L'intervista
lunedì 3 Febbraio, 2025
di Lorenzo Perin
«Ciò che è successo a Roccaraso può ripetersi anche da noi: è questione di tempo». In queste poche parole Michil Costa, albergatore e scrittore originario della Val di Fassa, condensa lo stato attuale del fenomeno del sovraffollamento turistico (overtourism), che in queste settimane è tornato a far parlar di sé. Lo scorso fine settimana, la località di Roccaraso è stata letteralmente invasa da turisti. Centinaia di auto e pullman, principalmente provenienti da Napoli, hanno preso d’assalto la destinazione sciistica abruzzese, che conta poco più di mille anime. Se, come rilevato dal rapporto sullo stato dell’ambiente 2024 dell’Appa (di cui abbiamo già parlato su il T del 24 gennaio), il turismo è uno dei settori più impattanti, lo è anche sulla qualità della vita dei cittadini che, nei posti turistici, ci vivono.
Cos’è successo a Roccaraso?
«La ragione principale, come ben sappiamo, è legata al fenomeno di marketing da social network, che sanno venderti immagini da copertina “brillantinate” che attirano il turista mordi e fuggi. Tuttavia, penso che sotto ci sia anche dell’altro: sono abbastanza convinto che quanto successo a Roccaraso sia parte di un progetto di qualche malintenzionato di riciclare denaro sporco, approfittando del clamore e della confusione dell’evento. Non è possibile che decine di migliaia di persone si spostano in una città, certamente turistica ma mai così sotto i riflettori, da un momento all’altro. E dirò di più, cose simili, secondo me, stanno succedendo a Cortina d’Ampezzo: stanno arrivando tanti soldi da investitori stranieri in quelle zone. Per fare un esempio, di recente a Badia è stata acquistata parte dell’albergo Rosa Alpina da parte di un imprenditore russo: in comuni così piccoli, la presenza di un attore esterno così ingombrante, magari in grado di influenzare la giunta comunale, non è mai un buon segno».
Situazioni simili a quel che è successo a Roccaraso potrebbero avvenire anche in Trentino?
«In una misura minore, o meglio, meno eclatante e più dilazionata, stanno già avvenendo. Faccio l’esempio del monte Seceda, sopra a Ortisei: un paio di anni fa è apparso come screensaver di un desktop su Windows, e da allora è stata letteralmente invasa da turisti cinesi e arabi, che vengono praticamente solo per scattarsi un selfie».
Quali sono le contromisure che le istituzioni dovrebbero prendere per evitare simili fenomeni di overtourism?
«C’è la necessità di calmierare il numero di persone che possono venire in un luogo in un certo periodo: certo, ciò non significa “alzare i prezzi” per diminuire l’accessibilità dell’offerta, ma agire in un’ottica pianificatrice, per gestire al meglio i flussi. Faccio l’esempio dell’isola di Montecristo, che ha aperto le prenotazioni alle 9 del mattino il 27 gennaio: in un quarto d’ora, tutte le prenotazioni per il 2025 erano già esaurite. Questa esclusività aumenta l’appeal di un territorio, e al tempo stesso permette di programmare meglio la gestione dei turisti. Sono più che convinto che “il caro turista cinese” che si informa per una vacanza in Trentino, e si rende conto del largo anticipo con il quale sarebbe necessario programmare il suo arrivo qui, da un lato ci penserebbe due volte prima di venire qui per sole 6 ore, ma deciderebbe piuttosto di venire per 3 giorni, vivendo per davvero il nostro territorio. Dall’altro, potrebbe puntare su territori vicini, come ad esempio il bellunese, che ha ugualmente posti bellissimi, ma non ancora valorizzati turisticamente. L’overtourism ha conseguenze troppo impattanti per i cittadini: i prezzi delle case aumentano, diminuiscono le possibilità di vita sociale al di fuori della stagione e i giovani vengono allontanati dal mondo dell’ospitalità per le eccessive fatiche. Serve lavorare di concerto e collaborare a livello intercomunale per sviluppare una strategia integrata».
Ma così ci saranno ricadute economiche…
«Sul lungo periodo nessuno ci perderebbe niente: limitare gli accessi vuol dire innalzare la qualità dell’offerta, promuovere nuovi posti vuol dire diluire il flusso del turismo, valorizzare i prodotti locali vuol dire aiutare l’economia del territorio. L’afflusso di turisti provenienti da Paesi in via di sviluppo sta aumentando, anche per via del progressivo arricchimento di una parte della popolazione: se non ci prepariamo, ci troveremo impreparati di fronte a un’invasione».
Il caso
di Stefano Marini
La richiesta di derivare dalla sorgente Paroi e dal rio Bondai risale addirittura al 14 luglio 2006. L’idea originale era di incanalare una portata d’acqua di 217 litri al secondo