La storia

mercoledì 1 Novembre, 2023

Rovereto, dei tanti conventi ne è rimasto solo uno. «Il primo? I Carmelitani di Santa Maria, nel 1334»

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Anche il convento francescano di Borgo Sacco entro il 2025 chiuderà battenti. Ma è l'ultimo addio di una lunga serie. Le Dame Inglesi sono diventate casa di riposo per suore anziane, così come le Piccole Suore della Sacra Famiglia; l’istituto della Consolata sulla collina roveretana è stato abbandonato e vandalizzato

A dieci anni esatti dall’unificazione delle parrocchie di Borgo Sacco e S. Giorgio e dal saluto dei rispettivi parroci, padre Pietro Franco e padre Francesco Bazzam, la notizia di questi giorni è che anche il convento francescano di Borgo Sacco entro il 2025 chiuderà battenti. Una notizia che lascia l’amaro in bocca: persino l’Ordine più amato, ispirato all’umile fraticello di Assisi, è costretto a ridimensionarsi. Eppure Rovereto ha conosciuto un fermento religioso straordinario a partire dal 1300 e in concomitanza con lo sviluppo dell’attività serica che assieme a ricchezza regalò anche “agio” culturale, devozione e religiosità, gli ordini religiosi con relativi conventi si moltiplicarono.
Ne ricostruiamo la mappa grazie al professor Renato Trinco, grande esperto di storia cittadina, monumenti, “pìetas” popolare: «Il primo tra i conventi roveretani a sorgere fu quello dei Carmelitani di Santa Maria, nel 1334 – ci dice il professore – a questo seguiranno nel 1575 quello dei Frati Minori Cappuccini di Santa Caterina d’Alessandria e nel 1630 quello dei Frati Minori di San Rocco. Un decennio più tardi arrivò il convento delle Clarisse, fondato da Giovanna Maria della Croce. Nella prima metà del ‘700 furono erette numerose chiese e aperti altri monasteri, come quelli delle Agostiniane di Sacco, nel 1737, dell’ordine della visitazione di San Francesco di Sales, nel 1740, e di Santa Croce, eretto dalle Terziarie Carmelitane, nel 1742». Se il primo convento cittadino fu quello di Santa Maria, proprio la sua soppressione iniziò la lunga e progressiva emorragia che oggi fa contare, quale unico superstite, il convento del Cappuccini di Santa Caterina.

Per la verità, il primo colpo di grazia alla numerosità di case religiose lo diede l’imperatore d’Austria Giuseppe II con la riforma del 1782 con cui «soppresse tutti i monasteri contemplativi, conventi, case religiose, congregazioni femminili, romitaggi, confraternite, prevedendone l’incameramento dei beni – sintetizza Trinco – In 8 anni furono abolite e messe all’incanto più di 2000 case religiose sulle oltre 2700 esistenti entro i confini dell’impero. A Rovereto si salvarono solo i due conventi Francescani e quello delle Terziarie Carmelitane, a condizione che abbandonassero la loro regola per abbracciare quelle delle “Vergini Inglesi”, continuando nell’opera educativa con le ragazze. Scomparvero così, assieme ai conventi, anche le confraternite, gli eremitaggi e alcune delle corporazioni. Ci vorrà circa un secolo e mezzo prima di veder risorgere a Rovereto un’uguale temperie religiosa».

Il riferimento di Trinco va agli anni ’70, quando le comunità religiose e il numero di sacerdoti non si contavano: «Solo su corso Bettini c’erano oltre un centinaio di religiosi divisi in varie congregazioni – nota – da palazzo Fedrigotti, sede delle Dame inglesi, a palazzo Alberti, sede dell’Istituto degli Oblati di Maria Vergine; dall’Istituto-convitto dei Salesiani di Don Bosco (attuale liceo), al convento dei Frati Minori di San Rocco. E si devono aggiungere la comunità delle suore e dei padri rosminiani con l’aspirantato di Madonna del Monte, l’istituto missionario della Consolata, le suore di Maria Bambina dell’istituto “Beata Giovanna”, le Piccole Suore della Sacra Famiglia, che gestivano la casa di riposo per anziani “Tacchi”, le suore Francescane Missionarie di Maria, a Sacco, e sempre a Sacco l’Ordine dei Frati Minori Conventuali, per concludere con l’istituto educativo di Sant’Ilario, retto dai padri Concezionisti». Con Alessandro Maria Gottardi vescovo, dal ‘63 all’88, fu poi costruita la maggior parte delle parrocchie cittadine: Sacra Famiglia, Santa Caterina, San Rocco, San Giuseppe, Santa Croce. «Ma il ’68 fu uno scossone da cui prese avvio il processo di laicizzazione di una società fino a quel momento fortemente religiosa». Così arriva il forte calo vocazionale degli ultimi 20 anni, di pari passo con il progressivo invecchiamento del clero secolare e regolare: «Rovereto sta assistendo attonita e impotente a questo fenomeno – conclude Trinco – In questi anni sono stati chiusi il convento di San Rocco, prossimamente quello di Sacco, mentre quello dei Frati Cappuccini di Santa Caterina ha perso la parrocchia ed è diventato infermeria della provincia cappuccina. Le “Dame Inglesi sono diventate casa di riposo per suore anziane, così come le Piccole Suore della Sacra Famiglia; l’istituto della Consolata sulla collina roveretana è stato abbandonato e vandalizzato, quello dei Rosminiani è edificio scolastico, mentre la piccola comunità delle suore di Maria Bambina, alla Beata Giovanna, prosegue nell’attività di gestione del centro pastorale. Hanno lasciato anche le suore Francescane Missionarie di Maria, a Sacco. I Salesiani, gli Oblati, le suore Rosminiane, i padri Concezionisti e i Canossiani se non sono andati da tempo. Sembrerebbe una “Caporetto” della Chiesa cattolica roveretana, ma la speranza e la fede insegnano che la Chiesa non è nelle mani degli uomini, ma è affidata agli uomini e alle comunità di credenti».