Verso il voto
mercoledì 24 Aprile, 2024
di Robert Tosin
Lo stesso numero di candidati sindaci della passata tornata, cinque, ma molte meno liste: 13 contro le 17 di quattro anni fa. Un segno molto chiaro non solo della disaffezione alla politica, ma anche della poca voglia di mettersi in gioco. E cinque di queste liste non hanno raggiunto nemmeno il massimo dei posti disponibili, vale a dire 32. La sfida principale di questa chiamata alle urne, facile da indovinare, sarà proprio quella dell’affluenza. Complessivamente sono 400 i candidati che cercheranno un posto nell’aula consiliare per una consiliatura che durerà per ben 6 anni, per mettersi in pari con le scadenze elettorali degli altri comuni. Spulciando nelle liste presentate dai vari partiti, non risuonano nomi celebri: si nota però che tutta la giunta uscente è pronta a ritornare al governo di palazzo Pretorio, anche se non tutti dalla stessa parte. L’assessore Carlo Plotegher, infatti, ha scelto di sostenere Gianpiero Lui con la sua lista Rovereto al Centro; gli altri sono rimasti nel centro-sinistra. Giuseppe Bertolini era chiamato all’ardua scelta se seguire il Patt nel suo trasloco da Robol a Lui ed ha preferito rimanere con la candidata sindaca, accolto dalla lista degli autonomisti “non allineati”. Mauro Previdi, invece, ha trovato asilo in Campobase, così come Andrea Miniucchi. Anche Mario Bortot è rimasto fedele alla sua linea e con la sua lista continua a sostenere Giulia Robol.
Tante novità sul fronte dei simboli, molti dei quali rispetto al 2020 sono proprio spariti. Di fatto sono finite nell’oblio le civiche valdughiane, sciolte in buona parte in Campobase, ma anche sparpagliate nei vari schieramenti. Ivo Chiesa e Maurizio Tomazzoni, autori di buona parte della storia delle civiche, ad esempio, sono diventati nomi di spicco nella lista del sindaco Lui, sintomo che la formazione del partito Campobase non ha dato risposta proprio a tutti i civici che, persa la guida, hanno fatto scelte diverse. Sparita anche la civica di Zambelli che quattro anni fa sosteneva il candidato sindaco del centrodestra. Ancrea Zambelli c’è ancora, ma nella civica di Lui. Sparita anche Rinascita Rovereto, visto che la sua leader, Gloria Canestrini, preferisce dedicarsi alle sue altre attività sul fronte dei diritti dei cittadini e degli ammalati. Il consigliere di punta, Gabriele Galli, si è accasato con Officina Comune. Finita nel dimenticatoio anche la lista dei 5 Stelle che, non essendo stata in consiglio comunale, non ha avuto una vetrina per coltivare il proprio elettorato. Finisce male anche per l’Unione popolari che fino a un certo punto ha rappresentato una certa anima nel rapporto con il mondo civico, ma che ora di fatto non esiste più: l’ex portavoce Giori è passato a Campobase, il capogruppo e attuale portavoce Roberto Chemotti è invece sull’altro fronte, con la lista civica di Lui. Rimane, ma profondamente cambiata, la lista del Patt che ha praticamente subito l’ennesima scissione: chi non ha condiviso l’abbandono della coalizione uscente è rimasto nel centro sinistra, compreso l’assessore uscente Bertolini. Il simbolo e qualche fedelissimo (come Federico Masera, richiamato a dare vitalità al partito) sono invece transitati nel centro destra moderato.
Tre i candidati sindaci che corrono appoggiati da una lista unica. Fratelli d’Italia, dopo aver fino all’ultimo provato a ricompattare la coalizione che governa in Provincia, si è trovata costretta a correre da sola con candidato Paolo Piccinni, che non è uomo di partito. Marco Zenatti, reduce da un successo personale in termine di voti alle ultime provinciali e commissario del circolo, è ovviamente tra i candidati. Da solo corre anche Michele Dorigotto, appoggiato dalla lista di Officina Comune, attesa come la versa sorpresa di questa tornata elettorale. E poi c’è Democrazia sovrana e popolare con il candidato Milo Marsili, il primo ad essersi presentato. Ora comincia la vera sfida.