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mercoledì 26 Marzo, 2025

Sanità, sempre meno infermieri in Trentino: sono solo 6 ogni 100 abitanti. Pesano gli stipendi bassi e i carichi sempre più elevati

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La crisi è anche aggravata dal fatto, avverte Gimbe, che ci sono troppi pochi laureati per compensare l'emorragia: nel 2022 in Italia si sono laureati solo 16,4 infermieri ogni 100.000 abitanti, a fronte di una media Ocse di 44,9

Gli stipendi degli infermieri italiani sono tra i più bassi in Europa e sono sempre meno gli operatori attivi sul territorio. La media italiana, infatti è di 5,13 infermieri ogni 1000 abitanti, anch’essa tra le più basse dell’Unione. Il Trentino fa leggermente meglio rispetto alla media, ma è preceduto da altri 6 territori: Umbria, Toscana, Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Liguria. E si resta, in ogni caso, ben lontani dalla media europea di 9 infermieri ogni mille abitanti. Sono questi i dati forniti dalla Fondazione Gimbe, secondo i quali nel 2022 la retribuzione annua lorda di un infermiere italiano era di 48.931 dollari a parità di potere di acquisto, ben 9.463 dollari in meno rispetto alla media Ocse (58.394). In Europa, stipendi più bassi si registrano solo nei paesi dell’Europa dell’Est come Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, oltre a Grecia e Portogallo.

La crisi è anche aggravata dal fatto, avverte Gimbe, che ci sono troppi pochi laureati per compensare l’emorragia: nel 2022 in Italia si sono laureati solo 16,4 infermieri ogni 100.000 abitanti, a fronte di una media Ocse di 44,9. «Un divario drammatico – afferma il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta – che conferma l’assenza di un serbatoio professionale». Di contro, il progressivo invecchiamento della popolazione italiana rappresenta una sfida assistenziale per il sistema sanitario nazionale-
Nel 2024, gli over 65 rappresentavano il 24,3% della popolazione (14,4 milioni) e gli over 80 il 7,7% (4,5 milioni). Secondo le previsioni Istat, entro il 2050 gli over 65 saliranno al 34,5% (18,9 milioni) e gli over 80 al 13,6% (7,5 milioni). Il rischio concreto, sottolinea Cartabellotta, è che, «in assenza di una dotazione adeguata di personale, il crescente squilibrio tra bisogni e offerta finisca per vanificare gli investimenti del Pnrr, che punta proprio sugli infermieri per la riorganizzazione dell’assistenza territoriale». Infatti, secondo Agenas, per garantire il pieno funzionamento di Case di Comunità e Ospedali di Comunità e per dare concreta attuazione all’assistenza domiciliare, serviranno un numero di infermieri di famiglia o di comunità compreso tra 20 e 27 mila.

«La profonda crisi che investe il personale infermieristico – osserva Cartabellotta – impone un piano straordinario per la professione. Accanto ad un aumento salariale, è fondamentale intervenire a livello regionale e locale con misure di welfare mirate: alloggi a costi calmierati, agevolazioni per trasporti pubblici e parcheggi. Sul versante organizzativo, occorre garantire sicurezza sul lavoro e rivedere profondamente l’impianto operativo».
Nel frattempo, l’Italia perde 10 mila professionisti infermieri l’anno e precipita nelle classifiche europee su numero di laureati e retribuzioni. Un infermiere su 4 è vicino alla pensione e uno su 6 lavora fuori dalla sanità pubblica, mentre la professione è sempre meno attrattiva: in 5 anni il rapporto tra posti e candidati è crollato da 1,6 a 1,04.
Nel 2022, secondo i dati del Ministero della Salute, il personale infermieristico contava 302.841 unità, di cui 268.013 dipendenti pubblici e 34.828 impiegati presso strutture equiparate. In Italia ci sono 5,13 infermieri ogni 1.000 abitanti, con forti disomogeneità territoriali: dai 3,83 della Campania ai 7,01 della Liguria e, appunto i 6,11 del Trentino. Poco lontano l’Alto Adige con 6,35.

Il confronto con l’estero, però è impietoso: in Europa peggio di noi solo Spagna Polonia (5,7), Ungheria (5,5), Lettonia (4,2) e Grecia (3,9). La Media europea è di 9 e quella Ocse di 9,8. Anche il rapporto tra infermieri e medici fotografa un sistema sbilanciato: in Italia è fermo a 1,5, rispetto alla media Ocse di 2,7. Grave anche il fenomeno degli abbandoni: nel triennio 2020-2022 hanno abbandonato il servizio sanitario 16.192 infermieri (6.651 nel solo 2022). «Questo trend in continua ascesa – conclude Cartabellotta – non viene compensato dall’ingresso di nuove leve, aggravando la carenza di personale».