Economia

giovedì 22 Agosto, 2024

Marangoni mette in cassa integrazione 80 lavoratori: la situazione attuale dell’azienda

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La misura riguarda i reparti produttivi di Rovereto per un giorno a settimana

Pochi ordini, magazzini strapieni, e una generale frenata dei consumi. Così Marangoni spa si trova costretta a mettere in cassa integrazione il personale dei reparti produttivi. Si parla di un numero tra le 70 e le 80 persone circa, su un totale di 180 dipendenti nello stabile di Rovereto (tra addetti nella produzione e nel ramo commerciale). L’azienda ha inoltre cercato di limitare il più possibile il ricorso alla cassa che dovrebbe limitarsi ad una sola giornata a settimana per un periodo di circa di 13 settimane e partirà dal 2 di settembre. Detta misura dovrebbe servire a gestire la carenza di ordini, sperando in una ripresa del mercato. A questo scenario si è arrivati dopo un bilancio 2023 che ha visto un calo nei ricavi del 10% rispetto al 2022. Infatti, le vendite dei pneumatici ricostruiti, principale asset della società sono passate da 56 milioni 712 mila euro a 50 milioni 867 mila nel giro di un anno. L’anno si è chiuso comunque con un utile netto dell’1% ma la situazione di emergenza e la necessità di prendere contromisure è apparsa evidente.
L’incontro coi sindacati
Un’esigenza che è stata comunicata ieri mattina ai sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl e Cobas: «Ci è stata data una panoramica della produzione, con un primo e un secondo semestre negativi – spiega Mario Cerutti, segretario di Filctem Cgil – C’è uno stock di magazzino alto, non ci sono ordini e sono costretti ad intervenire con una richiesta di cassa integrazione. Questa dovrebbe riguardare circa la metà del personale, ossia gli addetti attivi nelle linee di produzione». Il settore commerciale e il resto dei dipendenti, spiega Cerutti, «dovrebbe lavorare normalmente. Inoltre, si tratta di un giorno a settimana a rotazione tra i vari reparti produttivi, quindi non saranno sempre coinvolti tutti i lavoratori interessati».
Indicatore di crisi
Quello che preoccupa, però più che la situazione del singolo gruppo, è l’indicazione che se ne trae sull’andamento generale. «Marangoni ha sempre anticipato i trend economici, sia positivi che negativi e rappresenta un indicatore di ciò che ci aspetta – asserisce Cerutti – I camion consumano meno gomme perché girano meno o hanno meno carico e questo accade perché l’economia ha rallentato a livello generale. Che siamo in crisi è cosa nota, temiamo però che altre aziende presto si ritrovino a dover ricorrere alla cassa integrazione». Ricorso che, seppur limitato come nel caso di Marangoni, comporta sempre un peso non indifferente sulle spalle dei consumatori : «Il consumatore è quello che si ricarica maggiormente della rincorsa dei prezzi. Con un’inflazione così alta anche un giorno di cassa integrazione ripetuto per più settimane può creare problemi. La ripresa economica poi potrebbe arrivare nel secondo semestre del 2025 ma quante aziende possono resistere?», si chiede il segretario. Una considerazione poi verte sui prezzi dei beni di prima necessità: «Ci sono state mostrate le dinamiche dei prezzi relativi alle materie orime, sono calati rispetto al 2022, quindi ci si aspetterebbe anche che cali l’inflazione. Invece, così non è. Se le materie prime costano meno, perché salumi, pasta e alimentari sono ancora a livelli altissimi?»
La posizione della Società
Qualche perplessità di fronte alle problematiche di Rovereto, poteva lasciarla il fatto che lo stabilimento in Germania di Marangoni stia aumentando la propria capacità produttiva. con un investimento da 3 milioni, ma questo aspetto sembra legato alle attività svolte: «Gli investimenti in Germania erano già programmati e inoltre lì la produzione verte più sul sistema ad anello, una nuova tecnologia che permette vantaggi e ha maggiore mercato – chiarisce Vittorio marangoni, presidente della società – Neanche a Rovereto stiamo andando col freno a mano tirato, perché puntiamo a migliorare la qualità dei prodotti ma ci troviamo in un momento congiunturale difficile che colpisce in maniera indiscriminata tutta l’economia». A questa situazione, dice il presidente «si aggiungono gli aspetti legati alla sostenibilità e a politiche monetarie tutt’altro che distensive in questo momento, oltre alla difficoltà nel reperire una materia prima come la gomma ricostruita. Di fronte a ciò e con i magazzini pieni abbiamo dovuto rallentare. Le aspettative di mercato non sono particolarmente positive ma speriamo che la situazione cambi e che si possa ripartire normalmente».