Salute
sabato 11 Novembre, 2023
di Davide Orsato
Il tasto dolente è rappresentato da quel dato sulle Tac, fondamentale esame radiologico la cui tempestività può fare la differenza per i pazienti più gravi: solo in quattro casi su dieci la sanità trentina è stata in grado di assicurare le tempistiche del codice di urgenza «B», quello che esigerebbe la prestazione entro dieci giorni dalla prescrizione medica. Non solo, la mediana dei giorni d’attesa è di 41 giorni. È quanto emerge dall’indagine effettuata da Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali che, assieme alla Fondazione The Bridge, per la prima volta ha provato a mettere a confronto i dati della regioni (e province autonome) italiane in una settimana campione, scelta quella tra il 22 e il 26 maggio. Lo scopo era quello di avere una fotografia «neutra» delle liste d’attesa, al netto degli «aggiustamenti» che le aziende sanitarie possono fare presentando i dati annuali. Ne è venuto fuori un disastro, non tanto per le tempistiche in sé, ma perché solo cinque regioni, oltre al Trentino, sono state in grado di fornire tutti i dati richiesti. L’Apss, insomma, ha dimostrato trasparenza, a costo di far emergere qualche criticità. Accanto ai tempi per la Tac (per la quale non c’è nessun problema nella categoria «D», entro i 60 giorni, che raggiunge il 90% di rispetto della prescrizione), c’è da aspettare anche per una visita cardiologica: quelle urgenti avvengono in tempo nel 56,6% dei casi, mentre quelle in codice D (entro 30 giorni, quando si tratta di vedere un medico e non di fare un esame) rispettano i tempi solo nel 33,8% dei casi. Anche le visite ortopediche faticano: 58,6% la percentuale di rispetto dei tempi entro i 10 giorni, e 56,1% entro i 30. Va meglio con l’ecografia dell’addome. In quella settimana di maggio, l’86,6% delle visite con maggiore priorità svolte (172) è avvenuto nei tempi, così come l’86,2% delle 159 visite da fare entro i 30 giorni. Nello stesso report, l’Agenas fa anche il punto sul recupero dell’erogazione delle prestazioni confrontando i primi sei mesi del 2022 con quelli del 2023. Il Trentino vira in territorio positivo sia per le prime visite (+7,5%) sia per gli esami (+4,9%), anche se resta negativo con il confronto pre Covid dello stesso periodo del 2019. Fanalino di coda, la provincia di Bolzano. «Va sottolineato — è il commento del direttore sanitario dell’Apss, Giuliano Mariotti — che si tratta di un controllo sperimentale. Sappiamo che c’è da lavorare su questo fronte e che alcune specialità, come radiologia, sono in particolare difficoltà a causa anche dei recenti pensionamenti. In ogni caso, però, c’è sempre una valutazione da parte del medico e, anche se non si rispettano i dieci giorni, si cerca di anticipare il più possibile i casi più urgenti. Va tenuto conto che, nei dieci giorni sono contati anche il sabato e la domenica, in cui l’attività diagnostica è ridotta al minimo».