La polemica

mercoledì 3 Luglio, 2024

«Ricordo della Marmolada, noi parenti delle vittime non siamo stati coinvolti»

di

Lo sfogo di due familiari a due anni dalla tragedia. «Nessuno ci ha invitati, amarezza»

A distanza di due anni la «cicatrice» sul ghiacciaio della Marmolada è ancora visibile. L’orologio segnava le 13, 43 minuti e 27 secondi, nel 2022, quando si è staccato un voluminoso pezzo di calotta dalla parte più alta del ghiacciaio. E 64 mila metri cubi di materiale sono ruzzolati a valle alla velocità di 50-80 metri al secondo sotto forma di colata di acqua, ghiaccio e roccia per un tratto di oltre due chilometri. Una furia devastante, che ha inghiottito tutti e tutto. Tanto da non lasciare scampo a undici persone — tra le vittime la trentina Liliana Bertoldi, 58 anni di Levico — e da ferirne altre sette, tra questi Davide Carnielli di Fornace e Giuseppe Spinelli di Pergine. Anche per i familiari e gli amici delle vittime la cicatrice è ancora presente. Sempre più dolorosa: il tempo invece che sanare la ferita la incide ancora di più. E gli interrogativi, i «se» e i «ma», ancora tormentano. Oggi con del dispiacere in più. «L’anno scorso si era tenuta una cerimonia a Passo Fedaia ma per il secondo anniversario non è stata organizzata alcuna commemorazione per i nostri cari. Una messa a Canazei? Nessuno ci ha invitati né tanto meno informati. C’è sorpresa e amarezza» fa sapere il padovano Luca Miotti, che nella valanga ha perso il fratello Davide, guida alpina, e la moglie di lui, Erica Campagnaro. Il parente non sapeva della messa che alle 18 verrà celebrata dal parroco don Mario Bravin nella chiesa parrocchiale (a seguire, alle 21, il cinema Marmolada ospiterà la proiezione del documentario “Marmolada 03.07.22”). «Provo un sentimento di abbandono, la vivo come un’assenza delle istituzioni: del resto era prevedibile che la Provincia non organizzasse nulla per un evento che è stato archiviato dalla Procura di Trento come imprevedibile» continua il familiare, da sempre convinto che non siano stati letti molti segnali, che ci siano state delle negligenze. «Proprio in questi giorni gli studiosi dell’Università di Trento hanno dichiarato che il ghiacciaio è stabile e quindi di libero accesso ma esperti e istituzioni che monitoravano la Marmolada due anni fa cosa avevano detto allora sullo stato del ghiacciaio? Cosa hanno prodotto gli studi fatti anche dagli uffici provinciali preposti per prevenire il rischio che si è concretizzato il 3 luglio 2022 in quella montagna molto frequentata, dopo due mesi caldissimi? Qualcuno avrebbe dovuto fare qualcosa di più, diramare avvisi?» insiste Luca Miotti. Per il padovano quel dannato 3 luglio 2022 «è stata comunque una data spartiacque: da allora alcune realtà e strutture anche trentine, come i rifugisti dell’Antermoia e il collegio di guide alpine, hanno fatto appelli e lanciato avvertimenti su rischi e precauzioni da adottare».
Fugatti: ricordo e lavoro
Una tragedia che purtroppo ha insegnato, come dalle parole del governatore Maurizio Fugatti, che ha fatto sapere come: «Il ricordo di un evento così imprevedibile è ancora vivo e forte nella nostra mente. La nostra solidarietà rimane forte con le famiglie delle vittime e con tutti coloro che hanno sofferto per questo evento. Ricordiamo con rispetto e gratitudine — le parole del presidente — e continuiamo a lavorare insieme per rafforzare la nostra resilienza di fronte a eventi naturali, per proteggere le nostre comunità e preservare la memoria di chi non c’è più» ancora Fugatti che ha voluto «riconoscere e onorare il coraggio e la dedizione degli operatori della protezione civile» impegnati quel giorno in quota. Un’area monitorata costantemente dalla Provincia, con radar e droni, anche in collaborazione con Università e Cnr.
Ferrari (Sat): «Il cambio»
Il presidente della Sat, Cristian Ferrari, che il pomeriggio precedente al distacco del seracco di Punta Rocca era sul ghiacciaio come presidente della Commissione Glaciologica della Sat, evidenzia come la valanga abbia comportato un «cambio di paradigma nell’approccio alla montagna». Per Ferrari «L’imprevedibile tragedia della Marmolada è riuscita a portare in modo crudo e violento all’attenzione della società civile e al mondo dell’alpinismo la realtà e gli effetti del cambiamento climatico anche alle alte quote — ha dichiarato — Il crollo ha costretto tutti ad un cambio di paradigma nell’approccio alla montagna, riscoprendone rischi, pericoli, limiti, ma anche valori dimostrati dalla gente di montagna, dai professionisti della montagna che in modo silenzioso e partecipe si sono caricati sulle spalle questa tragedia aiutando le famiglie a portarne il grande peso in tutta la lunga fase dei soccorsi».