Economia
mercoledì 8 Novembre, 2023
di Redazione
E se in un futuro non poi così lontano ad alimentare le nostre reti di distribuzione fosse l’idrogeno anziché il metano? Per dare corpo a questa transizione energetica, una delle prime cose da fare è adattare i protocolli di sicurezza e costruire nuovi sensori portatili capaci di segnalare le eventuali fughe di idrogeno proprio come già avviene con il gas tradizionale. Di qui, la decisione del gruppo americano Sensit Technologies di aprire una nuova sede di ricerca in Progetto Manifattura a Rovereto, polo tecnologico della green economy di Trentino Sviluppo, per lavorare su questi temi in sinergia con il Centro Sensors and Devices e con il Centro Sustainable Energy della Fondazione Bruno Kessler, quest’ultimo anch’esso in procinto di spostarsi nell’incubatore.
È Rovereto la città scelta dal gruppo americano Sensit Technologies per aprire il proprio centro di ricerca in Europa. La società, nata nello stato dell’Indiana e attiva da oltre quarant’anni nell’ambito dell’analisi e ricerca delle fughe di gas e dell’analisi ambientale, dal 2018 è presente anche in Italia con una sede a Bolzano, che continuerà ad operare.
L’aggiunta, ad agosto, di una seconda sede negli spazi «Be Factory» in Progetto Manifattura, è finalizzata a rafforzare la collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler e in particolare con il Centro Sensors and Devices, con cui è già in atto una cooperazione, e il Centro Sustainable Energy, che a breve si trasferirà proprio nell’incubatore della sostenibilità di Trentino Sviluppo.
Nei nuovi uffici di Sensit nella città della Quercia lavorano tre persone, con competenze tecniche nell’ambito dell’elettronica, dell’intelligenza artificiale e della sensoristica.
L’obiettivo è quello di farsi trovare pronti per quanto – fra qualche anno – verrà completata la transizione energetica che prevede il passaggio dalle reti di distribuzione basate sul gas metano a quelle basate sull’idrogeno.
«Un passaggio di questo tipo – spiega il responsabile Daniele Fogale – permetterà di mantenere l’infrastruttura di distribuzione esistente, ma comporterà per esempio il cambio delle caldaie. Si tratta di un cambiamento che coinvolgerà interi territori e avverrà per fasi intermedie. Per un certo periodo di tempo, infatti, nelle reti di distribuzione idrogeno e gas metano potranno convivere, anche se bisognerà calcolare attentamente il potere calorifico delle miscele per evitare sproporzioni in bolletta».
Ad oggi il processo transitorio è ancora nella sua fase iniziale e la normativa italiana prevede che, in via sperimentale, i distributori possano immettere nelle proprie reti una percentuale di idrogeno non superiore al 2% del totale. Quel che è certo, però, è che fin d’ora vanno aggiornati i protocolli di sicurezza e gli strumenti di controllo delle fughe, che non dovranno rilevare più soltanto eventuali perdite di gas metano, ma anche eventuali perdite di idrogeno.
Proprio per questo, Sensit Technologies – dopo aver realizzato uno studio di fattibilità con la Fondazione Bruno Kessler – sta sviluppando un nuovo prototipo di sensori di controllo portatili pensati appositamente per rilevare le fughe di idrogeno. L’azienda, dal canto suo, porterà le proprie competenze in materia di costruzione delle apparecchiature, mentre conta sulle competenze dei ricercatori dei Centri Sensors and Devices e Sustainable Energy della Fondazione Bruno Kessler, così come dei ricercatori dell’Università di Trento, per trovare insieme nuove soluzioni dal punto di vista della progettazione sensoristica.