La presentazione
sabato 30 Marzo, 2024
di Redazione
Una piazza Loreto piena di persone (circa 200) ha fatto da cornice all’evento organizzato da Officina Comune per “scoprire le carte” e presentare alla città una bozza di programma ed il candidato sindaco. Una forza giovane, nuova e che ha presentato il suo progetto di città, frutto di un lavoro promosso sul territorio insieme a tante persone negli ultimi sei anni. Un programma che ragiona sull’importanza della partecipazione, sulla cura, sulla lotta alle disuguaglianze e su una città più verde e viva, che promuove la pace senza compromessi.
Officina Comune: Proposte per la Città di Rovereto
Il programma di legislatura Officina Comune (OC) è ampio e articolato e viene declinato sulle lenti, principi base con i quali interpretare tutti i punti del programma: Lotta alle disuguaglianze, Interdipendenza e cura, Ecologia e Partecipazione. Il Programma è suddiviso in 4 macro-temi (Sviluppo Economico, Territorio e Ambiente, Benessere e Coesione sociale, Cultura) e in 22 temi più specifici, per oltre 200 proposte di sviluppo e miglioramento della Città di Rovereto.
Le proposte collegate con la “lente” della lotta alle disuguaglianze sono trasversali a tutti i temi. Alcuni esempi di proposte concrete: non consentire ribassi sul costo del lavoro negli appalti pubblici e, in ogni caso, stabilire che il salario orario non possa essere inferiore a € 10 all’ora; istituire un Ufficio antidiscriminazioni (donne, migranti, poveri, …); trasporto pubblico gratuito per alcune categorie (persone a basso reddito, anzianɜ, persone con disabilità, studentɜ, richiedenti protezione internazionale. …); istituire un Osservatorio permanente sulle fragilità; sviluppare servizi per le fragilità e reti sociali sul territorio; assicurare il diritto alla casa con misure specifiche; riconoscimento alla nascita dei figli delle coppie LGBTQI+; rivedere i criteri d’accesso ai servizi per l’infanzia; sussidi economici per lo sport a favore delle persone con disabilità; rendere più accessibile la produzione culturale e la fruizione degli spazi culturali.
Partendo dal presupposto che tutto è interconnesso e in relazione (le persone, i luoghi, i settori economici, le dinamiche sociali) OC intende adottare la Cura come principio ispiratore di tutte le politiche e azioni amministrative, mutuandolo dalla visione femminista della società. In campo economico, considerando le vocazioni della città, questo concetto si declina nella interconnessione tra Industria e cultura, con lo sviluppo di un sistema economico che punta all’innovazione, alla sostenibilità, e all’economia circolare, in campo urbanistico si promuove un’idea di città vivibile e vitale, accessibile e sicura, in campo sociale si ritiene necessario sviluppare reti e luoghi di socialità nei quartieri, in campo culturale c’è il bisogno di mettere in rete tutti i soggetti e le istituzioni culturali, consentendo l’accesso alla cultura anche a categorie generalmente escluse.
Al tema dell’ambiente OC dedica una specifica sezione del programma, con proposte mutuate dalla Rete climatica trentina, tra le quali: rigenerare e riusare edifici e spazi pubblici e privati per ridurre il consumo di suolo; curare e incrementare il verde pubblico; tutelare la biodiversità nel settore agricolo; ridurre gli sprechi alimentari e i rifiuti; ottimizzare la gestione delle risorse idriche; istituire “rifugi climatici” cittadini; promuovere e sostenere le Comunità energetiche; promuovere una filiera alimentare corta; sviluppare la mobilità sostenibile; informare, sensibilizzare e coinvolgere la popolazione.
La partecipazione dellɜ cittadinɜ alla vita pubblica è un principio particolarmente caro a OC. Solo l’informazione consapevole e la partecipazione di tuttɜ alle decisioni importanti per la città possono innescare processi di cambiamento reali e consentire di immaginare futuri migliori. La partecipazione è declinata in tutti gli ambiti programmatici, attraverso, ad esempio, la previsione di Tavoli di consultazione e decisionali (per l’urbanistica e la mobilità; per il sociale; per la cultura, ecc.), l’attivazione di Centri di quartiere; la ormai necessaria riforma delle circoscrizioni; la sperimentazione del bilancio partecipato; la riforma di istituti come il referendum e le consultazioni pubbliche; la revisione e promozione del Regolamento per la gestione condivisa dei Beni comuni urbani.
LE PAROLE DI MICHELE DORIGOTTI
Buongiorno a tutte e tutti, e grazie Federica. Che dire? Non è facile presentarsi alla propria città senza il rischio di risultare retorici. Quando sei nato e cresciuto in un luogo, dai per scontato che la conoscenza reciproca tra te e quel luogo sia pressoché assoluta. Credi che tutte e tutti ti conoscano e di conoscere a tua volta tutto. Quando però ti fermi un secondo a riflettere, quando cominci a guardare davvero quel luogo con gli occhi nuovi di chi vuole mettere a terra un percorso politico che lo sta entusiasmando da oltre cinque anni, ti rendi conto che le cose non stanno proprio così. Non tutte, non tutti ti conoscono; e anche le tante persone che ti conoscono forse non ti conoscono alla luce di quel percorso. Soprattutto, tu non conosci tutto, e anche le piccole cose a cui prima non davi la giusta importanza diventano improvvisamente e sorprendentemente rilevanti. Mi sono quindi appuntato un paio di cose, per provare a raccontare come e perché sono qui oggi. La prima è tanto semplice quanto importante: per me Rovereto è casa. È casa non solo per esserci nato, perché ci vivo e per la presenza della mia famiglia. È casa soprattutto per le forti reti personali che ho costruito nel corso degli anni: amicizie, compagni di squadra, colleghe e colleghi, insegnanti, chi mi vende il pane, chi mi accoglie nei bar, nelle librerie e, non da ultimo, il gruppo di Officina Comune. Ma mi rendo anche conto che il fatto di sentirmi a casa non deve essere dato per scontato. Se faccio il piccolo, grande sforzo di guardarmi attorno e pensare ad un ipotetico me diciottenne di oggi, mi chiedo: la mia prospettiva da ora a 10 anni vedrebbe Rovereto tra le opzioni di luoghi da chiamare casa? Di più, mi chiedo: quante persone che effettivamente conosco saranno ancora a Rovereto tra 10 anni? La seconda cosa riguarda la politica. Non mi considero un estraneo alla politica, anche se per me politica non ha mai significato tessere di partito o partecipazione all’interno dell’istituzione comunale. Il significato che do io a questo termine, l’ho imparato verso la fine del 2018, con la nascita di Officina Comune. Politica per me è l’intensità, la passione, il divertimento che hanno caratterizzato questi oltre cinque anni di confronto, studio e attività in città e con la città di Rovereto. Ma queste due cose non corrono parallele. Sono intrecciate in maniera indissolubile. È proprio perché considero Rovereto casa, perché ci sono così profondamente legato, che mi è venuto così facile entusiasmarmi in questo percorso e ragionare con questo gruppo attraverso una visione di insieme sulla città. Questo mi ha insegnato una cosa, che considero la premessa fondamentale della scelta di essere qui oggi: mi sono convinto che per dare un senso nuovo alla politica, la sfida non possa che partire dal locale, dal luogo che conosciamo e di cui amiamo prenderci cura. Fare politica in un comune non troppo grande, come Rovereto, permette infatti di avviare processi decisionali basati davvero su metodi partecipativi e trasparenti, imparando a riconoscere gli errori e trovando i giusti correttivi. E allora, da dove cominciare? Ci troviamo oggi alle porte di un appuntamento elettorale molto sentito e aperto a potenziali scenari ancora inesplorati. Una parte della città di Rovereto si sente un po’ persa dalla scomparsa di una forte proposta civica centrista, un’altra chiede invece a gran voce un cambio di passo rispetto agli ultimi anni di governo. Entrambe sembrano essere caratterizzate da un elemento comune: l’allontanamento dalla politica dei partiti. In questo senso, la complessità sempre maggiore delle questioni che ci troviamo a fronteggiare ogni giorno, trova davvero una risposta nel modo di fare politica di Officina Comune. Un modo che abbiamo sperimentato in questi anni con rigore, metodo e passione, fuori dalle istituzioni e in mezzo alla gente. Officina Comune è, oggi, la risposta per chi crede possibile una reale e nuova proposta progressista. La città si trova ad affrontare problemi seri e ormai cronici: penso alla viabilità, alla gestione del ciclo dei rifiuti, ai negozi che chiudono o alla ztl. Problemi che possono trovare un percorso risolutivo naturale nel modo di procedere di Officina Comune: sentire la città, i quartieri e prendere decisioni condivise. Ma non possiamo pensare che le questioni si esauriscano qui. Oggi, anche a Rovereto, è necessario dare risposte nel campo dei diritti economici, sociali, civili e culturali: il diritto a un tenore di vita adeguato, il diritto alla salute, il diritto alla casa, il diritto di sentirci al sicuro, il diritto di accesso universale all’istruzione e alla cultura di qualità. Diritti che non dovrebbero aver nulla a che fare con la sfera del privilegio. Il privilegio di essere uomo e bianco, il privilegio di avere la cittadinanza italiana, il privilegio di una casa di proprietà, il privilegio di una laurea. Giusto per ricordarne alcuni che riguardano direttamente me. È su queste tematiche che cresce la forbice delle disuguaglianze. Tematiche che sono spesso etichettate come esclusivamente nazionali, o provinciali, anche se evidentemente non lo sono. Molte azioni possono essere messe in campo anche in ambito comunale, nella sfera amministrativa, ma anche in quella delle iniziative sociali e culturali. Niente di estraneo a una città come Rovereto, con un così forte radicamento sociale progressista. Una città spesso pioniera di processi e sperimentazioni che si sono poi quasi sempre trasformate in quelle che oggi definiamo le “buone pratiche” che guidano l’amministrazione della città.
Anche per questo motivo crediamo che sia ora e tempo di rivedere le priorità strategiche della città, con un approccio culturale che da ogni atto amministrativo a ogni azione quotidiana, metta al centro 4 principi:
1) La lotta collettiva e continua alle disuguaglianze
2) Lo sviluppo di relazioni di cura tra le persone e per il territorio
3) L’attenzione alla tutela ambientale
4) La partecipazione e la formazione politica, con l’istituzione di vere occasioni di ascolto e presa di decisione condivisa.
Presentiamo quindi oggi ufficialmente il nostro programma per amministrare la città.
In questo documento abbiamo provato a concentrare gran parte di quanto fatto in questi anni da Officina Comune, pescando con grande abbondanza dal cuore e dai sogni di chi si sente parte o comunque rappresentata/o da questo percorso.
Questo scritto è il frutto di tutte le discussioni che ci hanno fatto scoprire la bellezza delle nostre diversità e complessità. Tantissimi incontri, da quelli più difficili a casa davanti ai monitor durante il covid, a quelli, bellissimi, che ci hanno permesso di incontrare altre esperienze municipaliste progressiste, anche lontane da Rovereto, ma molto affini e ispiratrici (su tutte penso al viaggio della scorsa primavera per incontrare Barcelona en Comú e l’alcaldessa Ada Colau).
Chi ha fatto un pezzo di strada insieme a noi in questi anni, di persona, o leggendoci qua e là, riconoscerà molte delle parole e dei temi che ci stanno a cuore, e che ci animano.
A chi invece ci incontra oggi per la prima volta vogliamo dire che questo programma rappresenta una tappa fondamentale nel percorso di Officina Comune. Da un lato, è il frutto di un percorso fondato non solo sull’entusiasmo e la partecipazione, ma anche sull’approfondimento e la formazione. Dall’altro, presenta una chiara dimensione programmatica e pragmatica, una chiara visione di futuro per la città.
Concludo dicendovi questo.
L’anima di Officina Comune è da sempre custodita in un concetto che è spesso percepito come retorico ma che rappresenta ancora l’essenza della politica: la partecipazione.
Ed è per questo che ciò che vi chiediamo non è solo di votarci, ma è di crederci insieme a noi. Vogliamo che i prossimi due mesi siano entusiasmanti e divertenti: per strada, nelle piazze, ai nostri incontri, in sede.
Quello che vi chiediamo è di unirvi al nostro ritmo e di portare con voi più amici, amiche, parenti e conoscenti possibile.
La nostra è una proposta di città viva, che cambia e si trasforma insieme ai desideri collettivi di chi la abita.
LE PAROLE DI TOMMASO VACCARI
Grazie Michele grazie Federica grazie a tutte le tante persone che hanno partecipato e parteciperanno a questo percorso politico collettivo.
Le notate dalle spillette che hanno sulle giacche. Ringrazio loro perché rappresentano la collettività di questo percorso come ringrazio chi oggi non può essere qui, in particolare lasciatemi fare un pensiero per chi ci ha salutato troppo presto dopo averci visto nascere, averci accompagnato in questi anni, e che purtroppo non possiamo avere qui tra noi…
In questi anni ho provato a raccontare cos’è Officina Comune a molte persone, colleghi, amici, perché è nata e perché ha deciso con grande entusiasmo di esserci a questa tornata elettorale. Le parole di Michele hanno già raccontato tanto ma voglio dire anche io qualche cosa: Officina è prima di tutto un gruppo di persone, una comunità. Un gruppo che ha deciso di condividere un percorso; un percorso politico che abbraccia la formazione, l’informazione, lo studio ma anche il dialogo, la partecipazione, la ricerca costante di trovare un modo di far capire che nella nostra vita la Politica impatta.
Questo gruppo, l’anno scorso ha deciso di essere qui oggi, in piazza, per proseguire l’impegno provando anche a fare ciò che fino ad ora non avevamo osato: rappresentare questa comunità politica nel nostro consiglio comunale.
Crediamo infatti che politica dal basso e fuori dalle istituzioni, dell’associazionismo, dell’attivismo e dei movimenti non possano stare senza una politica istituzionale, che decide di prendersi le responsabilità di provare ad amministrare.
Personalmente tengo a raccontarvi qui pubblicamente il perchè non solo di questo percorso, ma perchè io Tommaso, insieme a Michele, Irene (che parlerà tra poco), Federica e tante altre e altri, ho deciso di provare a interpretare questo percorso mettendo il mio nome, il mio impegno, il mio volto.
Il motivo è tanto semplice quanto potente.
Credo che, se i miei figli hanno frequentato il nido comunale è grazie alla politica, credo che se nei giorni di pioggia (come oggi) con loro andiamo nella nostra meravigliosa biblioteca civica è grazie alla politica, Credo che se c’è qualcuno che ha bisogno di maggiori servizi, sociali – sanitari – avviamento al lavoro ricerca casa,, è grazie alla politica.-
La politica non è qualcosa che si fa a Roma, a Bruxelles e Strasburgo, a Trento, e non ci deve interessare. Impatta sulle nostre vite, lo fa anche da Piazza Podestà, da Noriglio, Sacco, Brione. La politica impatta a vari livelli e con varie modalità.
Può impattare portando benessere e una vita migliore con relazioni di qualità o lo può fare provocando malessere, insicurezza.
Per questo impatto che può portare benessere e migliore qualità dell’aria, della vita, un futuro più sostenibile, in questi anni, come Officina ci siamo formati, abbiamo studiato, abbiamo provato a comprendere alcune tematiche che non conoscevamo. Spesso in sede ci diciamo che non siamo dei tuttologi. Abbiamo certo molte competenze, che oggi promuoviamo e valorizziamo. Ma quello che vogliamo è ribadire che la politica comincia dal piccolo e dal locale. E l’effetto che tutte e tutti noi sentiamo, è grande.
Chiudo con una frase che un pastore palestinese mi ha detto, circa dieci anni fa. Lui, in altre condizioni e con altri mezzi a disposizione un giorno, dopo una manifestazione per la pace, mi ha detto: “ Ricorda. Prendersi cura delle nostre comunità, non è solamente dare per scontati i servizi che si hanno (lui pensava ai servizi primari da poco conquistati nella sua comunità come la scuola, l’energia elettrica, l’acqua nelle case), ma tendere sempre a lottare per averne di migliori.”
LE PAROLE DI IRENE MATASSONI
Buongiorno a tutte e tutti e grazie per la vostra presenza qui oggi ma un grazie soprattutto ad Officina Comune, che è un gruppo di persone, un percorso strutturato e un insieme di proposte.
Il programma che portiamo alla nostra città si basa sulle lenti che utilizziamo per guardare ad ogni tema che affrontiamo e punta su alcuni obiettivi che ci siamo posti e continuiamo a porci ogni giorno.
Abbiamo a cuore la vitalità della città e la sua sicurezza e crediamo che sia necessario sempre più creare spazi da vivere, da riempire, anche per diminuire il rischio di disagio e isolamento e soprattutto per costruire insieme una città che cura e si prende cura.
La cura è per noi uno dei punti di riferimento principali che si declina da un lato nella lotta alle disuguaglianze in ogni sua forma e dall’altro nella valorizzazione delle diversità che chiunque di noi porta con sé. Ciò si collega al fattore della salute che non si riduce semplicisticamente ad un’assenza di malattia ma ha a che fare con il benessere fisico, psichico e sociale di ogni individuo. Cura significa anche prestare attenzione alle esigenze di ciascuno e ampliare le prospettive il più possibile per costruire spazi, proposte e attività che siano accessibili, sicuri ed accoglienti per il maggior numero di persone in città.
Siamo fermamente convinti che si debba incentivare la partecipazione dei cittadini e delle cittadine alle scelte politiche per rinforzare il concetto di città come bene comune. Tutto ciò che facciamo è politica, in un’accezione che non si limita al sistema partitico ma si apre ad un prendersi cura, appunto, della cosiddetta cosa pubblica.
E diventa un passaggio fondamentale per alimentare il senso di appartenenza, per tornare a costruire il significato di comunità e per fare in modo che ciascuno si senta protagonista e “a casa” in città.
Il nostro programma parla di mobilità e sostenibilità, nella ferma convinzione che non si possano più rimandare l’attenzione su questi temi e la presa di responsabilità nei confronti delle generazioni future. Mobilità e sostenibilità legate all’ecologia ma anche al riuso di spazi pubblici, all’ottimizzazione delle risorse ambientali, alla riduzione degli sprechi, alla gestione dei trasporti pubblici, e molto altro.
Ci piace pensare che la città sia come un grande e interessante laboratorio, in cui sperimentazione e contaminazione possano prendere vita per cercare sempre soluzioni migliori, incentivare la partecipazione, aprire al dibattito e moltiplicare i punti di vista. In questo la cultura deve svolgere un ruolo da protagonista mettendo in rete tutti i soggetti e garantendo i diritti di tutte e tutti.
Il nostro programma è il frutto di un lavoro di cinque anni sulla città, con la città e per la città. Molte delle persone in lista oggi vengono dal lungo percorso condiviso negli anni, altre si sono avvicinate in questo periodo e altre ancora potranno farlo nei prossimi giorni, anzi vi invitiamo a farlo!
Si tratta di un gruppo che in ogni caso continuerà il proprio lavoro di ascolto, partecipazione e dialogo anche dopo le elezioni, perché sono questi i valori in cui crediamo.
Ho deciso di mettere il mio nome e il mio impegno in questo progetto perché contiene idee, confronti, competenze, entusiasmo, umiltà, curiosità e umanità, ingredienti che ritengo di fondamentale importanza. Perché se ogni nostro gesto è politico dobbiamo avere cura delle nostre parole, delle nostre azioni e delle nostre idee.
Se qualcuno ha perso la fiducia nella politica, beh, posso solo dirvi che è ora di ritrovarla. Perché qui c’è aria nuova che è ora di far girare il più possibile! Diamoci lo spazio e finalmente il tempo di pensare al plurale.
La città è fatta da tutti noi, facciamola ogni giorno migliore!
L'inchiesta
di Tommaso Di Giannantonio
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