salute mentale
mercoledì 11 Ottobre, 2023
di Davide Orsato
Ottomila persone, ovvero quasi il 2% della popolazione trentina è stata presa in cura almeno una volta dai servizi psichiatrici dell’azienda sanitaria provinciale. Un dato in crescita rispetto agli ultimi due anni, cioè dopo la pandemia, ma non così lontani da quelli del 2019, quando i pazienti erano una ventina in meno. Ma quello che preoccupa maggiormente «gli addetti ai lavori» è l’aumento, sistemico a partire già dal 2018, dei pazienti giovani, ossia quelli sotto i 25 anni. Nel 2022 sono stati il 10.5% del totale degli utenti psichiatrici, nel 2021 erano il 9,4%, l’anno precedente l’8,2% nel 2109 il 7,7% e, infine, nel 2018, il 6,7% del totale. Una crescita costante e conclamata dunque. L’aumento è speculare con la crescita delle prime visite: nel 2022 sono state 3003, segnando un 5,8% rispetto al all’anno precedente. Contemporaneamente, però, le visite di controllo sono state «solo» 30.807, il venti per cento in meno rispetto alle 32.698 dell’anno precedente. Una situazione, anche questa, figlia delle difficoltà della sanità e delle code che si sono create anche per quanto riguarda la psichiatria. I dati arrivano dalla Sip, la società italiana di psichiatria. L’associazione di specialisti sottolinea anche come la provincia di Trento abbia dati superiori alla media per quanto riguarda l’incidenza di nuovi utenti trattati: 56,3 casi ogni diecimila abitanti, contro una media italiana di 49,9). Perfettamente nella media, invece, i trattamenti sanitari obbligatori: 1.1 ogni diecimila abitanti, mentre sono di più i medici e gli operatori sanitari impiegati nei centri di salute mentale: 120 ogni centomila abitanti. Infine, i suicidi: sono stati 51 quelli registrati nel corso del 2022 e, anche in questo caso, il trend è in aumento. «Un segnale preoccupante — afferma Giancarlo Giupponi, presidente Sip del Trentino Alto Adige— l’aumento risulta di lieve entità rispetto all’anno precedente, ma questo fenomeno va valutato sul lungo periodo: nei vent’anni che vanno dal 1998 al 2018 i suicidi erano calati del 20%, dal 2020 stanno aumentando».
I dati sono stati resi noti in occasione della giornata per la salute mentale (il 10 ottobre, è una data convenuta a livello mondiale). È stata un’occasione, per fare il punto sulle criticità. Una di queste riguarda la chiusura (prossima) del servizi psichiatrico di diagnosi e cura dell’ospedale di Arco. A parlarne Lorenzo Cazzolli, dell’Aris (Associazione per la Riabilitazione e Inserimento Sociale) delle Giudicarie: «Una decisione — spiega — che abbiamo subito come un colpo di mano. Non ci risulta che ci sia stata condivisione né all’interno né all’esterno dell’azienda. Gli Spdc attuali sono insufficienti per un’emergenza psichiatrica che sta diventando sempre più grave. Chiuderne uno significa creare una falla nel servizio. Ci auguriamo che ci sia un margine di ripensamento. I servizi che sono stati proposti in sostituzione (il centro h24 e i posti dedicati ai giovani adulti, sempre giornalieri, ndr) possono essere, certamente, utili. Basterebbe soltanto che non fossero sostitutivi ma aggiuntivi». Presenti all’appuntamento anche Elisabetta Angiolini, presidente dell’associazione Aris, Bianca Paris di Cittadinanza Attiva e Nuhara Vargiu, psichiatre e coordinatrice del progetto «I Fight depression», «io combatto la depressione». In rappresentanza del Comune, l’assessora Monica Baggia (il sindaco Franco Ianeselli era dal presidente Sergio Mattarella). Invitata anche l’Apss, invece senza rappresentanti (l’assessora Segnana era impegnata a incontrare le parti sindacali per il Cup). Tra gli interventi anche quello di Jasmin Rizzi, referente dell’Aifa, l’associazione italiana familiari Adhd, che ha sottolineato le difficoltà per quanto riguarda la presa in carico di bambini e adolescenti con questa condizione: «In Trentino è presente un solo centro di secondo livello».