La ricerca
mercoledì 10 Gennaio, 2024
di Adele Oriana Orlando
Quali sono i possibili rischi in termini di malattie trasmesse dalle zanzare in Italia? A cercare di chiarirlo è uno recente studio di un team di ricercatori, tra i quali due della Fondazione Bruno Kessler di Trento, pubblicato sulla rivista scientifica «The Lancet Planetary Health». Ogni anno, quando le temperature si alzano, in quasi tutta Italia partono le campagne di prevenzione alla diffusione delle zanzare. Mentre le aziende sanitarie e le amministrazioni portano avanti misure di prevenzione, ricercatori e studiosi cercano di dare risposte alle domande più comuni, come quelle legate ai rischi di malattie trasmesse. Lo studio scientifico è stato intitolato «Estimating the potential risk of transmission of arboviruses in the Americas and Europe: a modelling study» (Inglese per «Stima del rischio potenziale di trasmissione degli arbovirus nelle Americhe e in Europa: uno studio modellistico») e a renderlo reale è stato un team internazionale di ricerca che è stato coordinato da Stefano Merler e Piero Poletti della Fondazione Bruno Kessler, comprendente oltre alla Fbk, la Fondazione Edmund Mach, l’Università di Trento, l’Università Bocconi di Milano, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, l’Università La Sapienza di Roma, la Federal University de Minas Gerais di Belo Horizonte in Brasile, oltre agli istituti americani: l’Indiana University di Bloomington, la Northeastern University di Boston e la University of Miami. Nel recente studio reso pubblico, i ricercatori hanno tracciato unna panoramica completa sulla potenziale capacità di trasmettere malattie da parte delle zanzare in Europa e in America, insieme alla mappatura delle aree dove, secondo loro, la sorveglianza dei contagi e il controllo degli insetti dovrebbero avere la priorità. Nello studio ci sono alcune stime che gli studiosi hanno elaborato intorno al tema della diffusione spazio-temporale di due diverse specie di zanzara, Aedes aegypti e Aedes albopictus, oltre al tema che riguarda il potenziale rischio di trasmissione autoctona (R0) di alcuni arbovirus, come chikungunya, dengue e Zika, trasmessi da queste zanzare. Quando lo studio è arrivato a concentrarsi sull’Italia, gli studiosi hanno notato come gran parte del territorio nazionale sia esposto al rischio di trasmissione autoctona di chikunguny; a confermare questa evidenza ci sono le recenti epidemie che si sono verificate nel 2007 in Emilia Romagna e dieci anni dopo, nel 2017, nel Lazio e in Calabria. Secondo quanto riporta lo studio, l’assenza della zanzara Aedes aegypti rende meno alto il rischio di trasmissione autoctona di dengue e Zika, ma il rischio di trasmissione autoctona di dengue non è da trascurabile. Negli ultimi anni, infatti, sono stati registrati alcuni focolai di dengue in tre regioni italiane: nel 2020 in Veneto, mentre nel 2023 in Lombardia e nel Lazio. Nelle evoluzioni del fenomeno, anche il clima «fa la sua parte». È stato infatti riscontrato dal tema di studiosi che il clima in gran parte dell’Europa mediterranea è favorevole a una reintroduzione della zanzara Aedes aegypti. Specie che non era stata più osservata in modo permanente in Europa da ormai molto tempo, dagli anni Cinquanta. Questo fattore potrebbe quindi aumentare il rischio di trasmissione autoctona di dengue e Zika. In generale, le tendenze climatiche che si stanno registrano in questi anni aumentano la potenziale diffusione di entrambe le specie di zanzare, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti, la proiezione temporale è stata fatta sull’arco dei vent’anni, tra il 2020 e il 2040. Altre evidenze mostrate dallo studio, riguardano gli arbovirus, che sono endemici nei Paesi tropicali e subtropicali, con i rischi più elevati di trasmissione in America centrale, Venezuela, Colombia e Brasile centro-orientale. Per quanto riguarda rischi di trasmissione autoctona, nello studio è stata stimata una marcata stagionalità nelle aree temperate sia dell’Europa, sia delle Americhe. In queste regioni, l’R0 per tutte le infezioni considerate risulta inferiore alla soglia epidemica tra dicembre e marzo nell’emisfero settentrionale e tra luglio e settembre nell’emisfero meridionale. In Arizona, Florida e Texas, invece è stato valutato un rischio potenziale di trasmissione autoctona non trascurabile di questi arbovirus. «La nicchia ecologica più ampia dell’albopictus – si legge tra le evidenze – potrebbe contribuire all’emergere di epidemie di chikungunya e di focolai di casi autoctoni di dengue nelle aree temperate delle Americhe, così come nell’Europa mediterranea in particolare in Italia, Francia meridionale, Spagna e Paesi Balcanici».
crisi climatica
di Francesca Dalrì
Il docente Unicam della Sezione di Geologia della Scuola di Scienze e tecnologie, nonché meteorologo (soprattutto per passione) delle gare sciistiche a Cortina è stato ospite della rassegna «Alpitudini»