La novità
mercoledì 8 Marzo, 2023
di Redazione
A sorpresa e nel più assoluto silenzio ha riaperto ieri i battenti al pubblico l’Ossario di Castel Dante, il sacrario militare che da Costa Violina si mostra a tutta la valle sottostante. Dopo quattro anni, il pubblico può dunque tornare a visitare un luogo carico di storia e di simbologia, un monumento che ha sempre conteso alla Campana dei Caduti il compito di rappresentare la città. Certo l’Ossario – come lo chiamano a Rovereto – vive anche del riflesso storico della collinetta che occupa fin dagli anni Trenta del secolo scorso. Lì c’è la vecchia Quercia simbolo della città, lì ci sono i ruderi del castello dei Castelbarco signori di Lizzana che, si dice, ospitarono Alighieri nel suo peregrinare da esule. Da qui il Sommo Poeta ammirò la frana dei Lavini, rimanendo colpito tanto che la usò in una sua terzina come scenografia per l’Inferno: «Qual è quella ruina che nel fianco di qua da Trento l’Adice percosse…». E da lì parte la strada degli Artiglieri, costellata di lapidi che porta poi alle trincee della Prima guerra mondiale. Insomma, non un luogo banale per Rovereto e per la narrazione storica della città.
Il Sacrario è sempre stato meta ininterrotta di turisti e scolaresche: nella sua asettica architettura e nella sua glaciale disposizione interna ha la potenza incredibile di far capire con un colpo d’occhio la crudeltà della guerra, il massacro di popoli interi. Un nome dopo l’altro, tutti in fila: italiani, austriaci, cecoslovacchi… Divise di colori diversi, tutti uguali davanti ad una atroce follia. Forse anche per questo il Sacrario ha sempre avuto una profonda considerazione tra i roveretani che hanno sofferto quando sembrava impossibile tenerlo aperto: avere dei custodi costa molto e l’Esercito – da cui dipende l’Ossario – deve pure fare i conti con le finanze. C’era stata, per un periodo, la disponibilità dei gruppi alpini di garantire un certo numero di ore d’apertura per assicurare alle comitive e ai turisti provenienti da tutta Italia, ma anche dall’estero, di vedere il monumento e tutto quello che rappresenta. Il suo simbolismo ha attirato nei decenni un “turismo” trasversale: ex combattenti finché le guerre erano ancora un ricordo vivido, militari di leva che in Trentino magari avevano svolto il servizio militare, e poi familiari dei nonni che qui avevano combattuto, associazioni combattentistiche. E infine tante scolaresche che sui gradoni monumentali dell’Ossario hanno studiato la storia della Prima guerra mondiale. Più volte si era pensato di creare una correlazione diretta tra Campana dei Caduti e Ossario, più di un progetto è stato speso per creare un collegamento fisico tra i due potenti simboli. Molto il Museo della Guerra ha fatto per una valorizzazione delle trincee che lì attorno raccontano la storia fuori dalle pagine dei libri.
Quando nel 2019 il Sacrario era stato chiuso per lavori si è temuto che fosse per sempre. Cambiata la cupola in piombo – che ormai non reggeva le intemperie – i lavori si erano fermati per colpa del Covid. Oggi la bella sorpresa. I lavori non sono ancora finiti: bisogna consolidare la struttura e renderla impermeabile all’acqua, ma almeno è aperta nei consueti orari. È stato predisposto un percorso protetto all’ingresso, per cui non si potrà accedere dal maestoso portone principale, ma dev’essere solo questione di tempo. Di domenica ci penseranno ancora gli alpini a garantire l’apertura e con la bella stagione c’è da scommettere che ci sarà la fila di gente in Costa Violina. I cannoni che da sempre sorvegliano la città dall’alto sono in fase di restauro dalla ditta Bronzini e pare che ci sia anche l’intenzione di sistemare la casa del custode, preambolo per avere un presidio costante e la garanzia che il Sacrario torni ad essere una delle mete privilegiate di chi vuole capire Rovereto e la storia del suo territorio.