sanremo
venerdì 10 Febbraio, 2023
di Redazione
Nella terza serata del Festival di Sanremo, per la prima volta cantano tutti e 28 gli artisti in gara. Il Festival scorre liscio, senza intoppi, intervallato da qualche duetto, come quello tra Gianni Morandi e Sangiovanni e dalle incursioni della terza co-conduttrice, Paola Egonu. Del resto non c’è Fedez e neanche Blanco. A infiammare il pubblico dell’Ariston ci pensano i Maneskin con quattro brani del loro repertorio mondiale. Entrano dalla platea e accendono la voglia di scatenarsi sugli spalti. Tornati sul palco dell’Ariston, da dove è partito il loro successo mondiale dopo la vittoria nel 2021, presentati da Amadeus, portano un medley di alcuni loro successi, a cominciare da I wanna be your slave, poi Zitti e buoni (brano vincitore del Festival e poi anche dell’Eurovision), The loneliest e Gossip, accompagnati anche dal leggendario chitarrista Tom Morello. Al termine dell’esibizione Amadeus ha consegnato alla band il Premio Città di Sanremo.
Per quanto riguarda i cantanti il più applaudito è Marco Mengoni, addirittura c’è la standing ovation per lui. Ultimo recupera il pianoforte. Elodie e Madame strappano applausi, ma per Giorgia è un tripudio. Alla fine della serata la classifica esprime questa cinquina: primo Marco Mengoni, seguito da Ultimo (risalito dalla decima posizione alla seconda), terzo Mr Rain (anche lui risalito dalla 17esima alla terza), quarto Lazza e quinto Tananai. Cinque uomini occupano i primi cinque posti.
Tanti applausi alla Vita Spericolata di Paola Egonu che in un monologo di 8 minuti ricorda la sua infanzia, le sue origini e la sua forza d’animo: «io sono io». L’incipit è un segno di umiltà e recita «Non sono qui a dare lezioni di vita, perché alla mia età sono più le cose che posso imparare di quelle che posso insegnare. Ho imparato che ogni pensiero, una volta che si trasforma in parola e viene condivisa con qualcuno, non è più sotto il pieno controllo di chi l’ha pronunciata. Questo mi ha ricordato che dovremmo sempre cercare di risalire all’origine». E poi sottolinea che «sono quella che come tutti ha dovuto affrontare dei momenti brutti ma che non ha smesso per questo di godersi quelli belli. Sono stata accusata di vittimismo, di drammatizzare e di non avere rispetto per il mio Paese. E questo per aver raccontato esperienze brutte che ho vissuto, per aver mostrato le mie debolezze e le mie paure in vista del futuro. Amo l’Italia, vesto con orgoglio quella maglia azzurra che per me è la più bella del mondo e ho un profondo senso di responsabilità nei confronti di questo Paese in cui ripongo tutte le mie speranze di domani. Sono quella che spesso ha sbagliato gli appuntamenti importanti. Nella mia storia di giocatrice sono infatti più le finali che ho perso di quelle che ho vinto. Eppure questo non fa di me una perdente. Cosi come non è perdente chi a scuola prende il voto più basso e non è perdente chi non riesce a realizzare il proprio sogno al primo colpo». E chiude con un riferimento sanremese: «Ve lo ricordate? Era il 1983 quando Vasco Rossi arrivò penultimo proprio su questo palco. Un altro Non-Perdente che ci ha insegnato che dalle sconfitte più dure possono nascere i successi più grandi».
Merita una citazione a parte il siparietto che vede protagonista Gianluca Grignani, che per un problema tecnico interrompe l’esibizione: «Ho chiesto di abbassare la mia voce al bravissimo fonico di studio e non mi sentivo più, scusate. A 50 anni impari a fare queste cose, a 20 non avrei fatto così». Ogni riferimento a Blanco non è puramente casuale. E poi sfoggia la scritta dietro la camicia: No War.