la protesta

domenica 2 Febbraio, 2025

«Rovereto indegna Città della Pace», arriva la proposta provocatoria di un Comitato: «Chiediamo venga tolto il titolo»

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La bordata arriva da quattro attivisti che ieri mattina in un bar cittadino hanno organizzato una conferenza stampa: «Tutta una farsa»

«Sul colle Miravalle sventolano le bandiere di oltre cento paesi del mondo. Quelle di Israele e Palestina sono vicine, anche quelle di Ucraina e Russia; c’è persino quella dei sinti. Siamo l’unica città italiana con il titolo ufficiale di Città della Pace ma non fanno nulla da anni per meritarlo, per dare un contributo concreto e più propositivo di quello che possono fare tante altre città a cominciare dalla vicina Trento».
La bordata arriva da quattro attivisti, alcuni con un un passato politico o associazionistico, che ieri mattina in un bar cittadino hanno organizzato una conferenza stampa per annunciare che si stanno costituendo in Comitato (necessari cento iscritti) per poi avviare le procedure per indire un referendum dal sapore spiccatamente provocatorio ma che coglie un malessere che i proponenti ritengono essere di larga parte della cittadinanza, al di là degli schieramenti politici: Rovereto è la Città per la Pace per antonomasia, con la sua campana che suona ogni giorno in nome della pacifica convivenza dal Colle Miravalle, realizzata fondendo il metallo dei cannoni che spararono sui fronti opposti nella Grande Guerra. Eppure… Eppure di concreto non si fa nulla. Se non quanto, a loro detta, possono fare altre città che questo titolo non ce l’hanno. Allora, come previsto dallo Statuto comunale, i quattro attivisti hanno pensato di organizzarsi per proporre un referendum che chieda ai Roveretani se ha ancora senso chiamarsi Città della pace o se non è meglio rinunciare a quel titolo.
«Sappiamo che la disaffezione verso la politica è alta, anche verso la partecipazione, e i dati di scarsa affluenza alle elezioni lo conferma da anni. La nostra è forse un’impresa titanica, ma ci crediamo», spiega Roberto Chemotti, ex consigliere comunale e oggi consigliere circoscrizionale.
Il referendum si configurerebbe come consultazione popolare comunale abrogativa. L’iniziativa di Bordato, Chemotti, Gottardi e Luscia ha anche il sapore di un grosso sasso lanciato nello stagno. «Varie mozioni presentate in passato in consiglio comunale per far sì che Rovereto fosse concretamente Città della Pace sono rimaste lettera morta, votate da una sparuta minoranza di consiglieri» aggiungono i quattro. Ennio Bordato non fa sconti alla Fondazione Campana dei caduti: «Riceve sostanziosi fondi pubblici ma cosa fa se non un po’ di didattica? Rovereto merita una scuola di geopolitica, dovrebbe invitare ambasciatori e consoli, portare qui personalità importanti, diventare città della diplomazia che cerca di sanare i conflitti come quello russo-ucraino e israelo-palestinese. Come presidente dell’associazione “Aiutateci a salvare i bambini” ho chiesto un incontro al Comune per un memorandum di pace da siglare con Beslan. Da Palazzo Pretorio non è arrivato nemmeno un sospiro in quattro mesi».
Esplicito il professor Marco Luscia: «Il matrimonio Rovereto-Città della Pace è nullo, non consumato. Si tratta di una farsa, non si poteva più tacere».