pubblici esercizi
giovedì 10 Aprile, 2025
Ristorazione, in Trentino 2.700 imprese e oltre 11 mila addetti. In Italia il 40% dei lavoratori è under 30
di Redazione
Un anno di moderata crescita, che vede il consolidamento dei trend positivi osservati nel 2023

È stato presentato a Roma il rapporto FIPE sulla ristorazione in Italia. Dai dati emerge che il settore, in Trentino – Alto Adige vale 3.085 milioni di euro, per 5.598 imprese attive in regione e oltre 25 mila dipendenti.
Un anno di moderata crescita, che vede il consolidamento dei trend positivi osservati nel 2023, ma anche la persistenza di diverse criticità strutturali. È questa la fotografia scattata dal Rapporto Ristorazione 2025 di FIPE – Confcommercio sul settore. Il rapporto annuale della Federazione dei Pubblici Esercizi è stato presentato a Roma, alla presenza del Presidente Lino Enrico Stoppani, del Direttore del Centro Studi Luciano Sbraga e del Presidente dell’INPS Gabriele Fava. Per Confcommercio Trentino era presente il presidente dell’Associazione ristoratori Marco Fontanari.
Il rapporto
Tra le principali evidenze che emergono dal Rapporto c’è la crescita del valore aggiunto a 59,3 miliardi di euro, dando continuità dunque al trend positivo che ha progressivamente portato prima a recuperare e poi superare il livello pre-pandemia: rispetto al 2023 c’è stata una crescita in termini reali dell’1,4%,
In aumento anche i consumi, a oltre 96 miliardi di euro, +1,6% in termini reali sul 2023, ma ancora al di sotto dei livelli pre-pandemia (-6%). Un risultato che va interpretato anche alla luce del rallentamento della crescita economica.
Nel 2024 si è attestato a 328 mila il numero di imprese, in calo dell’1,2% sull’anno precedente. A mostrare la maggior contrazione sono i bar (-3,3%), come risultante della migrazione verso altri modelli di offerta (ristorazione) e delle crescenti difficoltà in cui si imbatte questo format. Sullo sfondo un sentiment delle imprese che resta positivo anche per l’anno in corso sebbene in sensibile rallentamento e da rivedere alla luce delle turbolenze economiche in atto.
Sul versante dei prezzi, il 2024 si è chiuso con aumenti medi al di sopra del 3%, in forte calo rispetto al +5,8% del 2023 ma al di sopra del tasso di inflazione generale. L’aggiustamento dei listini nella ristorazione, così come avviene generalmente nei servizi, segue modalità e tempi ben diversi da quelli dei beni. Complessivamente, allargando lo sguardo agli ultimi tre anni si registra un tasso di crescita dei prezzi del 14,6%, a fronte di un’inflazione generale del 15,4%. Prosegue inoltre la propensione a investire da parte delle imprese: nel 2024 oltre il 40% delle imprese ha effettuato almeno un investimento, per un valore complessivo stimato in 2 miliardi di euro.
Focus del Rapporto è stato il tema delle risorse umane: il 2024, infatti, è l’anno in cui si consolida ulteriormente il trend positivo dell’occupazione. Nel 2024 sono 1,5 milioni gli occupati in bar, ristoranti, aziende di banqueting e mense, di cui oltre 1,1 milioni dipendenti. Rispetto al 2023 si registra un incremento complessivo di circa cinque punti percentuali mentre i lavoratori dipendenti sono cresciuti del 6,7%, pari, in valore assoluto, a 70mila unità. Anche questo fattore produttivo, tuttavia, presenta delle ombre: la crescita dell’occupazione non è accompagnata da un parallelo aumento della produttività, che anzi cala di mezzo punto percentuale rispetto al 2023 e soprattutto si mantiene ben al di sotto dei livelli di dieci anni fa.
Un dato che merita invece di essere segnalato riguarda la composizione della forza lavoro dipendente che, in un Paese profondamente segnato dal calo demografico e dall’invecchiamento della popolazione, ha il 39,7% di lavoratori under 30, che arriva al 61,8% considerando anche gli under 40. Tuttavia, la categoria che registra il maggior incremento è quella degli over 50 (+10% sul 2023) in linea con quanto sta avvenendo nel mercato del lavoro. Persistono, infine, le difficoltà strutturali nel reperire personale, soprattutto qualificato: in questo versante, il mismatch tra domanda e offerta di competenze continua ad aumentare la sua forbice.
La situazione in Trentino
Il rapporto fotografa anche la situazione del Trentino: con 2.704 imprese attive e 11.584 dipendenti, la provincia traccia una dinamica simile a quella nazionale, con un saldo leggermente negativo della nati-mortalità delle imprese: -93 la differenza tra 2023 e 2024. I consumi del settore in regione si attestano a 3.085 milioni di euro, a fronte dei 96.400 a livello nazionale.
«Il rapporto sulla ristorazione – commenta il presidente dell’Associazione ristoratori del Trentino Marco Fontanari – mette in luce la consistenza di un settore vitale dell’economia italiana e anche trentina. Le imprese che fanno ristorazione sono una componente essenziale della nostra società: da un punto di vista economico e occupazionale, in primis, ma anche sociale e culturale. L’enogastronomia italiana, la cucina, l’ospitalità sono il biglietto da visita dell’Italia nel mondo e la ristorazione è l’ambasciatrice del made in Italy. Anche di questo parleremo il 13 maggio prossimo a Riva del Garda nel corso della nostra Assemblea annuale».
«Il pubblico esercizio – dichiara Fabia Roman presidente dell’Associazione pubblici esercizi del Trentino – sta attraversando una fase di profonda trasformazione, dovuta sia ad eventi esterni, pensiamo alla pandemia Covid-19, ma anche da eventi interni, con il cambio della sensibilità dei consumatori, l’evoluzione delle imprese e del lavoro. Questi mutamenti stanno incidendo profondamente sulla fisionomia delle nostre aziende, che si trovano a dover affrontare un periodo molto complicato. Questo rapporto fotografa esattamente la situazione in Italia e nel nostro territorio: su tutti, la componente della forza lavoro tra le più giovani dei vari settori, con il 61,8% degli addetti under 40».
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