L'inaugurazione
martedì 20 Giugno, 2023
di Redazione
L’incanto di Orfeo della Villa romana di Trento, in via Rosmini, è stato svelato al pubblico nel pomeriggio di oggi, martedì 20 giugno all’inaugurazione del nuovo percorso della Tridentum sotterranea. All’evento – diretto dal capo Ufficio Stampa della Provincia Giampaolo Pedrotti – sono intervenuti il vicepresidente della giunta provinciale Mario Tonina, il sindaco di Trento Franco Ianeselli, il soprintendente per i beni culturali Franco Marzatico, Sergio Divina presidente del Centro Servizi Culturali S.Chiara, il direttore dell’Ufficio beni archeologici Franco Nicolis e l’archeologa Cristina Bassi referente delle ricerche condotte nella villa. In collegamento anche l’assessore all’istruzione, università e cultura Mirko Bisesti, il quale ha sottolineato l’impegno e lo sforzo della Provincia nel restituire alla comunità la struttura. La villa è un magnifico esempio di residenza signorile nella città di duemila anni fa. Situata al di fuori di quella che era la cinta urbica di Tridentum, fu costruita nel corso del I secolo d.C. e abitata fino al III secolo d.C. La prestigiosa abitazione prende il nome dal grande mosaico policromo di Orfeo che decora il vano di rappresentanza. Le ricerche archeologiche, i restauri e gli allestimenti condotti dall’UMSt Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Provincia autonoma di Trento hanno permesso, dopo anni di inagibilità, di restituire alla città un luogo importante per la comprensione e la ricostruzione della sua storia più antica. L’apertura è resa possibile grazie all’accordo per la gestione del sito sottoscritto dall’UMSt Soprintendenza per i beni e le attività culturali, dal Centro Servizi Culturali Santa Chiara e dal Comune di Trento. Il nuovo allestimento andrà ad arricchire l’itinerario della Trento sotterranea del quale fa già parte lo Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas in piazza Battisti. A partire da domani, mercoledì 21 giugno, la Villa di Orfeo è visitabile da martedì a domenica con orario 9-30-13/14-18 e con lo stesso orario anche lunedì 26 giugno in occasione della festività di San Vigilio, patrono di Trento.
“Con questo intervento – ha spiegato il vicepresidente della giunta provinciale Mario Tonina – riportiamo alla luce, nel suo pieno splendore, un pezzo importante della nostra storia, della storia della città di Trento. Poco più di due anni fa abbiamo inaugurato il Parco Archeo Natura di Fiavè, a dieci anni dall’iscrizione delle palafitte trentine nella lista dei patrimoni Mondiali UNESCO: un sito unico e dal grandissimo valore storico, archeologico ed ambientale per il nostro Trentino; oggi, dopo anni di impegno da parte delle amministrazioni coinvolte e della Soprintendenza per i beni culturali del Trentino, restituiamo alla comunità trentina un altro luogo importante per la nostra storia, per la nostra identità. Un luogo speciale, dominato da questo immenso, bellissimo mosaico, anche se a ben guardare è l’intera villa di Orfeo a essere idealmente un grande mosaico, all’interno del quale trovano spazio tessere che ci raccontano importanti pezzi delle nostre lontane radici. Riscopriamo dunque un sito prezioso, che testimonia un’epoca significativa della storia del nostro territorio, e che ci ricorda al contempo la profondità storica della cultura e dell’identità trentine”.
“Quella di oggi è una giornata che ho atteso molto – ha ammesso nel suo messaggio l’assessore Bisesti -. Già a inizio legislatura avevo preso a cuore la questione dell’annosa riapertura della Villa romana, uno dei luoghi simboli più belli, più identificativi del nostra Trento romana chiuso ormai da più di 20 anni. Un tempo che ha pesato per una generazione, ma ci siamo impegnati tutti assieme per far sì che si potesse arrivare alla riapertura e oggi possiamo apprezzare un luogo che dà ulteriore valore al patrimonio culturale e storico della città di Trento e di tutto il Trentino”.
Se Franco Marzatico ha spiegato come il sito archeologico sia stato un luogo di prestigio e benessere e come sia rappresentativo di un passato straordinario della città, il sindaco di Trento Franco Ianeselli e Sergio Divina hanno ricordato la grande potenzialità del luogo che si aggiunge ai siti archeologici già esistenti; riaperto dopo 25 anni di chiusura, ora è di nuovo a disposizione per essere ammirato dai cittadini. Dal canto suo Franco Nicolis ha posto l’accento sulla storia della struttura nel contesto dell’epoca e come questo restauro permetta riportare a galla il passato della comunità e ha ricordato l’importanza di conoscere la storia antica della città. Infine, Cristina Bassi e Cristina Dal Ri hanno illustrato le caratteristiche della Villa e dei suoi spazi, i tempi e le modalità del suo recupero.
La storia
Il nucleo più antico della Villa di Orfeo fu edificato nel I secolo d.C., all’esterno della cinta urbica di Tridentum, quando lo splendidum municipium, come fu definito dall’imperatore Claudio nel 46 d.C., conobbe la sua fase più fiorente. La prestigiosa abitazione sorgeva in un quartiere che, alla luce di numerosi altri rinvenimenti, sembra fosse destinato a ricchi edifici nella zona accanto alle mura, non lontano da una delle porte di accesso alla città.
La villa, che si articola in due parti separate da uno spazio aperto dove si trova anche un pozzo, prende il nome dallo splendido grande mosaico policromo che si ammira nel vano di rappresentanza, dove il proprietario era solito ricevere i suoi ospiti. Si tratta di un vero e proprio tappeto musivo di 56 mq. al centro del quale è raffigurato Orfeo mentre siede su una roccia intento a suonare la lira per incantare gli animali con la sua musica. Il mitico personaggio è circondato da sei esagoni in ognuno dei quali compare un animale tra cui si distinguono una pantera, un cervo, un cane, un cavallo, un felino e un orso. Lo stile e il tipo di decorazione permettono di datare il mosaico tra il 90 e il 180 d.C.
Oltre a questo magnifico ambiente principale, la villa disponeva di numerosi vani, fra i quali la cucina e un impianto termale con spogliatoio e stanza per il bagno caldo dotati di riscaldamento a pavimento. Indice di raffinatezza è anche un secondo ambiente decorato finemente con un mosaico policromo con quadretti raffiguranti il nodo di Salomone e al centro un kantharos, un recipiente per bere. L’edificio era inoltre completato da grandi giardini, spazi verdi che abbellivano ulteriormente la dimora, ai quali si accedeva direttamente dalle stanze della casa.
La villa, come gli altri complessi residenziali costruiti all’esterno della cinta muraria di Tridentum, venne progressivamente abbandonata a partire dalla seconda metà del III sec. d.C. in concomitanza con le prime calate delle popolazioni barbariche. Ai ricchi proprietari si sostituirono famiglie meno abbienti che apportarono sostanziali cambiamenti, riducendo le dimensioni delle stanze e trasformando la sala del mosaico di Orfeo in cucina. Nel corso del VI secolo i cortili furono adibiti ad aree di sepoltura e il complesso seguì le sorti del resto della città che venne progressivamente inglobata nella Trento medievale e moderna, scomparendo alla vista per riemergere solo nel Ventesimo secolo grazie alle ricerche archeologiche.
Alla villa, situata come gli altri siti di Tridentum, circa 3 metri sotto il suolo attuale, si accede da via Rosmini, non lontano dalla chiesa di Santa Maria Maggiore.
Il percorso di visita è corredato da pannelli informativi in tre lingue (italiano, inglese e tedesco) ed è arricchito da una vetrina con reperti, alcuni dei quali testimoniano che l’area era già frequentata in età preromana, come dimostra la spilla in bronzo a forma di cavallino, databile tra il VI e il IV sec. a.C, appartenente forse a una donna dell’aristocrazia locale. Tra gli oggetti di età romana rinvenuti sono numerosi quelli attinenti alla cucina e alla tavola, fra i quali mortai in pietra, colini, utensili in ferro, brocche, bottiglie e recipienti utilizzati sia per la conservazione dei cibi sia per la cottura. Non mancano raffinati manufatti, bicchieri e coppe per bere in vetro e ceramica finemente decorati provenienti dall’area padana, ma sono attestate anche ceramiche africane. I frammenti di anfore testimoniano l’importazione di prodotti alimentari, olio e vini pregiati, dall’area padano-alto adriatica e dalle isole del Mediterraneo orientale. La presenza di due ami da pesca in bronzo è indice di attività ittica legata alla vicinanza del fiume Adige che scorreva a poche centinaia di metri dalla villa. Emblematico dell’agiatezza dei proprietari è il ritrovamento di ostriche probabilmente provenienti dal Mar Adriatico. Tra gli oggetti di ornamento, di particolare interesse è una gemma vitrea, utilizzata come sigillo. Altri reperti riportano alla sfera femminile come gli spilloni, aghi e pesi da telaio. Tra i rinvenimenti anche 28 monete in bronzo, alcune tagliate a metà, che vanno dall’età repubblicana al IV sec.d.C. A queste si aggiunge un raro denaro d’argento di Carlo Magno coniato dalla zecca di Mediolanum (Milano) attorno all’800.
Nel nuovo allestimento le pareti del sito sono state dipinte con immagini che rievocano da un lato lo skyline della città romana vista dalla villa con il muro di cinta e le torri e dall’altro il giardino e gli spazi verdi che abbellivano la prestigiosa abitazione.
Completa il percorso di visita un video immersivo che aiuta a localizzare la posizione della villa nel contesto di Tridentum e propone la ricostruzione virtuale della città romana e dell’edificio, trasportando il visitatore in un appassionante viaggio attraverso i secoli. Il filmato è arricchito da rare e originali musiche eseguite al cospetto del mosaico di Orfeo con un antico strumento a corda ricostruito.
Il materiale informativo comprende una breve guida del sito – realizzata in tre lingue, italiano, inglese e tedesco – che riporta le informazioni contenute sui pannelli del percorso di visita e una pubblicazione di 64 pagine che presenta la storia delle ricerche archeologiche condotte nel sito, l’interpretazione dei dati di scavo e una panoramica dei ritrovamenti e dei reperti.
Orari di visita e tariffe di ingresso
La Villa di Orfeo è visitabile dal 21 giugno da martedì a domenica con orario 9-30-13/14-18 e con lo stesso orario anche lunedì 26 giugno in occasione della festività di San Vigilio, patrono di Trento. Il biglietto d’ingresso, che comprende anche l’accesso al S.A.S.S. Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas in piazza Cesare Battisti, avrà un costo di5 euro, ridotto 4 euro, mentre sarà gratuito per i bambini fino ai 14 anni e per le scuole. Come il S.A.S.S. la villa sarà convenzionata con le card Museum Pass e Trentino Guest Card, la card proposta agli ospiti delle strutture ricettive della provincia. Nel corso dell’estate sono previste visite guidate, laboratori e attività volti alla conoscenza della Tridentum romana a cura dei Servizi Educativi dell’Ufficio beni archeologici.
In occasione delle Feste Vigiliane, dal 21 al 26 giugno, alle ore 10, 11.30, 15 e 16.30 gli interessati potranno seguire le visite guidate gratuite a cura dei Servizi Educativi dell’Ufficio beni archeologici.
La scoperta e la storia della villa
Il nucleo corrispondente al sito della villa romana di via Rosmini è tra i luoghi più interessanti riportati in luce nel corso degli anni nel centro di Trento. Scoperto nel 1954, venne indagato archeologicamente dalla Soprintendenza alle antichità delle Venezie, allora competente per la tutela dei beni archeologici anche in Trentino, che mise in luce parte di un vasto e prestigioso complesso edilizio nel quale venne riconosciuta una domus extra moenia di età romana, collocata al di fuori della cinta muraria cittadina. Dell’edificio vennero indagati solo due corpi edilizi distinti e separati da uno spazio aperto con funzione di cortile. NeI settore orientale spiccava un prezioso ambiente con uno splendido pavimento a mosaico policromo con raffigurate scene della vita di Orfeo che con il suono della lira incanta le fiere. A seguito della scoperta, nel 1966 fu eseguita una prima musealizzazione. Data l’importanza delle strutture archeologiche e la volontà di garantirne sia la conservazione sia la fruizione pubblica vennero costruiti due distinti volumi, coperti ed ampiamente vetrati, che riparavano i resti murari lasciando scoperto il cortile. L’inaugurazione del sito e l’apertura al pubblico avvennero il 29 ottobre 1966 ma solo pochi giorni dopo, in seguito alla devastante alluvione del 4 novembre, le strutture antiche e moderne subirono importanti danni che ne imposero la chiusura. I successivi lavori di sistemazione e restauro si conclusero solo nel 1982 quando la villa poté finalmente essere riaperta.
Il sito rimase nelle competenze esclusive dello Stato fino al 1998 quando sia la proprietà sia le competenze vennero trasferite alla Provincia autonoma di Trento la quale, a causa della vetustà dell’immobile e della mancanza di idoneità alla visita ed apertura al pubblico, fu costretta a decretarne la chiusura e avviare un progetto di riqualificazione dell’intera area con la progettazione di una nuova copertura. Il nuovo progetto è stato approvato nel 2013 e i lavori hanno avuto inizio nel 2015. Contestualmente sono state condotte anche nuove indagini archeologiche in settori in passato non indagati ma interessati dalla nuova progettazione. A seguito di tali indagini sono stati effettuati rinvenimenti importanti e inaspettati che hanno comportato delle modifiche progettuali. La sistemazione dell’area è terminata nel 2022 con la costruzione di un unico volume edilizio posto a copertura dei resti archeologici in modo da restituire unitarietà al sito. Ultimati i lavori di restauro dei resti archeologici e approntato il percorso espositivo, l’area è aperta nuovamente al pubblico da mercoledì 21 giugno 2023.
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