Il conflitto arabo-israeliano

domenica 15 Ottobre, 2023

Rovereto, l’iniziativa dell’Arcadia ha raccolto le adesioni di 140 librerie in tutta Italia

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Lunedì 23 ottobre dalle 18.30 i librai aderenti leggeranno ad alta voce alcuni brani del romanzo Apeirogon che racconta l’amicizia vera tra un palestinese e un israeliano

«Ho pensato in questi giorni ai tanti Bassam e Rami di Israele e della Palestina. E vorrei non si sentissero soli. Nel Kohélet o Quohelet o Ecclesiaste si legge che c’è un momento per gettare pietre e uno per deporle, un momento giusto per abbracciare e uno per sciogliersi nell’abbraccio. Uno per cercarsi e uno per perdersi. E spesso quei momenti sono lo stesso momento, solo che non lo capiamo mai quando li viviamo. Credo che questo sia uno di quei momenti». Il palestinese Bassam e l’israeliano Rami sono i protagonisti, ispirati a due persone reali, del romanzo «Apeirogon» di Colum McCann, che ne racconta l’amicizia nonostante la violenza che li circonda e che finisce con il permeare le loro esistenze. Le parole sono invece di Giorgio Gizzi, illuminato libraio dell’Arcadia di Rovereto che nei giorni scorsi ha scritto una lettera ai colleghi di tutta Italia. Con una proposta: «Potremmo fare una piccola buona cosa leggendo tutti insieme, ognuno come vuole e come sa, ognuno servendosi delle sue sole forze o del contributo degli ospiti che vorrà invitare, nelle nostre librerie, il romanzo di Colum McCann. Ci uniremo idealmente per fare memoria, noi che rispecchiamo e creiamo le nostre comunità di lettrici e lettori». Detto fatto: nel giro di pochi giorni si uniscono a lui 140 librerie di tutta Italia. Un numero destinato ad aumentare ancora da qui al prossimo 23 ottobre, data dell’evento. L’idea è subito sostenuta dall’amico Rocco Pinto, ideatore di Portici di carta a Torino. Poi c’è Marino Sinibaldi che parla dello stesso romanzo nel suo podcast Timbuctù e si dichiara disponibile a un collegamento il 23 ottobre. E ancora, del libro parlano i giornalisti Francesco Costa su Il Post e Francesca Mannocchi sulle pagine de La Stampa. Ali, l’associazione dei librai italiani, invia la lettera di Gizzi a tutti i suoi iscritti. E così succede che Feltrinelli editore, che pubblica Apeirogon, vede le copie del libro esaurirsi nei magazzini e ne predispone una ristampa. Gli ordini arrivano da tutte le librerie d’Italia.
Gizzi, si aspettava un successo del genere?
«No, non me lo aspettavo, però ci speravo perché questo conflitto ci ha lasciati tutti sgomenti. Stiamo assistendo in queste ore a un esodo di proporzioni bibliche da Gaza, quella che per ora è ancora una reazione parziale di Israele non potrà che portare altri lutti e alimentare altro odio. Ecco perché è importante testimoniare che nella storia di questi due popoli ci sono stati anche esempi di qualcuno che ha cercato di tracciare una strada diversa, dal basso».
Quella scelta da Bassam e Rami è davvero una strada percorribile o è solo utopia?
«Quando pochi anni fa uscì Apeirogon dell’irlandese Colum McCann fu come ricevere un messaggio di speranza da quella terra che vediamo incendiata in questi giorni. I due protagonisti sono due uomini di buona volontà costretti a coabitare, momento dopo momento, con la violenza che li circonda. Bassam e Rami abitano la stessa identica terra. Hanno la paura per orizzonte. A Bassam e Rami capita quello che avevano sempre temuto: che la figlia del primo, dieci anni appena e un mucchio di sogni, sia uccisa da un proiettile di gomma sparato da un soldato israeliano e che la tredicenne figlia del secondo resti vittima di un attentato suicida compiuto da un palestinese. Ci si aspetterebbe che Bassam e Rami si rassegnino all’odio. E invece non lo fanno. Vengono a conoscenza l’uno del dolore dell’altro: il lutto li accomuna, vi si riconoscono. Bassam e Rami diventano amici e il loro dolore si trasforma in uno strumento di pace. Come Arcadia negli anni abbiamo ospitato tanti autori israeliani oggi chiamati a dire la loro sui principali quotidiani: tutti autori propensi a dire che quello che per ora appare solo un sogno, ovvero avere due popoli in un unico Stato, è in realtà possibile se le persone si impegnano mettendo da parte il rancore».
È anche possibile uscire dal dualismo e schierarsi solo dalla parte dei civili?
«Assolutamente! Sono persone comuni quelle rapite da Hamas nei kibbutz, quelle nei bunker di Tel Aviv e quelle che stanno vivendo senza luce per ore a Gaza. Sono scene strazianti, sembra davvero di essere davanti al precipizio della fine. Ecco perché vogliamo provare a dare un segnale di speranza».
Quale può essere il ruolo di questa iniziativa e più in generale della letteratura?
«Una lettura pubblica può aiutarci a prendere coscienza, è un modo per dire basta alla guerra. Non è pacifismo: io ho sia amici palestinesi sia israeliani e sono veramente in pena per ognuno di loro. Siamo di fronte a un evento epocale che sta cambiando la storia: cerchiamo di portare avanti un pensiero diverso. L’idea è quella di provare a immedesimarsi nella situazione di due amici che sono riusciti a stare assieme nonostante tutto. Credo che le librerie oggi possano ancora svolgere una funzione di aggregazione creando comunità di persone sensibili a determinate tematiche».