finanziaria di assestamento a metà anno».
Anche le altre Rsa di Trento città, e da quanto trapela, pur non essendoci l’ufficialità, la Vannetti di Rovereto, alzano le rette di 2 euro al giorno, avendole già sopra la media. Alla Civica di Trento si passa da 52,50 a 54,50 euro, alla Grazioli di Povo da 51,50 a 53,50 euro, alla De Tschiderer da 50,20 a 52,20 euro. Alla Campagnola di Avio si sale da 47,50 a 50 euro, alla Benedetti di Mori da 49,08 a 51,08 euro, a Casa Laner di Folgaria da 48,90 a 50,90 euro. La Apsp Città di Riva ha aggiornato la sua retta da 49 a 50 euro ma, come si legge nella delibera, «non considerando l’apertura della nuova struttura di Rsa denominata Cittadella dell’accoglienza (prevista ad aprile ndr)» con una serie di incertezze non risolte su posti letto e personale.
La Fondazione Comunità di Arco ha alzato la retta da 47 a 49 euro, la Residenza Molino di Dro da 48,50 a 49,90 euro, la Giacomo Cis di Bezzecca (Ledro) da 45 a 48 euro. La Rosa dei Venti di Borgo Chiese è passata da da 44 a 45,50 euro, la Padre Nicolini di Pieve di Bono-Prezzo da 44 a 45, la Apsp Giudicarie Esteriori di Bleggio Superiore da 49,08 a 50,20, la San Vigilio Fondazione Bonazza di Spiazzo da 46,85 a 48,50 euro. A Cles la Rsa Santa Maria rincara da 46 a 47 euro al giorno, a Malè il Centro Servizi Socio Sanitari da 46,10 a 47,50 euro, a Lavis la Apsp Endrizzi passa da 49 a 51 euro, mentre a Mezzocorona la Cristani-De Luca sale da 47,89 a 48,50 euro. Rincarano anche la Casa di riposo Giovanelli di Tesero, da 48,50 a 50,97 euro al giorno, la S. Gaetano di Predazzo, da 48,20 a 50,97 euro, la Val di Fassa di Vigo di Fassa, da 48,40 a 50,20 euro, la San Giuseppe di Primiero, da 47,50 a 48 euro al giorno. In Valsugana, se la Redenta Floriani di Castel Ivano passa da 48 a 49,50 euro e la S. Spirito Fondazione Montel di Pergine da 49,05 a 50,05 euro, si trovano due casi in cui le rette rimangono ferme: a 47,30 euro al giorno alla Apsp S. Lorenzo di Borgo e a 48 euro alla Levico Curae. L’unico caso in cui la retta scende è l’Opera Romani di Nomi, dove si passa da 46,50 a 46 euro al giorno, con i conti in equilibrio grazie a razionalizzazione dei costi e consortilizzazione dei servizi, oltre a qualche rendita patrimoniale.