L'iniziativa
lunedì 25 Novembre, 2024
di Jessica Rigo
Un’esperienza nuova, un passo alla volta al buio della notte, quando le percezioni della città cambiano, le emozioni si fanno più intense e scatta l’istinto di guardarsi alle spalle per un rumore, un fruscio, un passo. Soprattutto se sei donna e la tua città non ti dà più la sensazione di sicurezza. In questa atmosfera si è svolta l’iniziativa «Camminata per le vie della città in notturna», organizzata dal Comune di Rovereto nell’ambito della rassegna «Non è destino. Bruciate tutto» per la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Un percorso verso i luoghi che più potrebbero fare paura o solo intimorire che ha riunito circa 40 persone in Largo Vittime delle Foibe con l’obiettivo di riflettere sul rapporto tra percezione, sicurezza, spazio pubblico e di come questo possa essere vissuto in maniera differente a seconda del genere. Il tutto attraversando zone di luce e ombra della città e luoghi che, di notte, possono suscitare inquietudine: i giardini, la stazione ferroviaria, il parcheggio.
Mossi i primi passi, sono iniziati i confronti. «Rovereto è il giardino della mia casa», «Se viviamo la città insieme cadono le paure» hanno commentato alcuni partecipanti, non solo donne. Altri hanno aggiunto: «Rovereto non è quello che è successo un anno e mezzo fa», «Quando i sentimenti di paura vengono condivisi si crea uno spazio di confronto essenziale soprattutto per le donne».
L’assessora Silvia Valduga ha spiegato l’origine dell’iniziativa: «Con Officina abbiamo spesso ragionato sull’uso dello spazio pubblico e su quanto lo spazio pubblico dovrebbe essere pensato, studiato e organizzato in modo da far sentire accolte le persone, uomini e donne. Volevamo fare una prova insieme e semplicemente chiedere alle persone dove si sentono sicure o insicure e cosa alimenta queste sensazioni». Sono passati per via Tartarotti, piazza delle Erbe, per poi salire le scale e arrivare in via della Terra, dove i presenti si sono interrogati su varie questioni: «Cosa ci fa sentire vulnerabili? Quali spazi ci fanno sentire protetti? Come viviamo la città in diverse fasce orarie durante l’anno?» annotando pensieri e impressioni su un foglio bianco.
Il gruppo ha attraversato piazza Podestà e via Calcinari, per poi oltrepassare il ponte sul Leno e percorrere via Lungo Leno sinistro. In quel tratto, il cammino si è svolto in silenzio. Il fruscio delle foglie, lo scorrere dell’acqua, il tonfo dei passi, il cigolio di una stanga che si alza, un urlo lontano e lo starnazzare delle anatre, hanno invitato alla riflessione.
Il suono, quindi, è stato un elemento di confronto nella tappa ai giardini alla Pista. «Il silenzio mi inquieta più del rumore», ha detto una donna. Un’altra ha aggiunto: «Camminare da sola di notte mi ha fatto pensare a quanto le mie paure siano condizionate dai mass media. Ma in fondo questa città addormentata rassicura». Non tutti hanno trovato conforto nel silenzio. «Le strade vuote mi spaventano più del vociare. È come se il silenzio amplificasse il senso di isolamento». Un uomo ha condiviso: «Uso il saluto come antidoto, prevengo» e ancora: «Mia madre mi diceva di prendere la bici per andare più veloce. Ancora oggi la percepisco come un elemento di sicurezza», «Se sono con il cane mi sento protetta ma da sola tendo a evitare alcune strade» e ancora: «Se succede qualcosa sulla strada non c’è nessuno». Il percorso è proseguito verso via Pollini, via Flaim, il parcheggio del Follone per raggiungere il nuovo sottopassaggio in stazione dei treni. «Questo spazio è ampio e ben illuminato, ma rimane isolato», «Pensare di non incontrare nessuno qui rende l’atmosfera più tesa». Una signora ha notato: «L’assenza di cartelli e scritte mi dà un senso di vuoto», mentre altri hanno trovato le telecamere un deterrente. Non è mancato nemmeno un accenno alle diverse culture: «Una lingua sconosciuta, suoni e gesti diversi di notte possono spaventare e indurre qualcuno a cambiare strada». La passeggiata è terminata vicino alle Poste in corso Rosmini. «I dati ci dicono che Rovereto non è più insicura rispetto al passato, ma le paure, specie tra le donne, persistono. – ha concluso Valduga – Questo percorso vuole raccogliere emozioni e spunti per progettare spazi pubblici dove tutti possano sentirsi accolti».
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