L'intervista
mercoledì 20 Novembre, 2024
di Lorenzo Perin
«L’ho fatto perché credo fermamente nella forza della politica fra i giovani, per promuovere una partecipazione attiva e costruttiva al nostro stesso futuro». Matteo Santini è uno studente delle scuole superiori, di 17 anni, al quinto anno del liceo scientifico da Vinci di Trento. Da lunedì è anche il nuovo presidente della Consulta provinciale degli studenti, l’organo di rappresentanza degli studenti delle scuole superiori trentine.
Cosa l’ha spinta a candidarsi alla presidenza della Consulta?
«Già l’anno scorso ho avuto modo di collaborare a stretto contatto con la giunta guidata da Matteo (l’ex presidente Matteo Bonetti Pancher, ndr), a stretto contatto con la presidenza, all’interno della Commissione cittadinanza europea. In questa commissione ci siamo impegnati a cercare di creare un senso di partecipazione civica all’Europa fra i giovani, anche in vista delle elezioni europee che ci sono state l’anno scorso, ed eravamo riusciti a coinvolgere anche due eurodeputati. Quest’anno vorremmo ospitare a Trento una conferenza internazionale delle consulte, non solo italiane, ma anche europee. Il fatto di voler portare avanti progetti come questo, e allo stesso tempo impegnarmi su più fronti per la scuola trentina, mi ha portato a candidarmi per la presidenza. Il mio orizzonte è sempre quello di dare voce a noi studenti nella costruzione del nostro futuro, allo stesso tempo ascoltando i problemi del presente e lavorando per risolverli».
A proposito di problemi, quali sono le sfide che sentite più immediate?
«In questo momento c’è sicuramente l’edilizia scolastica. In questo periodo dell’anno tutti noi riaccendiamo la caldaie, e le criticità di alcune strutture si mostrano in modo palese. Tanti studenti trentini, in questi mesi, si sono mobilitati in protesta perché “fa freddo”. Sono necessari interventi edilizi per migliorare la situazione, sia che si tratti di caldaie malfunzionanti sia che si tratta di aule con un inefficace isolamento termico. Un’altra priorità è quella dell’educazione civica, sentimentale e alla cittadinanza: come dice la vicepresidente Gerosa, l’educazione al rispetto è fondamentale, e nelle nostre scuole non è inserita “programmaticamente”: viene strutturata molto sulle sensibilità del consiglio di classe, spesso non viene diversificata nel corso degli anni e così si perdono per strada temi fondamentali, che sarebbe bene affrontare»
Qual è un punto di forza, invece, dell’istruzione trentina?
«Sicuramente la nostra autonomia ci permette di spaziare molto sia nei metodi che nei contenuti nella didattica, sperimentando e trovando vie inedite per innovare. Essere meno rigidi, meno vincolati a programmi nazionali standardizzati ci dà un più ampio margine di manovra nell’affrontare sfide e problemi dell’istruzione. Tuttavia, ci confrontiamo ancora poco con altre realtà, sia nazionali ma – anche e soprattutto – internazionali: dovremmo vedere e prendere spunto anche ‘da fuori’»
Tema molto caldo degli ultimi anni è stato quello del potenziamento del sostegno psicologico. Come si posiziona la Consulta su questo tema?
«Come Commissione cittadinanza europea, l’anno scorso abbiamo avviato il “Progetto benessere”. Sulla base di questo creeremo un documento da presentare alle istituzioni, in cui fra i temi principali ci saranno lo sport ma anche il diritto alla disconnessione, che riguarda sempre di più la scuola, oltre che il lavoro. Lavoriamo anche per l’istituzione di uno psicologo scolastico “fisso”, che lavori all’interno della scuola: serve un punto di riferimento stabile all’interno dell’edificio, che gli studenti percepiscano “a portata di mano”, quando sentono il bisogno di un supporto specialistico».
Qual è invece la vostra proposta sulle carenze formative?
«La nostra proposta prevede essenzialmente di garantire il recupero a settembre delle carenze formative degli studenti. Ad oggi, durante l’estate, è garantita solo una settimana di corsi prima dell’esame di recupero del debito e non tutti si possono permettere lezioni private per integrarli. Noi puntiamo a creare un percorso di studio spalmato su tutto il periodo estivo».
L’alternanza scuola-lavoro infine.
«La proposta di riduzione delle ore si è concretizzata l’anno scorso, portando a una riduzione da 400 a 200 ore per gli istituti tecnici e professionali, e da 200 a 150 ore per i licei. È più importante investire sulla qualità delle ore di studio, piuttosto che sulla quantità. Ore e ore di sfruttamento o mansioni inutili a prepararti effettivamente a un lavoro non servono. Ottimizzare questo periodo e arricchirlo con esperienze formative (ad esempio la simulazione di un colloquio di lavoro) rappresenterebbe invece un plus per un percorso di studi».
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