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mercoledì 24 Luglio, 2024

Salvatore Trainotti: «All’Italbasket manca un top player. Pozzecco ha svolto un lavoro notevole»

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Il general manager ha lasciato la nazionale: mi mancava la quotidianità. Verona piazza di grande tradizione

Dallo scorso 5 giugno ricopre il ruolo di general manager della Tezenis Scaligera Basket e sino al primo luglio 2025 sarà ancora direttore generale di tutte le nazionali italiane. Insomma a Salvatore Trainotti, artefice principale del pazzesco exploit dell’Aquila Basket, gli impegni di certo non mancano. Il dirigente trentino doc è da poco tornato dal Torneo Preolimpico andato in scena a Porto Rico e ora sta convogliando tutte le sue energie verso la nuova avventura veronese.
Trainotti, almeno per un altro anno porterà avanti il doppio ruolo. Le modalità però dovrebbero essere diverse rispetto al recente passato. Ce lo conferma?
«Sì, pian piano la mia posizione diventerà più di coordinamento e quindi la presenza fisica continua non sarà più necessaria. Mi spiego meglio. Proseguirò con l’occuparmi da molto vicino delle selezioni giovanili maschili e dell’Accademy mentre, per quanto concerne la nazionale maggiore, ci sarà il passaggio di consegne con Gigi Datome. Abbiamo un ottimo rapporto e da molto tempo ci stiamo relazionando in maniera continua, sarà sicuramente un valore aggiunto per tutti. Stiamo parlando di una persona molto intelligente che ama e conosce il basket come pochi altri».
Quindi per tracciare un bilancio definitivo è presto, però ci può dire cosa le ha portato in dote quest’esperienza sino ad ora?
«In cinque anni credo di essermi evoluto a 360 gradi, ho una visione d’insieme sicuramente più completa e aver lavorato al fianco di un grande dirigente come Gianni Petrucci è stato un motivo di crescita costante. Qualche novità e miglioria l’abbiamo apportata, certo si poteva fare meglio nessuno di noi è perfetto, né ha la bacchetta magica».
La delusione della mancata qualificazione alle Olimpiadi di Parigi è ancora fresca. Che spiegazioni si è dato?
«Per rispondere a questa domanda è necessario distinguere due livelli. Partiamo dal torneo di Porto Rico: la squadra ha dato tutto quello che aveva considerando le condizioni psico fisiche generali. In tal senso ha svolto un lavoro davvero notevole il nostro commissario tecnico Gianmarco Pozzecco. Se invece vogliamo affrontare il tema inerente lo stato di salute del basket italiano vi dico che non è così drammatico: abbiamo diversi giocatori di livello ma ci mancano i top. E in certi palcoscenici sono quest’ultimi a fare la differenza».
Eppure proprio nei giorni della sfortunata trasferta di Porto Rico l’Under 17 ha raggiunto la finale dei mondiali. La stessa Under 20 guidata in panchina da Paolo Galbiati ha chiuso con un onorevole nono posto – frutto di 5 vittorie e 2 sconfitte – gli Europei in Polonia.
«Appunto. Questa è la dimostrazione concreta di quanto ho affermato precedentemente. Abbiamo diversi elementi di livello medio – buono mentre siamo in difficoltà sul fronte di quelli capaci realmente di spostare gli equilibri. Questa è la realtà, poi se si vuole a tutti i costi trovare colpevoli o capri espiatori mi tiro indietro. È un gioco al massacro che non mi piace e soprattutto non serve a nulla».
Ci dica allora, come si potrebbe ovviare a questa mancanza?
«Ogni singola componente del sistema dovrebbe dare il proprio contributo. È necessario migliorare e aumentare il reclutamento base, essere più capaci e rapidi nell’individuare chi ha quel qualcosa in più per poi convogliarlo all’interno di un percorso su misura».
Lasciamo le problematiche inerenti la nazionale. Cosa l’ha spinta a tornare a ricoprire il ruolo di general manager di un club?
«Mi mancava il poter lavorare giorno dopo giorno, la quotidianità e la progettualità che ovviamente nell’ambito della Federazione non può esserci trattandosi di una dimensione molto più grande e complessa».
Ha scelto di legarsi a Verona per tre anni nonostante non siano certo mancate le proposte di società di A1. Perché ha preso questa decisione?
«È molto semplice: alla Tezenis credo potrò esprimere al meglio quelle che sono le mie qualità e caratteristiche professionali. Stiamo parlando di una piazza che ha grande tradizione di pallacanestro, con una proprietà appassionata e solida in un tessuto economico e sociale con potenzialità notevolissime».
Quali sono i primi obiettivi che cercherà di raggiungere?
«Dovremo strutturarci come azienda aumentando la professionalità in tutti i settori del club. Se riusciremo a farlo i risultati sportivi verranno di conseguenza, è chiaro che vogliamo tornare nella massima serie ed essere competitivi ma senza bruciare le tappe».
Anche perché la prossima A2 a girone unico sarà davvero di altissimo livello…
«Venti squadre, 38 partite più eventuali playoff. Avversari del livello di Cantù, Pesaro, Fortitudo Bologna, Udine, Brindisi e sicuramente me ne starò dimenticando qualcuna. Noi puntiamo ad essere all’altezza di tutte le contendenti poi a fare la differenza saranno i dettagli».
Chiudiamo con una domanda d’obbligo. Come sono attualmente i rapporti con l’Aquila Basket?
«Con la società sicuramente buoni, così come sono buoni con tutti i club con cui mi trovo ad interfacciarmi. Poi ovviamente ci sono le persone e a diverse di loro mi lega un profondo rapporto di amicizia e stima».