L'allarme

giovedì 24 Aprile, 2025

Rivotril, Pregabalin, Depalgos: cosa sono questi farmaci e perché sono al centro di un problema di dipendenza tra i migranti

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A Trento il loro abuso è documentato tra alcuni richiedenti asilo, ma non c'è un programma per un percorso di disintossicazione

L’ultimo caso riguarda quattro ragazzi marocchini, denunciati con l’accusa di furto con strappo dai carabinieri. Nel corso della notte scorsa, avevano «distratto» con una scusa alcuni passanti in centro a Trento, per poi fuggire con borse e portafogli. Nel corso della perquisizione, i militari hanno rinvenuto, nella tasca di uno di loro, una confezione di Rivotril: si tratta di un farmaco ansiolitico »popolare»  che, in Italia, può essere usato solo come antiepilettico. È un medicinale che ha una brutta fama tra gli operatori che si occupano di richiedenti asilo: viene infatti spacciato illegalmente all’interno delle strutture che lo ospitano. Il motivo? Viene massicciamente usato dai migranti che arrivano in Europa dalla rotta balcanica, in particolare nei campi di accoglienza di alcuni paesi che attraversano. Un modo – pericoloso – per gestire l’ordine pubblico in strutture sovraffollate.

Non è l’unica sostanza utilizzata a questo scopo: c’è anche il Pregabalin, anche questo un farmaco che viene usato contro l’ansia e il dolore cronico. In dosi elevate, può provocare euforia. Viene usato, dunque, come droga ricreativa, soprattutto nei paesi del Maghreb dove, spesso, non c’è l’obbligo di ricetta. In questo caso, se possibile, l’effetto dipendenza è ancora più alto, tanto che alcuni medici ne correlano l’abuso ad alcuni episodi criminali: furti e rapine che finiscono per finanziare l’acquisto.

 

Infine c’è il e il Depalgos, un combinazione tra ossicodone e paracetamolo, che viene usato per ridurre il senso di affaticamente e di dolore. In Italia è tristemente associato al fenomeno del caporalato, ne é stato documentato l’uso (ma è più corretto dire l’abuso) tra i braccianti stagionali impiegati in agricoltura.

 

A Trento il problema è noto, soprattutto, tra gli operatori della residenza Fersina, l’unico hub provinciale destinato ai ricorrenti asilo. Già in passato è stata segnalata la diffusione di psicofarmaci, spesso utilizzate in combinazione con bevande alcoliche. Un mix che, assieme all’astinenza, rischia di infiammare ancora di più il rovente clima che si respira tra le mura della struttura di Trento Sud. Per affrontare il problema, serverebbe un percorso di disintossicazione mirato. Negli anni scorsi si era tentato di avviare un tavolo al riguardo ma, alla data odierna, nessun provvedimento è stato preso.