il caso
domenica 3 Marzo, 2024
di Emanuele Paccher
Chico Forti, dopo 24 anni di detenzione negli Stati Uniti, rientrerà in Italia. La notizia, giunta come un fulmine a ciel sereno, è stata diffusa dalla stessa Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. In questi anni sono state numerose le personalità, politiche ma non solo, che si sono interessate del dossier di Chico Forti.
A manifestare una particolare vicinanza e un particolare affetto nei confronti del velista italiano da alcuni anni sono anche Andrea Bocelli e Veronica Berti. Negli scorsi mesi i coniugi Bocelli ci avevano raccontato (nell’edizione de il T quotidiano del 18 gennaio) il loro legame con Forti, nonché il loro auspicio al suo rientro in Italia. Ora che la premier ha annunciato il trasferimento di Chico, abbiamo colto l’occasione per scambiare qualche altra parola con il celebre tenore e l’imprenditrice.
Veronica Berti e Andrea Bocelli: da anni esprimete la vostra vicinanza a Chico Forti, detenuto in carcere dal 2000. Come avete appreso la notizia del rientro in Italia di Chico Forti? Qual è stata la vostra prima reazione?
Berti: «La notizia è arrivata con la forza di un tornado di gioia. Fin dalle prime ore del mattino avevamo avuto alcune avvisaglie importanti, sia dal fronte italiano che dagli Stati Uniti, ma non volevamo illuderci troppo e non ne abbiamo voluto far parola con nessuno. Alla fine, la conferma l’abbiamo avuta poco prima dell’annuncio in televisione, nel tardo pomeriggio, da parte della presidente Giorgia Meloni. Nostra figlia piangeva di gioia, davanti alla nostra felicità, alla nostra commozione. Da quel momento i telefoni di casa Bocelli sono letteralmente impazziti, con centinaia, forse migliaia di telefonate e di messaggi, da parte di amici che da ogni angolo del mondo volevano condividere con noi una così bella notizia».
Chico lo avete già sentito? Come ha reagito alla notizia?
Berti: «Lo sentiamo telefonicamente con cadenza pressoché quotidiana. Chico è felicissimo, e noi con lui. È una notizia che attendeva da molti anni».
Bocelli: «Nel 2020, una grande speranza poi disillusa ha rappresentato una ferita dolorosissima, per lui e per tutti coloro che gli vogliono bene. Ricordiamo che il suo trasferimento in Italia era stato già ratificato oltre tre anni fa, dal Governatore della Florida, in base alla convenzione di Strasburgo che permette ai detenuti di essere trasferiti nel proprio Paese d’origine per finire di scontare la pena. Chico, in questi 24 anni, si è sempre dichiarato innocente e non si è mai piegato a una ammissione di colpevolezza che pure gli sarebbe valsa uno sconto di pena, grazie al quale oggi sarebbe già un uomo libero».
L’ultima volta che siete andati a trovare Chico, come lo avete trovato? Era fiducioso?
Bocelli: «L’ultimo nostro incontro risale al giorno del suo compleanno, l’8 febbraio. Era preoccupato per la madre, che ha 96 anni e che, non essendo in grado di viaggiare, rischiava di non fare in tempo ad abbracciare il proprio figlio. Ma Chico non aveva certo perso quella fiducia, quella positività, quella forza morale che lo contraddistingue».
Eravate a conoscenza dell’interessamento della presidente del consiglio Giorgia Meloni al caso Forti?
Berti: «Sì, sapevamo che, ancor prima di diventare presidente del consiglio, Giorgia Meloni aveva preso a cuore la storia del nostro connazionale. E in cuor nostro eravamo certi che, anche davanti alle mille problematiche del caso, avrebbe agito con la giusta caparbietà fino a raggiungere l’obiettivo. Siamo profondamente grati a entrambi i Governi, quello italiano e quello americano, ringraziamo la nostra Premier, il governatore della Florida, e tutti coloro che si sono spesi affinché questo sogno si avverasse».
Anche quando verrà in Italia andrete a trovare Chico? Vi manterrete in contatto?
Bocelli: «Certamente. Ad attendere Chico in Italia, oltre a sua mamma e alla sua famiglia, c’è quella famiglia allargata fatta di tantissime persone che gli vogliono bene e che continueranno a stargli vicino in tutto e per tutto. Noi siamo tra queste persone. Ricordiamo che per non spegnere i riflettori su questo campione sportivo e imprenditore, detenuto da quasi un quarto di secolo negli Stati Uniti a fronte di un caso giudiziario controverso, si sono mossi grandi giuristi e personaggi dell’arte e delle istituzioni, sono state organizzate manifestazioni che hanno gremito le piazze, sono state scritte canzoni e realizzati monumenti. Attendiamo con ansia e con grande gioia il giorno imminente in cui Chico Forti scenderà dall’aereo che lo riporterà a “casa”, finalmente».