Lutto

sabato 29 Aprile, 2023

Addio a Jo Melanzana una vita da romanzo

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Di lui, negli anni, si era scritto molto perché Pianura-Melanzana si era costruito addosso un personaggio controverso, che non avrebbe sfigurato ora in un libro di Bukowski, ora in un film di Tarantino, ora in una commedia dell’Italia anni 70
Jo Melanzana

È mancato giovedì mattina, dopo una lunga malattia che ha fatto calare il sipario su una vita «da romanzo» vissuta sempre al massimo, anzi all’eccesso. Giuseppe Pianura, meglio conosciuto con il nome d’arte Jo Melanzana, è morto a 74 anni. Di lui, negli anni, si era scritto molto perché Pianura-Melanzana si era costruito addosso un personaggio controverso, che non avrebbe sfigurato ora in un libro di Bukowski, ora in un film di Tarantino, ora in una commedia dell’Italia anni 70.

Nato a Sessa Aurunca, provincia di Caserta e arrivato in Trentino presto per fare l’artigiano, ha abitato a lungo a Pergine, Rovereto, e per anni a Riva del Garda. Si era presto fatto notare per un estro raro, tanto nel bene quanto in iniziative meno apprezzate. Ed ecco quindi che si era più volte cacciato in guai clamorosi, come quando divenne celebre per essere stato lasciato da una nota signora della Rovereto bene, per la quale, tra le altre cose, lavorava come autista. Licenziato su tutta la linea dalla datrice di lavoro, aveva fatto causa dando il via a uno scandalo di cronaca rosa dai risvolti giudiziari, vicenda ghiottissima per la stampa non solo locale: era finito su giornali e riviste nazionali.

Ma Jo Melanzana in vita ne ha viste di tutti i colori, attraversando tutte le gradazioni che vanno dalla ricchezza alla povertà, dalla miseria alla nobiltà. È stato molto ricco, ha amato donne ancora più ricche, poi ha perso tutto, soldi e donne. Dagli hotel a 5 stelle è passato a dormire nella sua macchina, fino ad ottenere una casa Itea a Riva del Garda.
Vittima e carnefice: aveva denunciato soprusi che diceva di aver subito, ma era diventato presto noto agli uffici delle forze dell’ordine e della Procura, ed era pure finito in carcere per qualche giorno.
Artigiano imbianchino per necessità, negli anni si era lanciato anche nel mondo dell’arte come pittore e pure nella moda, con un suo marchio di abbigliamento (francesizzato, per un tocco di eleganza in più, in «Joe Melange»). Giuseppe Pianura di certo amava i piaceri della vita, compresa l’adrenalina delle avventure che ha vissuto e che raccontava con piacere e senza alcuna vergogna.

Aveva scritto tutto questo e molto altro nella sua autobiografia, in 180 pagine che, aveva detto, sono solamente una parte della storia completa. La sua storia è finita l’altro giorno, in silenzio, tristemente, senza i momenti di sfarzo con cui a tratti è stata vissuta.