il lutto
mercoledì 28 Febbraio, 2024
di Leonardo Omezzolli
È plumbeo il cielo sopra Rovereto e fa da triste cornice all’improvvisa perdita di un uomo che ha amato la città che l’ha accolto e la sua comunità, a partire da quei giovani scolari che quotidianamente istruiva con passione cercando di far germogliare in loro il fuoco delle proprie passioni. Nella serata di lunedì, mentre giocava con alcuni amici a calcetto nella palestra Negrelli, Antonello (Antonio all’anagrafe) Furchì si è accasciato a terra. Sgomenti gli amici del calcetto del lunedì che si sono immediatamente mobilitati per correre in suo aiuto e per chiamare i soccorsi. Un arresto cardiaco che non ha lasciato scampo al professore di storia dell’arte e disegno tecnico del liceo Filzi di Rovereto. A nulla sono valsi i tentativi di rianimarlo. In breve tempo la notizia ha raggiunto la fitta rete amicale, i compagni di lavoro e i tanti che avevano avuto il piacere di fare la sua conoscenza nei più disparati ambiti. Perché Furchì, 62 anni, era un affamato uomo di vita, estremamente curioso, che sapeva farsi voler bene in poco tempo.
La sua scomparsa ha valicato i confini roveretani raggiungendo i lidi dell’Alto Garda dove aveva insegnato e dove collaborava con l’associazione il Fotogramma di Nago, data la sua profonda e intensa passione per la fotografia che nel 2023 gli era valsa il prestigioso premio fotografico promosso dal Cittam Università degli studi di Napoli Federico II «L’arte dei muretti a secco».
«Ci conosciamo da tanti anni – ricorda l’amico di calcetto Pino Romeo -. Ci trovavamo a giocare di tanto in tanto al lunedì a calcetto, in base alle disponibilità di tempo di tutti noi. Era aperto e socievole, si stava davvero bene in sua compagnia, perché sapeva intrattenere e ascoltare le persone. Infatti era molto conosciuto sul territorio. Quello che è successo durante la partita ci ha scosso molto. Tutto il gruppo è incredulo e senza parole».
Inevitabile la lunga scia del dolore che ha raggiunto la famiglia, la moglie Maria Teresa e i figli Fabio e Caterina. «È stato inaspettato, quando ci hanno chiamato ci è crollato il mondo addosso – raccontano Fabio e Caterina -. Stava bene, era in salute, lui – continuano con la voce rotta dalla commozione – era la vita. Amava la vita era una persona disponibilissima, sempre ottimista in ogni frangente e con noi ha avuto un rapporto speciale». «Mi sento – continua Fabio – come se non avessi avuto il tempo per ringraziarlo di tutto quello che ha fatto per noi». «È stato un papà meraviglioso – sottolinea Caterina -, gentile, simpatico, che non ci ha fatto mancare nulla. Era una persona curiosa e di se stesso diceva di esserlo».
«Aveva innumerevoli passioni – continuano all’unisono i figli -, dalla storia dell’Arte alla cinematografia, dal voler conoscere le storie degli altri alle passeggiate in montagna, fino al calcetto». Caterina e Fabio lo ricordano come un padre amorevole e sempre presente: «Nonostante le numerose passioni e i tanti impegni ci ha sempre accompagnato ovunque, trovava sempre il modo di essere al nostro fianco, di sostenerci e di spronarci. Faceva i salti mortali perché non voleva abbandonare nulla, piuttosto faceva le nottate sui suoi progetti o lavori. È stato un papà unico e meraviglioso, sempre in prima linea per aiutare noi e chiunque ne avesse bisogno».
Furchì era originario della Calabria, nato a Tropea, e cresciuto in un piccolo paese pedemontano, Brattirò. Quel legame con la sua terra d’origine non era mai sparito tanto che amava far conoscere la sua terra agli amici trentini. Tra questi il fotografo Luca Chistè con il quale, l’estate scorsa, aveva intrapreso un viaggio fotografico nell’entroterra calabro.
I funerali si terranno nella sua Brattirò, ma questa sera alle 18.20 nella chiesa parrocchiale di San Giorgio verrà celebrata una messa in suffragio in suo ricordo.
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